Blocco cessione crediti edilizi: a rischio anche i piccoli cantieri

31/08/2023

I tempi dell'edilizia non sono quelli dei Decreti Legge. È una considerazione che ripeto da anni che la gestazione degli articoli 119 e 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) ha confermato.

I tempi dell'edilizia e del Decreto Legge

Per avviare un piccolo cantiere (non necessariamente finanziato da un bonus edilizio) servono:

  • un progettista che traduca le esigenze del committente in un progetto;
  • la definizione di un progetto esecutivo con tutte le relazioni, particolari costruttivi e adempimenti necessari;
  • un computo metrico estimativo che metta in condizione il committente di conoscere il costo complessivo dell'intervento;
  • un'impresa disponibile che, a seguito di offerta ancorata sul computo metrico, metta a disposizione le sue maestranze;
  • un titolo edilizio (permesso di costruire o SCIA) o una comunicazione (CILA).

Per i cantieri che beneficiano di un bonus dobbiamo considerare anche tutte le valutazioni e audit iniziali per la verifica delle condizioni di accesso all'incentivo. Se, infine, consideriamo i condomini, i tempi si allungano ulteriormente (e di molto) per la conferma da parte dell'assemblea.

Tutte piccole attività che nella maggior parte dei casi necessitano di tempo (a volte anni quando in mezzo ci sono complessità dovute ad autorizzazioni particolari degli Enti preposti alla gestione di qualche vincolo).

Il Decreto Legge è un provvedimento d'urgenza emanato dal Governo, le cui disposizioni entrano immediatamente in vigore quando viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Dalla sua pubblicazione scattano 60 giorni entro i quali il Parlamento deve provvedere alla sua conversione in legge, anche con modifiche. Se entro i 60 giorni il Decreto Legge non viene convertito decade ma le sue disposizioni restano valide fino alla scadenza.

Quando un Decreto Legge riguarda la materia edilizia, questo ha effetti immediati su tutti i contratti e cantieri in corso d'opera. Considerato che un contratto può durare anche anni dalla sua idea al fine lavori, se nel frattempo intervengono più Decreti Legge, le condizioni cambiano più e più volte senza alcuna stabilità (non solo normativa) per gli attori coinvolti (esattamente come accaduto in queste 3 anni e mezzo di Decreto Rilancio).

Il superbonus e la cessione del credito

La pubblicazione del Decreto Rilancio ha prodotto un vero e proprio effetto tsunami sul comparto delle costruzioni che ha dovuto riorganizzarsi per far fronte ad una domanda crescente di interventi di riqualificazione energetica e riduzione del rischio sismico.

Il binomio "aliquota al 110%-cessione del credito" ha, infatti, consentito l'avvio di interventi economicamente importanti senza che i contribuenti avessero capacità di spesa e capienza fiscale.

Non si può nascondere che a causa dell'entrata in vigore immediata del Decreto Legge n. 34/2020 (il cui quadro normativo è stato completato solo a ottobre 2020 con la pubblicazione degli ultimi provvedimenti attuativi), di un orizzonte temporale limitato e della totale assenza di pianificazione, a risentirne è stata la qualità della progettazione e degli interventi. Un lavoro progettato e realizzato bene necessita soprattutto del tempo necessario ma col superbonus si è lavorato con il fiato sul collo delle tempistiche ristrette e della paura di un nuovo cambio normativo.

Dalla pubblicazione del Decreto Legge n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter) le condizioni del mercato sono irrimediabilmente cambiate dall'oggi al domani. A partire dal 27 gennaio 2022, con la prima modifica al meccanismo di cessione del credito, è cominciata la fuga dal mercato di tutti quegli operatori economici (tra cui CDP, Poste Italiane e molti Istituti bancari) che avevano acquistato i crediti edilizi consentendo l'avvio e il completamento degli interventi.

Una situazione che ha danneggiato tutti quei contribuenti che avevano già in corso d'opera un cantiere di superbonus basato sul meccanismo di cessione del credito e di tutte quelle imprese che avevano stipulato un contratto con sconto in fattura (anche qui pensando poi di cedere il credito indiretto).

I piccoli cantieri

Tralasciando il fatto che a partire dal 17 febbraio 2023 non è più possibile utilizzare alcuna formula alternativa alla detrazione diretta (fatta esclusione per alcune eccezioni), il comparto delle costruzioni (contribuenti, imprese e professionisti), non essendo riuscito a cogliere i segnali del mercato (che solo gli esperti di normativa potevano avvertire), si è ritrovato con molti cantieri avviati con contratti basati sul meccanismo delle opzioni alternative ma senza nessuno più disponibile ad acquistare i crediti a prezzi ragionevoli.

Una problematica che non ha investito solo il superbonus (destinato a particolari e ben definiti soggetti beneficiari) ma anche i piccoli cantieri che avrebbero beneficiato delle più ridotte detrazioni previste dall'art. 14 (ecobonus) e 16 (bonus casa) del Decreto Legge n. 63/2013.

Stiamo parlando di detrazioni del 50% con limiti di spesa variabili da 40.000 a 96.000 euro. Cifre importanti per chi aveva deciso di avviare un intervento magari mediante un prestito e le possibilità offerte dall'art. 121 del Decreto Rilancio.

Si parla (giustamente) delle problematiche (importanti) relative al superbonus ma in pochi evidenziano:

  • quelle dei piccoli cantieri che accedono ai bonus edilizi "minori";
  • la scarsa qualità del legislatore che pensa di normare l'attività edilizia a colpi di decreti legge che mal si conciliano con le tempistiche connesse ai cantieri edili.

Conclusioni

Con la pubblicazione del Decreto Legge n. 104/2023 e la notizia della riapertura di Poste Italiane (da ottobre 2023, solo per i privati e per importi massimi di 50.000 euro), il Governo non ha neanche lontanamente sfiorato la soluzione del problema.

Alla vigilia della definizione della Legge di Bilancio 2024 si torna a parlare solo di truffe (che in realtà non riguardano il superbonus se non per una cifra irrisoria) e di quanto le detrazioni fiscali siano costate allo Stato. Una discussione stucchevole tra chi difende a spada tratta questo bonus (non esente da criticità) e chi vuole affossarlo definitivamente.

Intanto a novembre scadrà la possibilità che residua per cedere la prima rata del credito maturata per gli interventi del 2022. Il tempo stringe e la sensazione è che ancora una volta siano in pochi a comprendere che qualsiasi politica economica vorrà varare il Governo dovrà necessariamente scontrarsi con la scarsa fiducia di un intero comparto, sempre più allo stremo come la famosa rana bollita di Noam Chomsky.

A cura di Ing. Gianluca Oreto
Direttore LavoriPubblici.it

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