Legge di Bilancio 2019, Ance: 'Investimenti infrastrutturali necessari per il rispetto delle previsioni del Governo'

Piano di rilancio infrastrutturale, snellimenti procedurali per l’avvio dei cantieri, esclusione automatica delle offerte anomale fino alla soglia comunitari...

15/11/2018

Piano di rilancio infrastrutturale, snellimenti procedurali per l’avvio dei cantieri, esclusione automatica delle offerte anomale fino alla soglia comunitaria, appalto integrato sulla base del progetto definitivo. Sono solo alcune delle proposte presentate dall'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) in audizione presso le Commissioni Bilancio del Senato e della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’esame, in prima lettura, in sede referente, del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021”.

Secondo l'ANCE, che ha partecipato all'audizione con una delegazione guidata dal Presidente Gabriele Buia, "La manovra di finanza pubblica per il 2019 si basa su un consistente effetto di crescita economica, in grado di spingere il prodotto interno lordo, già nel corso del 2019, all’1,5%, con un effetto aggiuntivo di 0,5 punti rispetto all’andamento tendenziale".

Proprio per questo motivo, secondo i Costruttori "un ruolo decisivo viene attribuito al rilancio degli investimenti pubblici e, tra questi, agli investimenti infrastrutturali, che diventano una condizione necessaria per il rispetto delle previsioni del Governo. In valori assoluti, si tratta di circa 15 miliardi di euro di investimenti pubblici aggiuntivi previsti nei prossimi tre anni, dei quali 3,5 miliardi già nel 2019. I maggiori investimenti stimati per il 2019 si sommerebbero ai quasi 2 miliardi già previsti a legislazione vigente, per un totale, di oltre 5 miliardi di investimenti aggiuntivi nel 2019 rispetto al 2018".

Stime che secondo l'ANCE porterebbero una vera e propria inversione di tendenza con un +15% di investimenti pubblici, dopo il -5% del 2017 e il -2% del 2018. "Una vera e propria svolta su cui si regge l’intero equilibrio del bilancio della Stato nel 2019".

Le proposte dell'ANCE

L'ANCE ha anche evidenziato che per la realizzazione di qualsiasi iniziativa coinvolga investimenti in infrastrutture è necessario rivedere "anni di stratificazioni e incrostazioni normative e procedurali che occorre superare con un’incisiva azione di semplificazione e accelerazione".

Per raggiungere l’obiettivo, ha affermato il Presidente Buia "È assolutamente necessario inserire nella Legge di bilancio misure di forte impatto, che consentano, fin dai primi mesi del 2019, di trasformare le risorse in cantieri sul territorio".

Al riguardo, l’ANCE ha già individuato alcune proposte che dovrebbero essere inserite nella Legge di bilancio o in un provvedimento urgente ad essa collegato:

  • innanzitutto, occorre seguire la logica, adottata in Spagna a novembre 2008 nell’ambito del “Plan E” per il rilancio dell’economia, che ha permesso la spesa effettiva di 8 miliardi aggiuntivi nel 2009 e altri 5 nel 2010, come fase urgente di attuazione di un più vasto piano di rilancio infrastrutturale;
  • per questo obiettivo, e in attesa della piena efficacia di InvestItalia e della Centrale per la progettazione, bisogna intervenire subito con snellimenti procedurali per l’avvio dei cantieri. La piena efficacia delle nuove strutture istituite, infatti, richiederà tempi medio lunghi e un quadro di governance che escluda sovrapposizioni e conflitti di competenze in grado di bloccarne l’efficacia;
  • per velocizzare le fasi di affidamento della gare per lavori pubblici, dobbiamo subito utilizzare strumenti trasparenti e rapidi, come l’esclusione automatica delle offerte anomale fino alla soglia comunitaria e laddove non vi sia complessità tecnologica;
  • le stazioni appaltanti, inoltre, dovrebbero poter ricorrere ad appalti integrati sulla base del progetto definitivo dell’amministrazione aggiudicatrice;

(Queste ultime proposte, peraltro, sono condivise con l’Associazione Nazionale dei Comuni italiani).

  • eliminazione dei passaggi al CIPE successivi all’approvazione del Documento pluriennale di pianificazione (DPP) riconducendo il Comitato all’originale funzione programmatoria;
  • innalzamento da 50 a 200 milioni della soglia per il parere obbligatorio da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici;
  • eliminazione delle inutili duplicazioni di passaggi decisionali tra i Ministeri;
  • razionalizzazione delle attività di controllo della Corte dei Conti, al fine di concentrarne l’azione sull’attività di programmazione iniziale e, successivamente, sull’operato delle amministrazioni, come avviene in altri Paesi europei.

"Senza queste semplificazioni - affermano i Costruttori italiani - la pur importante iniezione di risorse prevista nel DDL di bilancio lascia poco spazio a valutazioni ottimistiche. Allo stesso modo, le fondamentali misure di finanza pubblica per gli Enti territoriali, che offrono una maggiore capacità di spesa, rischiano di non produrre effetti se non verranno indirizzate e concretamente utilizzate alle opere pubbliche necessarie ai territori".

In audizione l'ANCE ha rilevato come negli ultimi 3 anni ci sia stato un gap tra le previsioni di crescita e i risultati reali pari a circa 10 miliardi di euro in meno che non lascerebbero dubbi sulla necessità di tenere conto dei fallimenti del passato per una manovra che in caso contrario sarà destinata a fallire.

Eliminazione dello split payment

Tra le misure evidenziate dai costruttori vi è l'eliminazione dello split payment, definito "un meccanismo perverso che colpisce le imprese di costruzioni". L’aumento esponenziale del credito IVA che ne deriva impone, alle imprese del settore, una pesante perdita di liquidità, stimata in 2,4 miliardi l’anno, e che, con l’obbligo della fatturazione elettronica, perde la sua ragion d’essere ai fini di un adeguato contrasto all’evasione IVA.

Riduzione del cuneo fiscale

Improrogabile l’introduzione di strumenti volti alla riduzione del cuneo fiscale e contributivo dell’edilizia, per contrastare l’ormai dilagante fenomeno del dumping contrattuale. "Molte imprese - sottolinea l'ANCE - applicando contratti collettivi diversi e che nulla hanno a che vedere con l’attività del settore edile, attuano una concorrenza sleale nei confronti delle imprese regolari. Un primo passo nella direzione auspicata sarebbe la riduzione del contributo per la Cassa Integrazione Ordinaria dal 4.70 al 4%, tenendo conto che la gestione dell’istituto nel nostro settore ha generato un avanzo complessivo di circa 4 miliardi nell’ultimo decennio".

Incentivi ai processi di rigenerazione urbana

Tra le misure fondamentali per il rilancio del settore, l'ANCE ha evidenziato i processi di rigenerazione urbana, dirette a favorire la sostituzione edilizia e la permuta tra vecchi edifici e fabbricati con caratteristiche energetiche e strutturali completamente rinnovate. Entrando nel dettaglio, i costruttori propongono:

  • un regime fiscale agevolato a favore dell’impresa che acquisti il vecchio fabbricato per demolirlo, ricostruirlo e reimmetterlo sul mercato con caratteristiche completamente rinnovate;
  • un meccanismo di premialità a favore dell’acquirente delle singole abitazioni facenti parte degli edifici interamente riqualificati;
  • in tema di incentivi eco e sisma bonus, la rimodulazione dei limiti di spesa per edifici non residenziali di grandi dimensioni per i quali non può essere sufficiente il tetto riservato alle singole unità immobiliari.

I numeri della crisi

Il presidente Buia ha concluso il suo intervento soffermandosi sui numeri della crisi che ha colpito il settore dell'edilizia con la fuoriuscita di 600 mila occupati e oltre 120 mila imprese. "Una crisi - afferma Buia - che ha determinato enormi tensioni finanziarie per molte imprese “sopravvissute”. Molte di queste manifestano difficoltà nel rimborso dei finanziamenti alle banche creditrici che, nello stesso tempo, sono spinte dalla nuova regolamentazione europea lontano dal settore. Per questo sarebbe opportuno un Fondo che garantisca le banche nelle operazioni di rinegoziazione con imprese in difficoltà e consenta il rilancio degli asset immobiliari coinvolti anziché la loro svendita".

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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