Superbonus 110%, nuova maxi frode da 1,9 milioni di euro

11/04/2024

Prosegue il lavoro di controllo sull’utilizzo dei crediti fiscali maturati per gli interventi che accedono al superbonus 110%. Questa volta a finire nel mirino della Procura è una presunta maxi frode da 1,9 milioni di euro bloccata dal Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza.

Nel corso delle attività - informa una nota delle Fiamme gialle - è emersa la presunta sussistenza di un'associazione a delinquere avente centro nel territorio valdostano, all'interno della quale un architetto e un commercialista, operanti nel capoluogo regionale, si sarebbero associati con gli amministratori di diritto e di fatto di una società di costruzioni di Torino, con funzioni di general contractor, per perpetrare i reati di truffa ai danni di privati, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di riciclaggio, autoriciclaggio, di false asseverazioni e indebite compensazioni di crediti di imposta".

L’indagine è partita a seguito della denuncia presentata dai condomini di un edificio che, da un controllo effettuato sui loro cassetti fiscali, hanno scoperto di avere dei crediti fiscali ceduti mediante il meccanismo delle opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito) di cui all’art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio).

La denuncia ha attivato i controlli della Procura di Aosta e della Guardia di Finanza a cui è seguito il sequestro preventivo di 1,9 milioni di crediti fiscali fittiziamente maturati per gli interventi di cui all’art. 119 del Decreto Rilancio (il Superbonus 110%).

L'architetto aostano - comunica la Guardia di Finanza - risulterebbe aver procacciato clienti interessati al Superbonus 110, offrendosi di curare l'iter amministrativo e suggerendo l'impresa che avrebbe effettuato i lavori, rivestendo di fatto molteplici ruoli: direttore dei lavori, responsabile della sicurezza e tecnico asseveratore. Le asseverazioni avrebbero falsamente attestato l'esecuzione di uno stato di avanzamento dei lavori non corrispondente allo stato dei fatti, e sarebbero state successivamente trasmesse ad Enea. Il commercialista avrebbe apposto i visti di conformità che legittimavano l'esistenza dei crediti di imposta, curando la trasmissione all'Agenzia delle Entrate unitamente alla comunicazione della cessione dei crediti dai condòmini al general contractor. Gli impresari torinesi emettevano le fatture per mezzo delle quali aveva inizio l'iter di generazione dei crediti, che si è concluso con la cessione di parte stessi ad una società terza corrente in Bra".

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