Legge di Stabilità e Liberi Professionisti: nessun accesso ai Fondi Europei

L'Italia è un Paese strano, capace di imprese eroiche ma anche di nefandezze siderali. In questo caso ci riferiamo al disegno di legge di stabilità per il 20...

03/12/2015
L'Italia è un Paese strano, capace di imprese eroiche ma anche di nefandezze siderali. In questo caso ci riferiamo al disegno di legge di stabilità per il 2016 approvato al Senato in prima lettura il 21 novembre 2015 e adesso all'esame dell'altro ramo del Parlamento.

In particolare, il comma 474 del maxiemendamento approvato alla Senato aveva previsto l'adeguamento del Paese alle indicazioni della Raccomandazione 2003/361/CE del 6 maggio 2003 relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese e al Regolamento UE 17 dicembre 2013, n. 1303 sui Fondi Europei. Entrando nel dettaglio, il comma in questione aveva previsto che i liberi professionisti fossero equiparati alle piccole e medie imprese come esercenti attività economica, e in quanto tali potessero accedere ai Piani operativi POR e PON del Fondo sociale europeo (FSE) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), rientranti nella programmazione dei fondi strutturali europei 2014/2020.

La possibilità era stata accolta con soddisfazione da tutte le libere professioni. Ma come spesso accade, prima di battere le mani occorre aspettare che si chiudano le tende (e a volte neanche).

E' stato, infatti, presentato un emendamento da parte della deputata Alessia Rotta (PD) con la proposta di soppressione in quanto la norma non chiarirebbe al meglio i destinatari dei fondi, intesi come professionisti ordinistici o non. Secondo la deputata Rotta "preso atto della necessità di chiarire meglio il punto, tra modificare ancora una volta l'emendamento oppure cassarlo, è stata scelta la seconda strada, inserendo invece la norma in questione, riveduta e corretta entro il quadro più strutturato del prossimo collegato sul lavoro autonomo".

A cura di Redazione LavoriPubblici.it
     
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