Professioni tecniche e Costruttori, salta l'accordo

Doveva essere un accordo utile a risolvere i comuni problemi della filiera dell'edilizia ma alla fine si è concluso con un nulla di fatto e l'abbandono da pa...

01/12/2016

Doveva essere un accordo utile a risolvere i comuni problemi della filiera dell'edilizia ma alla fine si è concluso con un nulla di fatto e l'abbandono da parte della Rete delle Professioni Tecniche (RPT).

Stiamo parlando dei tavoli della filiera dell'edilizia proposti dall'Associazione Nazionale Costruttori Edili, a cui era stata invitata la RPT come rappresentante di tutti i Consigli Nazionali dell'area tecnica (Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Chimici, Dottori Agronomi e Forestali, Geologi, Geometri, Ingegneri, Periti Agrari, Periti Industriali e Tecnologi Alimentari). L'allontanamento dal tavolo da parte della RPT sarebbe dovuto alla divergenza di opinioni in particolare sulle criticità relative al nuovo Codice degli Appalti (D.Lgs.n. 50/2016).

Come evidenziato dalla stessa Rete delle Professioni Tecniche, sono 3 le proposte su cui è mancato l'accordo:

  • l’affidamento prioritario della progettazione esecutiva al vincitore di un concorso di progettazione, strumento il cui rilancio la RPT ritiene fondamentale.
  • l’estensione del periodo entro il quale valutare i curricula dei concorrenti negli affidamenti di servizi di progettazione ed altri servizi tecnici e la contestuale valorizzazione delle esperienze formative specifiche sul settore del servizio in affidamento, al fine di non escludere dal mercato i giovani e gli operatori economici che non hanno avuto la fortuna di lavorare negli ultimi anni.
  • la drastica riduzione del ricorso allo strumento dell’accordo quadro che, accorpando di fatto più lavori (servizi o forniture) per la partecipazione alle gare, impongono ai concorrenti il possesso di requisiti molto pesanti, contribuendo così a sbarrare l’accesso al settore dei lavori pubblici degli operatori economici medio-piccoli.

Forti dubbi poi sul rilancio della procedura dell'appalto integrato che secondo la RPT metterebbe a rischio la centralità del progetto. Viene, infatti, sottolineato come la maggiore causa delle opere incompiute in Italia deriva da contenzioni generati principalmente dalla mancanza di una progettazione esecutiva.

Comunque sia – afferma la RPT - continueremo a confrontarci con le istituzioni competenti affinché il decreto correttivo possa superare le criticità del nuovo codice dei contratti, puntando sul documento condiviso con i nove Consigli Nazionali delle Professioni Tecniche. Siamo certi che ci saranno altri momenti di condivisione con tutti i soggetti della filiera dell’edilizia, al fine di raggiungere obiettivi comuni per il rilancio del settore dei lavori pubblici, purché  non vengano derogati principi fondamentali quali quello della centralità del progetto  nel processo di esecuzione di un’opera pubblica e quello dell’apertura del mercato ai giovani che hanno talento ed alle strutture  professionali medio-piccole, che costituiscono più del 90% degli operatori economici del settore”.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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