Superbonus e cessione del credito: 50 mila imprese in difficoltà. Da Forza Italia nuova mozione al Governo

08/03/2023

"Il sistema di incentivi per l'efficienza energetica, sisma bonus e fotovoltaico di cui agli articoli 119 e successivi del decreto-legge n. 34 del 2020, (cosiddetto «Superbonus 110%» entrato in vigore il 19 maggio 2020) è stato modificato 19 volte nel corso degli ultimi due anni (noi abbiamo contato 24 correttivi, n.d.r.). In particolare, per l'articolo 121, quello relativo all'opzione per la cessione del credito o per lo sconto in fattura in luogo delle detrazioni fiscali, estesa peraltro a tutte le tipologie di bonus edilizi, si contano 14 modifiche rispetto al testo originario. La quasi totalità dei cantieri ha visto modificarsi la normativa di riferimento almeno due volte, dall'inizio alla conclusione dei lavori".

Superbonus e cessione del credito: la mozione alla Camera

Comincia così la mozione a primo firmatario Erica Mazzetti che sarà esaminata stamattina alla Camera dei Deputati. Una mozione "strana" perché presentata da Forza Italia, ovvero una delle forze politiche che fa parte della maggioranza che sembrerebbe non abbia condiviso le ultime scelte operate dal Governo con il Decreto Legge n. 11/2023 (Decreto Cessioni).

La mozione rileva che fino all'intervento del Decreto Legge n. 157/2021 (Decreto Antifrodi), i meccanismi dello sconto in fattura e della cessione dei crediti a favore del sistema bancario, assicuravano tempi certi di realizzo, che garantivano alle imprese esecutrici una congrua programmazione degli interventi e il rispetto delle tempistiche previste.

Il divieto di cessioni a catena

Viene rilevato che in forza dell'articolo 28 del Decreto-Legge n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter), per i bonus legati a interventi edilizi sono state vietate le cessioni «a catena», ritenendosi legittimo, oltre allo sconto in fattura sul corrispettivo, un solo trasferimento.

Da qui in poi una pubblicazione continua di decreti d'urgenza, leggi di conversione ed altri provvedimenti che hanno contribuito al progressivo blocco del mercato delle cessioni dei crediti fiscali detenuti nei cassetti delle imprese operanti nel settore delle ristrutturazioni edilizie.

In particolare, la mozione segnala:

  • la circolare 23/E dell'Agenzia delle entrate (Ade) del 23 giugno 2022, sulla responsabilità solidale, che ha determinato un immediato irrigidimento del sistema bancario in merito alle procedure di acquisizione di detti crediti;
  • una serie di sentenze della Corte di cassazione (da ultimo 30 dicembre 2022, n. 49687) che, in mancanza di una espressa esclusione di legge, confermano l'applicabilità del sequestro preventivo dei crediti anche presso il terzo in buona fede, in presenza di procedimenti relativi all'illegittima creazione di crediti fiscali inesistenti, con la motivazione che il sequestro collegato alla cosa e non alla persona.

La capienza del Sistema Bancario

Nella mozione viene rilevato il lavoro della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario che nella sua relazione finale, comunicata alla Presidenza della Camera il 6 ottobre 2022, ha registrato che la capienza fiscale dei 12 principali istituti di credito è di 16,2 miliardi di euro l'anno, pari a 81,1 miliardi nel quinquennio. Poiché tali banche hanno accettato crediti fiscali derivanti da cessioni dei bonus edilizi per 30 miliardi di euro e altri 47 miliardi sono in valutazione (complessivamente il 78% del mercato delle cessioni), la loro capienza fiscale sarebbe al limite. Peraltro negli ultimi anni sono state adottate diverse misure di sostegno sotto forma di credito d'imposta cedibile alla banca: i bonus energia per le imprese del solo 2022 ammontano a 13 miliardi, da utilizzare entro il giugno 2023. Questa massa cedibile amplifica i rischi relativi ai limiti di capienza fiscale delle banche.

50 mila imprese in difficoltà

Dopo aver ricordato i più recenti correttivi, la mozione rileva che al momento sarebbero 50 mila le piccole e medie imprese in difficoltà a causa del blocco degli acquisti dei crediti.

Il centro studi di Cna ha ripetuto recentemente l'indagine, già effettuata a giugno 2022, sulle cessioni dei crediti, rilevando un aggravamento della situazione. Nel campione di imprese intervistato è esplosa la percentuale di imprese che, da almeno cinque mesi, si trovano ad avere un cassetto fiscale pieno: attualmente, sfiora il 75% mentre nella precedente rilevazione era a quota 35%.

Aumenta al 54% del totale il numero di imprese che detengono crediti per valori superiori a 100 mila euro. Oltre metà delle imprese intervistate dichiara di essere in ritardo con il pagamento dei fornitori, il 40% dichiara di far fatica a pagare tasse e imposte, mentre il 60% sta valutando la sospensione dei cantieri in corso.

Dall'analisi dei fatturati e della consistenza media dei crediti emerge che il blocco colpisce di più le imprese minori. L'importo totale dei crediti relativi ai bonus edilizi, incluso il superbonus, ceduti e non ancora accettati dai cessionari dopo 30 giorni, ammontava a più di 5 miliardi di euro (5.175,7 milioni) secondo i dati forniti dall'Ade il 19 maggio 2022. Un dato che potrebbe essere sottostimato ove si consideri che la Cna (giugno 2022) ha valutato che i crediti bloccati sono circa il 15% del totale. Ulteriori dati sulla situazione dei crediti in corso di cessione possono desumersi dalla citata relazione della Commissione inchiesta banche (pagina 83 e successive).

Lettera Abi-Ance

Viene rilevata la lettera sottoscritta da Abi e Ance il 10 novembre 2022 per richiamare l'attenzione sulla gravità della situazione nella quale si trovano migliaia di cittadini e imprese che hanno fatto affidamento sulle norme di utilizzo dei bonus edilizi, chiedendo una misura tempestiva e di carattere straordinario che consenta agli intermediari di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, da compensare con i crediti ceduti dalle imprese.

Cessione del credito tra certezza e diritto

Benché il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti abbia più volte sostenuto che la cessione del credito non sia un diritto, la mozione conferma che la certezza della cedibilità dei crediti fiscali da parte delle imprese della filiera delle costruzioni è la pre-condizione necessaria per sostenere i meccanismi dello sconto in fattura e della cessione del credito.

In questo contesto, le imprese che realizzano i lavori anticipano il valore del contratto che poi lo Stato rimborserà in più anni. Una modalità in cui le imprese svolgono il ruolo di finanziatore di lavori per conto dello Stato, l'affermazione che la cessione è una possibilità, non un diritto, in ossequio all'impostazione Eurostat sulla natura dei bonus edilizi, va conciliata con l'esigenza di assicurare la certezza del diritto e il legittimo affidamento delle Pmi in difficoltà per aver utilizzato le possibilità offerte dalle norme vigenti. Correttamente è stato osservato che non è possibile considerare fatturato e imposte come quantità equivalenti nel conto economico delle aziende. Per i crediti bloccati, detenuti dalle imprese, cresce il rischio che essi vengano svenduti a intermediari-avvoltoio, con il nefasto di risultato di danneggiare il sistema delle imprese e di dover comunque porre a carico della finanza pubblica i crediti in scadenza.

La Nota di aggiornamento al Def

La Nota di aggiornamento al Def di settembre 2022 sconta, per bonus edilizi, un onere di oltre 61 miliardi. Nell'audizione parlamentare del 10 novembre 2022 sulla Nadef il Ministro dell'economia e delle finanze ha parlato di uno scostamento di 37,8 miliardi sui conti pubblici. Il 14 dicembre il Ministro ha riferito all'Aula della Camera dei deputati, che dati al momento in possesso dell'Ade, per il periodo ottobre 2020-novembre 2022, mostrano che l'ammontare dei crediti è pari complessivamente a 99,4 miliardi di euro, di cui riferibili al superbonus 52,1 miliardi e al bonus facciate 24,8 miliardi. Il report Enea con i dati al 31 dicembre 2022, relativo al solo Superbonus 110% indica oneri a carico dello Stato pari 51,3 miliardi di euro già maturati e 68,7 miliardi di euro potenzialmente previsti a fine lavori. I dati scorporati mostrano brusche accelerazioni a settembre 2022 (scadenza termine 30% completamento lavori unifamiliari) e dicembre (scadenze varie, tra cui bonus facciate, corsa alla Cilas per blindare il 110% per i condomini).

A seguito dell'approvazione del decreto-legge cosiddetto Aiuti-quater, il totale dei mezzi di copertura della spesa relativi al solo Superbonus 110% per il periodo 2022-2036 assomma 33,3 miliardi, cui si sono aggiunti effetti indotti positivi sulle imposte dirette e indirette, stimati in circa 1,5 miliardi. Parte della spesa trova copertura nel PNRR, all'interno della missione «Rivoluzione verde e transizione ecologica», che stanzia 13,95 miliardi di euro per l'investimento «Ecobonus e Sismabonus fino al 100%»; a questi si aggiungono altri 4,56 miliardi finanziati dal piano complementare, per un totale di 18,51 miliardi.

Dai dati sopra esposti appare evidente il netto sbilanciamento tra le risorse appostate (circa 33,3 miliardi di euro) e quelle necessarie a coprire le spese ammesse o potenzialmente ammissibili (68,7 miliardi di euro, potenziali e in crescita), relative ai crediti d'imposta relativi al Superbonus 110% nell'arco dei periodi di imposta dal 2022 al 2036.

I benefici del Superbonus

A questo punto la mozione rileva alcuni studi redatti da associazioni di categoria del mondo dell'edilizia e delle costruzioni o da istituti di ricerca:

  • lo studio (luglio 2022) del Consiglio nazionale ingegneri (Cni) aggiornato a fine giugno basato sulle tavole intersettoriali dell'economia italiana elaborate dall'Istat, nel quale si individua un moltiplicatore del reddito pari a 2,1 per stimare gli effetti diretti e indiretti sull'economia di ogni euro speso per bonus edilizi;
  • lo studio (luglio 2022) condotto da Nomisma sull'impatto economico, ambientale e sociale del superbonus, anch'esso basato sulle tavole intersettoriali, che utilizza un moltiplicatore del reddito pari a 3,2 per stimare gli effetti diretto, indiretto e indotto delle spese del superbonus. Secondo Nomisma i 38,7 miliardi di euro investiti dallo Stato fino a giugno 2022 a titolo di copertura hanno generato un valore economico pari a 124,8 miliardi di euro;
  • lo studio Ance dell'11 luglio 2022, in cui per superare le criticità del modello delle tavole intersettoriali, si utilizza una metodologia basata su quanto avviene realmente in un cantiere edile, senza tener conto degli effetti indiretti e di quelli indotti. Lo studio stima a un'aliquota media del 47% del ritorno per lo Stato in termini di gettito fiscale complessivo (Iva, Irpef, Ires, Inps e Inail) a partire da un capitolato tecnico-economico standard. L'aliquota è calcolata sul costo lordo statale e include le entrate contributive;
  • il rapporto Censis (novembre 2022) nel quale, elaborando i dati Cni, Enea e Istat, si calcola che tra l'agosto del 2020 e l'ottobre del 2022, per una spesa di 55 miliardi di euro in superbonus, che si converte in 60,5 miliardi di detrazioni a carico dello Stato, c'è un incasso fiscale diretto in termini di Iva, Irpef e Ires di 42,8 miliardi. La spesa effettiva è valutata quindi di 17,6 miliardi. Per il Censis, i 55 miliardi ammessi a detrazione attivano un valore della produzione nelle filiere edilizia e dei servizi tecnici connessi pari a 79,7 miliardi di euro, un effetto diretto a cui si aggiungono 36 miliardi di euro di produzione attivati in altri settori dell'indotto;
  • il Cresme, che nel XXXIII rapporto congiunturale sul mercato edilizio, nel giudicare positivamente gli effetti dei bonus edilizi dal lato dell'impatto sull'economia, chiarisce che tra il 2020 e il 2022 essi hanno avuto un peso sul Pil pari al 13,9% (il più alto in Europa) e che la maxi detrazione ha contribuito con un +22% alla crescita totale del Pil. Questo si è tradotto in 460 mila occupati in più nel 2022 rispetto al 2019;
  • di particolare rilevanza, la ricerca pubblicata a fine dicembre 2022 dal Consiglio e dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, nella quale si afferma che un euro speso per i bonus edilizi, ha avuto un ritorno per le casse pubbliche di 43,3 centesimi a cui vanno aggiunti gli effetti positivi sull'occupazione e sul reddito di famiglie e imprese. L'elemento significativo della ricerca è dato dal fatto che essa analizza in dettaglio la metodologia utilizzata della Ragioneria generale dello Stato (Rgs) nel redigere le relazioni tecniche dei provvedimenti che hanno disposto l'introduzione o la proroga di bonus edilizi, rilevando che esse appaiono caratterizzate sia da una significativa sottostima iniziale del costo lordo per lo Stato del Superbonus 110%, sia dall'adozione di un modello di calcolo che limita al solo 8,6% le maggiori entrate indotte dalla spesa «aggiuntiva» schema che appare viziato da una prudenza eccessiva. Un duplice errore (sia in uscita, che in entrata) che ha amplificato gli allarmi sulla tenuta dei conti pubblici.

I numeri del Superbonus

Il ricorso al superbonus dal 2020 a dicembre 2022 ha coinvolto 360.000 edifici, (di cui 264.000 nel solo 2022): il 2,82% dei fabbricati esistenti di cui il 2,1 nel 2022. Nell'ottobre 2022 Mise-Enea hanno calcolato che il risparmio energetico complessivo realizzato nei 12 mesi precedenti (241.000 interventi), calcolato attraverso i parametri Mise-Enea è stato pari 0,72 Mtep/anno. Ne consegue che quanto realizzato ha significativamente superato gli obiettivi del Pniec 2019 relativi al settore residenziale per il periodo 2020-2030, che prevedevano la necessità di intervenire ogni anno sullo 0,7% del patrimonio abitativo e un obiettivo di risparmio energetico di 0,33 Mtep/annui.

Secondo i dati Enea, grazie agli interventi effettuati fino a ottobre 2022, vi è stata una riduzione di 979.000 tonnellate di CO2. I risultati raggiunti mostrano un abbattimento della CO2 generata del 15,5% con il salto di una classe, del 31% con un salto di due classi e del 46% con tre classi. Il risparmio di gas, negli edifici fino a oggi ristrutturati, è pari a 2 miliardi di metri cubi (di cui 1,1 legato al superbonus). Gli interventi finora realizzati col superbonus hanno prodotto un risparmio di energia elettrica di oltre 10 milioni di megawattora/anno.

Con il pacchetto «Fit for 55», presentato nel luglio 2021 e in corso di approvazione, nel 2030 dovremmo ridurre del 55% le emissioni clima-alteranti per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Per quel che riguarda gli immobili, residenziali o produttivi, il pacchetto muove dalla constatazione che nell'Unione europea gli edifici rappresentano il 40% del consumo finale di energia e il 36% delle emissioni legate di gas serra legate all'energia e che sussiste un potenziale enorme in termini di riduzione delle emissioni.

Nell'ambito del pacchetto, la proposta di direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia, che dovrebbe essere approvata a febbraio 2023 dalla Commissione energia del Parlamento europeo per poi essere definitivamente varata dal Parlamento entro il 13 marzo, prevede che tali immobili debbano tutti raggiungere la classe energetica «E» entro il 2030. Dopo altri tre anni, nel 2033, sarà necessario arrivare alla classe «D». Nella tabella di marcia è previsto gli Stati membri stabiliscono scadenze e sanzioni specifiche entro le quali gli edifici dovranno ottenere classi di prestazione energetica superiori, nonché misure finanziarie adeguate al raggiungimento degli obiettivi;

La proposta di direttiva sta sollevando forti perplessità per la ristrettezza dei tempi di applicazione e per il mancato riconoscimento delle particolarità del patrimonio edilizio italiano. Il nostro Paese conta un parco immobili vecchio, per buona parte collocato in centri storici, con grande diffusione della proprietà. Anche in assenza di sanzioni nazionali, non appena la direttiva europea entrerà in vigore, l'effetto sarà quello di ridurre il valore delle abitazioni che non rispettano i requisiti della direttiva, con riflessi in svariati ambiti, tra cui il sistema bancario, in relazione ai mutui concessi per l'acquisto delle abitazioni che hanno come garanzia l'immobile stesso.

Per sostenere le ristrutturazioni di milioni di edifici in tutta Europa, il pacchetto prevede anche una serie di meccanismi di incentivazione. I finanziamenti provengono da diverse fonti, tra cui il Fesr, il Fondo di coesione e il Fondo per la ripresa e la resilienza. A questi si aggiunge poi il nuovo Fondo sociale per il clima che mobiliterà 72,2 miliardi di euro dal bilancio dell'Ue per il periodo 2025-2032 per sostenere le famiglie, maggiormente in difficoltà in termini di redditi e di efficienza delle proprie abitazioni.

L'80% degli immobili residenziali esistenti in Italia rientra nelle classi energetiche più basse EFG e il 75% degli edifici italiani è stato realizzato ante norme sismiche (1974). Secondo il Censis nel 2021, 2,8 di nuclei hanno dichiarato familiari di vivere in abitazioni con problemi strutturali, 2,2 milioni di non riuscire a riscaldare adeguatamente la propria abitazione e 3,5 milioni di avere problemi di umidità.

Dai dati Ance-Nomisma presentati a luglio 2022 risulta che circa 483 mila beneficiari con reddito medio basso (sotto i 1800 euro mensili), grazie al superbonus hanno potuto effettuare lavori di riqualificazione energetica alla propria abitazione. Si tratta del 32,6% degli interventi sino ad allora effettuati. A fronte del congelamento della cessione dei crediti fiscali di fatto solo i cittadini capienti potranno in futuro utilizzare il nuovo superbonus.

Cosa succede in Europa?

L'Ocse, ha esplicitamente apprezzato il fatto che l'Italia abbia utilizzato la leva fiscale per promuovere la sostenibilità ambientale, tuttavia il nostro Paese è tuttora privo di una politica strutturale dell'efficienza energetica degli edifici (nonché, per le nostre particolari caratteristiche geografiche, di adeguamento antisismico), in quanto il superbonus è sempre stata una norma congiunturale, potentissima e discutibile. Per altro inserita in un sistema agevolatorio che si è stratificatosi a partire dalla seconda metà degli anni '90, con gli obiettivi più disparati. Si è proceduto con aggiustamenti, proroghe, con modalità stop and go, mentre altri Paesi come la Francia e la Germania hanno avviato politiche coordinate, investendo risorse importanti.

In Germania gli stanziamenti pubblici annuali a carico dello Stato per la decarbonizzazione e l'efficientamento energetico del patrimonio immobiliare sono lievitati dagli 8 miliardi nel 2021 ai 13-14 miliardi del 2022 destinati a finanziare la riforma delle norme cosiddette «Beg» (federal support for efficient buildings) basata su tre pilastri – riqualificazioni parziali, ristrutturazioni totali dell'esistente e ricostruzione di nuovi edifici. La KfW (la Cdp tedesca) nell'ambito dei programmi per l'efficienza energetica, all'ottobre 2022 aveva già sottoscritto oltre 100 mila accordi (tra prestiti e sussidi a qualsiasi controparte) per 36,1 miliardi di euro.

La Francia sostiene dal 2015 una politica di incentivazione per i lavori di ristrutturazione energetica degli immobili abitativi che consente di cumulare le molte agevolazioni statali fino al 90% della spesa (a scalare in base al reddito fino al 40% per le famiglie con redditi più alti) e ancora di aggiungere ulteriori misure di sostegno locale, con il limite di non superare il 100% della spesa. La legge sulla «transizione energetica per la crescita verde» prevede di riqualificare 500 mila unità immobiliari l'anno fino al 2050. Nel corso del 2019 le agevolazioni hanno consentito a 3,1 milioni di famiglie (il 20% delle famiglie residenti in case unifamiliari) di completare almeno un intervento di riqualificazione energetica, per un totale di 28 miliardi. Nel 2021 la legge «Clima e resilienza» ha introdotto un obbligo di riqualificazione degli edifici molto energivori con l'obiettivo di ristrutturare tutte le unità abitative in classe F e G entro il 2028.

È necessario che la transizione energetica in ambito edilizio sia accompagnata da programmi, fondi e risorse di sostegno per l'efficientamento degli edifici, mediante l'adozione di uno specifico piano a livello europeo e nazionale che abbiano come missione principale quella di finanziare la ristrutturazione edilizia profonda.

La mozione al Governo

La mozione, dunque, impegna il Governo:

  1. ad adottare iniziative volte al complessivo riordino del sistema di incentivazione per la ristrutturazione edilizia in termini di razionalizzazione e semplificazione, anche tenendo conto delle esperienze maturate in altri Paesi dell'Unione europea, trasformando le misure prevalentemente congiunturali oggi esistenti in una rigorosa e strutturale spinta all'efficientamento del patrimonio edilizio residenziale, sotto il profilo energetico e sismico, realizzando un modello nel quale l'incentivo sia:
    1. direttamente proporzionale ai livelli di efficientamento (sismico e/o energetico) raggiunti dagli immobili, rispetto a quelli di partenza ante intervento;
    2. inversamente proporzionale al reddito del beneficiario con particolare attenzione ai cittadini incapienti e alle prime case, valutando la creazione di un Fondo di natura rotativa presso la Cassa depositi e prestiti, destinato all'erogazione di anticipazioni di durata decennale, a tasso agevolato, per la ristrutturazione e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio detenuto dai soggetti a basso reddito o incapienti;
  2. ad adottare iniziative volte a dotare il sistema di incentivazione di cui al precedente impegno delle risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del Fit for 55 per l'edilizia residenziale, inseriti nella direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia di prossima emanazione, intervenendo in sede di Unione europea affinché queste siano incrementate, e coordinando l'utilizzo delle risorse europee disponibili con ulteriori risorse nazionali anche al fine di consentire al comparto edilizio di mantenere gli attuali livelli di apporto al Pil e di generare le maggiori entrate necessarie a sostenere il processo di efficientamento;
  3. ad adottare iniziative volte a prevedere un modello incentivante anche per le ristrutturazioni e gli interventi edilizi privi di caratteristiche di efficientamento e adeguamento antisismico, al fine di evitare la creazione di una «economia non osservata» in ambito edilizio, e in tale ambito ad escludere l'applicazione dello sconto in fattura;
  4. a individuare uno specifico sistema di incentivazione per l'efficientamento energetico e sismico degli immobili produttivi, destinato ai soggetti esercenti attività d'impresa, arti o professioni, con l'obiettivo di rilanciare l'economia nazionale, incrementando le attività nel comparto «trainante» del recupero energetico e antisismico del patrimonio edilizio, con ricadute positive sul comparto produttivo e sull'intera collettività;
  5. a rivedere il modello con cui sono state redatte le relazioni tecniche relative alla copertura dei bonus edilizi introdotti a partire dal 2020 e a presentare al Parlamento una valutazione dell'impatto sui conti pubblici dei flussi di cassa fiscali e contributivi, diretti e indiretti, provenienti dal settore edile e dall'indotto, tenuto conto dalle analisi presentate dalle associazioni di categoria del mondo dell'edilizia e delle costruzioni o da istituti di ricerca, individuate in premessa;
  6. ad adottare iniziative di competenza volte a sbloccare il mercato delle cessioni secondo modalità che non comportino possibili contestazioni di Eurostat o altri enti sovranazionali, in particolare:
    1. valutando la possibilità di una espressa deroga all'articolo 321 del codice penale in materia di sequestro preventivo, in cui si preveda l'esclusiva responsabilità in capo al soggetto originariamente beneficiario del credito d'imposta, senza coinvolgimento del terzo, di modo che i cessionari in buona fede estranei a ogni reato, in particolare tributario, commesso dai cedenti, non possano essere destinatari di provvedimenti di sequestro;
    2. consentendo la possibilità agli intermediari finanziari di frazionare per importi oltre che annualità i crediti da cedere ai propri correntisti non consumatori, in considerazione dell'alta affidabilità nella gestione documentale delle cessioni;
    3. semplificando le verifiche documentali per le cessioni successive a quelle rivolte al primo intermediario finanziario;
    4. promuovendo la stipula di uno specifico accordo tra Governo, Associazione bancaria italiana, Cassa depositi e prestiti S.p.a., Poste italiane S.p.a., e le organizzazioni imprenditoriali, volto ad accelerare la circolazione dei crediti d'imposta, garantendo la sostenibilità del mercato delle cessioni per il sistema creditizio, definendo regole uniformi per valutare l'affidabilità dei cedenti, individuando procedure telematiche unificate e checklist documentali univoche, nonché adottando tassi di sconto massimi secondo il modello utilizzato da altre operazioni finanziarie come anticipo fatture o Discount rate cap (Drc) al fine di evitare attività speculative;
  7. a promuovere il coinvolgimento degli ordini professionali competenti per materia nella stesura delle regole tecniche attuative in ambito sismico e/o energetico;
  8. a fornire ogni utile elemento al Parlamento sull'entità dei crediti fiscali in scadenza nel 2022, che non sono stati utilizzati per incapienza dei soggetti titolari.
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