Superbonus e cessione del credito: salvaguardare le imprese

06/09/2023

Complice la definizione della prossima Legge di Bilancio, la discussione è ormai concentrata sul futuro del superbonus e degli altri bonus edilizi. Non è possibile, però, nascondere le problematiche connesse al blocco della cessione dei crediti edilizi che da gennaio 2022 sta coinvolgendo una grande platea di soggetti con un imprecisato valore economico.

Blocco della cessione

Le stime "ballano" tra il valore complessivo di investimenti avviati e le cessioni comunicate fin'ora dall'Agenzia delle Entrate. Difficile è quantificare correttamente il valore dei crediti maturati direttamente e indirettamente da contribuenti, imprese e professionisti.

Secondo gli uffici parlamentari si potrebbero ipotizzare 30 miliardi bloccati con un coinvolgimento di 33mila imprese e 350mila famiglie. Non si può prevedere l'effetto dell'art. 25 del Decreto Legge 10 agosto 2023, n. 104 (in attesa di conversione in legge) e il nuovo obbligo di comunicare i crediti non utilizzabili per cause diverse dal decorso dei termini di utilizzo dei medesimi crediti. È, però, lecito immaginare che un soggetto che non è riuscito a monetizzare un credito derivante da sconto o da cessione, difficilmente si preoccuperà di una sanzione di 100 euro.

Salvaguardare le imprese

Ciò che probabilmente sarà preso in considerazione è l'effetto del blocco della cessione sul tessuto imprenditoriale che, oltre al superbonus, si dovrà occupare degli appalti connessi al Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR). Anche in questo caso è lecito attendersi delle misure a protezione delle imprese al fine di evitarne il fallimento (non si sa bene, invece, cosa accadrà ai contribuenti che non riescono più a cedere il credito diretto maturato a seguito degli interventi).

Ne ha parlato Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia e componente VIII Ambiente. "Sono convinta - afferma la Mazzetti - che l'efficientamento e la riqualificazione strutturale immobiliare siano obiettivi serie e concreti, raggiungibili con meccanismi veramente efficienti, misurabili e non così impattanti per le finanze pubbliche".

Relativamente allo stato dell'arte la Mazzetti sostiene che sia "Opportuno accertare se ci sono stati errori e sottostime da parte degli uffici di ragioneria e ADE, gli stessi che nel 2020 hanno dato il via libera insieme al governo di allora, chiarendo così quale sarà l'impatto sui conti pubblici, vista la riduzione dell'aliquota e dei beneficiari, del vecchio incentivo".

"Giova tener conto, comunque, per avere una fotografia veritiera sulla stagione degli incentivi edili, che le casse statali - puntualizza la deputata di Forza Italia - hanno beneficiato e molto di tasse dirette e indirette da parte del settore edile che si è dimostrato davvero trainante; di contro, adesso e più di prima, soffrono le finanze pubbliche per l'aumento della cassa integrazione, per il ritorno del nero, per non parlare dei contenziosi che si preannunciano tanti e infiniti".

"Più di ogni altra cosa adesso, è prioritario - rimarca la Mazzetti – salvaguardare le imprese, con ogni misura o provvedimento possibile come la proposta del 60% delle opere realizzate entro fine anno e il totale a fine 2024, permettendo a chi ha investito di chiudere i lavori. La politica deve fare scelte immediate per salvaguardare il settore e dargli una nuova prospettiva, possibile con le misure contenute nella proposta presentata a luglio da Forza Italia e a mia prima firma".

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