Riforma CTU: maggiore formazione tecnico-giuridica e compensi certi

L'audizione del presidente del CNAPPC in Commissione Giustizia: rivedere i meccanismi di formazione e pagamento dei professionisti per rafforzare il ruolo di una figura fondamentale nell'attività giudiziaria

di Redazione tecnica - 26/05/2025

Rafforzare il ruolo del CTU, con un intervento del legislatore sui meccanismi di formazione e pagamento dei professionisti. A chiederlo, nel corso dell’audizione presso la Commissione Giustizia al Senato è stato il Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), Massimo Crusi, nell’ambito dell’iter di esame del disegno di legge A.S. n. 683, recante “Disposizioni in materia di Consulenti Tecnici d’Ufficio”.

Riforma CTU: l'audizione del CNAPPC sul ruolo dei consulenti tecnici d'ufficio

La proposta di riforma in discussione presso il Senato mira a definire un nuovo assetto normativo per i CTU, ausiliari fondamentali dell’autorità giudiziaria, chiamati a supportare i magistrati nelle controversie che richiedono valutazioni tecniche complesse, in ambito civile, penale e amministrativo. L’attenzione della Commissione si concentra sia sull’accesso e la formazione di tali professionisti, sia sui criteri di liquidazione dei compensi.

In tale contesto, il CNAPPC ha ribadito l’importanza di un intervento legislativo che riconosca e rilanci il ruolo del CTU, oggi fortemente penalizzato dalla scarsità di incarichi, dalla ridotta attrattività economica e da un quadro normativo che non tutela adeguatamente l’autonomia, la qualità e la sostenibilità del lavoro svolto.

Le criticità: formazione e compensi

Il presidente Crusi ha richiamato due criticità principali che affliggono il sistema attuale:

  • la riduzione dei professionisti disponibili: il numero dei tecnici disposti ad assumere incarichi di consulenza d’ufficio è in costante calo. Alla base vi sono incertezze normative, tempi di pagamento non garantiti e un generale disinteresse delle nuove generazioni verso un ruolo percepito come scarsamente valorizzato.
  • il mancato rinnovo generazionale: la figura del CTU soffre un invecchiamento del corpo professionale. Quello che manca è un percorso formativo e motivazionale che accompagni i giovani professionisti verso l’esercizio consapevole e competente di tale funzione.

Formazione tecnico-giuridica obbligatoria e uniforme

La soluzione, secondo il CNAPPC, potrebbe essere l’introduzione di una formazione obbligatoria, tecnico-giuridica, uniforme su tutto il territorio nazionale, da affidare agli Ordini professionali territoriali. Un percorso che, attraverso moduli standardizzati, possa garantire:

  • omogeneità di competenze tra i professionisti;
  • riduzione degli errori procedurali;
  • maggiore qualità delle consulenze tecniche d’ufficio;
  • maggiore fiducia nel sistema giudiziario, anche da parte dell’utenza.

“L’importanza e la delicatezza del lavoro che viene chiamato a svolgere un CTU deve indurci a porre molta attenzione al tema di una formazione tecnico-giuridica specifica omogenea su tutto il territorio nazionale. Ciò per garantire la qualità delle consulenze tecniche e per ridurre il rischio di errori procedurali che possano pregiudicare i processi”, ha sottolineato al riguardo Crusi.

La questione economica: compensi equi e tempi certi

Altro punto centrale sollevato dal CNAPPC riguarda la liquidazione dei compensi, ancora oggi regolata da prassi che comportano tempi lunghi o incerti nei pagamenti, che disincentivano i professionisti ad accettare incarichi, insieme a compensi non proporzionati al lavoro svolto, con il rischio di svilire la funzione del CTU e compromettere la qualità dell’elaborato tecnico.

Per questo motivo, il CNAPPC ha richiesto:

  • tempi certi di pagamento, da stabilire per legge;
  • proporzionalità tra compenso e prestazione resa, nel rispetto dell’equità e della dignità professionale.

Sul punto, una delle criticità più rilevanti segnalate riguarda le stime immobiliari nelle procedure esecutive, dove dal 2015 il compenso del CTU può essere subordinato all’effettivo esito della vendita.

Questa impostazione è considerata dal CNAPPC una grave anomalia normativa, da superare al più presto: “da qui la necessità di abrogare questa disposizione, come proposto, ripristinando il principio secondo il quale il compenso va commisurato al lavoro svolto”, ha concluso il presidente del CNAPPC.

 

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