Terremoto L'Aquila: concorso di colpa delle vittime?

12/10/2022

Occorrerà leggerle tutte le pagine di una sentenza choc che farà certamente discutere per settimane. Stiamo parlando della pronuncia del Tribunale dell'Aquila sul crollo di uno stabile al centro del capoluogo abruzzese in occasione del sisma del 6 aprile 2009 in cui morirono 24 persone sulle 309 complessive.

Una sentenza rimbalzata tramite i quotidiani “Il Centro” e l'edizione abruzzese de “Il Messaggero”, ripresa dall’ANSA, in cui “sembrerebbe” che i giudici abbiano addossato il “30% della colpa” (ovvero la percentuale di cui sarà ridotta la richiesta di risarcimento) alla “condotta incauta” delle vittime che si sarebbero trattenute a dormire nonostante il verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile.

Il commento di ISI

Pronta la risposta dell’Associazione Ingegneria Sismica Italiana ISI che ha definito la sentenza sconcertante soprattutto per quel che riguarda la quantificazione economica.

La sentenza - rileva ISI - rappresenta un precedente sconcertante; a maggior ragione perché viene associato a una quantificazione economica. Dopo quanti scosse è lecito che un cittadino abbandoni la propria abitazione? E quale intensità devono avere le scosse? Qual è il tempo minimo prima di poter rientrare? Ma soprattutto, il cittadino è in grado di valutare questi aspetti? Il Giudice nella sentenza ha assunto che la società abbia cultura e informazioni sufficienti per valutare essa stessa il rischio; questa visione è tanto errata concettualmente quanto miope”.

Domande a cui difficilmente un tribunale riuscirà a rispondere nel modo corretto e opportuno.

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