Certificazioni energetiche: quando l'APE vola via mail

Continuano le controversie legate alle certificazioni energetiche, e questa volta a metterci lo zampino è la legge italiana. Dopo le recenti polemiche sui ri...

27/06/2014
Continuano le controversie legate alle certificazioni energetiche, e questa volta a metterci lo zampino è la legge italiana. Dopo le recenti polemiche sui rilasci APE low-cost tramite siti di scontistica come Groupon, adesso occhi puntati sulla redazione degli attestati senza che il professionista incaricato faccia realmente un sopralluogo.

Quello delle APE è un business che frutta (coupon a parte) circa 150 euro a certificazione, reso per altro ancora più proficuo dal fatto che il possesso del documento è obbligatorio nel caso si voglia vendere o affittare un immobile. La cifra non è di certo quella con cui si va semplicemente a prendere un caffè, ma a quanto pare è sufficiente per compilare i campi di un form, rispedirlo via mail ad un professionista idoneo al rilascio del documento e avere un'APE in tempi brevissimi.

E poco importa appellarsi alla coscienza e alla correttezza professionale: considerando che il certificato è utile ad un eventuale acquirente o affittuario per capire immediatamente quanto costerà dal punto di vista energetico un immobile, è importante che l'attribuzione della classe dalla A alla G venga effettuata previo sopralluogo di un professionista del settore e non con dati di un proprietario che, per quanto veri, saranno comunque sempre approssimativi.

Quindi, in un certo senso, i proprietari di casa al momento se la cantano e se la suonano: i consumi per la produzione di acqua calda e per il riscaldamento, oppure i dati sulla dispersione di calore o sulle emissioni di anidride carbonica vengono forniti da loro stessi, portando poi alla determinazione della classe di riferimento - dalla A alla G, dove A è la più virtuosa e G la meno ecologica - da parte di un professionista, architetto, ingegnere o geometra che sia, senza che abbia mai visto l'appartamento in prima persona.

Il tutto con il beneplacito dello Stato: nella normativa infatti manca un semplicissimo riferimento all'obbligatorietà del sopralluogo. Pensandoci, basterebbe davvero poco a colmare questo vuoto e a dare un senso a quello che al momento, a queste condizioni, è un pezzo di carta meramente legato alla burocrazia e che sa tanto di politically correct.

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