Superbonus 110%: il comparto dell’edilizia chiede certezze

05/11/2022

Terminato il Consiglio dei Ministri n. 3 dell’era Meloni la domanda che tutto il comparto delle costruzioni si pone è: che fine hanno fatto le misure a sostegno delle imprese rimaste impelagate nella melma dei bonus edilizi?

Bonus fiscali e cessione del credito: il dramma delle imprese

Tra cassetti fiscali pieni di detrazioni indirette maturate a seguito di sconto in fattura, zero possibilità serie di cedere i crediti e cantieri ancora in alto mare, tutti si sarebbero aspettati una maggiore attenzione all’interno del primo provvedimento utile. Così non è stato, come confermato in conferenza stampa post Consiglio dei Ministri dal Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, commentando la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) che rivede e integra quella deliberata lo scorso 28 settembre, aggiornando le previsioni macroeconomiche e tendenziali di finanza pubblica ed elaborando anche lo scenario programmatico per il triennio 2023-2025.

L’attenzione del Governo si è, invece, concentrata sull’esigenza di rispondere all’impennata dell’inflazione e all’impatto del caro energia sui bilanci delle famiglie, specialmente quelle più fragili, e di garantire la sopravvivenza e la competitività delle imprese italiane nel contesto europeo e a livello globale, anche in considerazione dei corposi interventi recentemente annunciati da altri Paesi membri dell’Unione europea e extra europei.

Non lasciano ben sperare le parole del Presidente del Consiglio Meloni che rispondendo ad una domanda sulla stime delle risorse a disposizione ha affermato che saranno tolte da misure che non hanno funzionato per destinarle ad altre.

Le stime e gli stanziamenti

Come specificato nella NADEF, l’entità della manovra netta 2023 viene stimata pari a circa 21 miliardi e sarà destinata interamente al contrasto al caro energia.

La previsione di crescita del PIL nello scenario tendenziale a legislazione vigente è stata rivista al rialzo per il 2022, da 3,3 per cento a 3,7 per cento, mentre quella per il 2023 è stata ridotta dallo 0,6 per cento allo 0,3 per cento. Le previsioni per i due anni successivi sono invece rimaste invariate, all’1,8 per cento e all’1,5 per cento.

Le nuove stime del deficit tendenziale confermano quelle della NADEF di settembre relativamente al 2022 e al 2023, in cui l’indebitamento netto è previsto pari, rispettivamente, al 5,1 per cento del PIL e al 3,4 per cento del PIL. Vengono invece riviste lievemente al rialzo le previsioni di deficit per il 2024, dal 3,5 al 3,6 per cento del PIL, e per il 2025, dal 3,2 al 3,3 per cento.

Il lavoro di predisposizione della legge di bilancio procederà a ritmi sostenuti nei prossimi giorni, con l’obiettivo di consegnare al più presto al Parlamento il disegno di legge di bilancio per il 2023.

Con ambizione e pragmatismo per superare le complicate difficoltà di questi anni e rispondere alle migliori speranze dei cittadini, senza tuttavia perdere di vista la sostenibilità della finanza pubblica, come conferma la discesa del rapporto debito Pil da circa 150 per cento del 2021 a poco più del 140 del 2025.

Contestualmente, il Consiglio dei Ministri ha approvato, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, la Relazione al Parlamento, ai sensi dell’articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243, da presentare alle Camere, ai fini dell’autorizzazione allo scostamento di bilancio. Con la relazione gli obiettivi programmatici sono fissati a 4,5 nel 2023, 3,7 nel 2013 e 3 nel 2025. Rispetto alla previsione tendenziale questo comporta un margine di risorse da utilizzare di 21 miliardi per il 2023 e di 2,4 miliardi per il 2024. La relazione dà conto dell’extra gettito di 9,1 miliardi per il 2022.

Attraverso le risorse aggiuntive che saranno rese disponibili con lo scostamento, il Governo intende adottare misure che consentiranno di assicurare gli urgenti e necessari interventi per contrastare gli aumenti energetici.

Invertire la rotta sul Superbonus 110%

Sui bonus edili il Centrodestra deve invertire la rotta rispetto alle scelte sbagliate del passato governo, con interventi limitati e tutti a vantaggio delle imprese, dei professionisti, dei cittadini. Sono bastate solo alcune voci di riforma dei bonus edili, però, per gettare subito e nuovamente, dopo mesi di tribolazione, nello sconforto gli operatori della filiera edile. Il Centrodestra aveva preso posizioni precise in sede di discussione della scorsa legge di bilancio e aveva espresso posizioni e proposte chiare in merito durante la campagna elettorale”. Queste le parole di Erica Mazzetti, Deputata di Forza Italia.

Se è condivisibile l’idea di limitare il beneficio alla prima casa, lo è meno quello di legarlo al quoziente familiare - spiega Mazzetti commentando le ipotesi - Rammentiamo, infatti, il plauso unanime del Centrodestra quando, nella scorsa manovra, furono soppressi i limiti di reddito per usufruire del bonus per le abitazioni unifamiliari”.

Proprio non comprendiamo, inoltre, che beneficio apporti ai cittadini sostituire l’ISEE col quoziente familiare, in un Paese con 1,2 figli per coppia fertile - continua la deputata di Forza Italia - Ancora più perniciosa l’idea che sta circolando di sopprimere la cessione del credito per i bonus edilizi minori: significa che le famiglie più povere e gli imprenditori in regime forfettario non possono fare la ristrutturazione edilizia al 50%”.

Quanto alla riduzione delle percentuali del bonus, evidentemente questa è condivisibile, ma la strada maestra consiste nel collegare la misura con la qualità energetica (o sismica) dei lavori. Più è alto il salto di classe, maggiore è il beneficio. Quindi vada il 50% per la ristrutturazione semplice, ma poi il 75% per il salto di una classe e il 90% per il salto di almeno due classi. O qualcosa di simile. In questo modo si esalta la natura originaria dei bonus edilizi, legata all’efficientamento energetico e sismico”.

Nei giorni scorsi – ricorda Mazzetti – ho inviato al Presidente del Consiglio e ai Ministri coinvolti nella riforma dei bonus edilizi, oltre che ai Capigruppo della Maggioranza, una lettera ricca di dati e spunti, incentrata sulla necessità di dare certezze agli operatori del settore sui crediti bloccati nei cassetti fiscali delle imprese. Rammentato che all’edilizia dobbiamo almeno 1/3 della crescita del PIL del 2022, nella lettera si chiede maggiore apertura nel mercato delle cessioni, la proroga dei lavori che non si è riusciti a completare e la riportabilità al 2023 dei crediti che non si sono potuti utilizzare nel 2022. Tutte misure di buon senso”.

Si tratta di dare seguito alle promesse fatte in campagna elettorale - conclude Mazzetti - Si tratta di evitare che questo Governo, come ha tentato di fare il precedente, realizzi un risparmio pubblico a danno di cittadini e imprese. Attendiamo risposte”.

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