Asmel: Le complicazioni del Decreto Semplificazioni

Il gruppo di lavoro dell’Osservatorio ASMEL ha elaborato un rapporto dettagliato sulle criticità presenti nel Decreto semplificazioni

di Redazione tecnica - 30/07/2020

Ci riferiamo al decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76 cosiddetto “Decreto semplificazioni” che, in verità, rischia di creare maggiori complicazioni nell’attività della Pubblica Amministrazione. Lo afferma l’Osservatorio sulla Semplificazione Amministrativa (OSA) promosso da ASMEL, l’Associazione che raccoglie oltre 3300 Comuni in tutt’Italia. Il gruppo di lavoro dell’Osservatorio, coordinato dall’ing. Donato Carlea, presidente emerito del Consiglio superiore dei lavori pubblici, ha elaborato un rapporto dettagliato sulle criticità presenti nel Decreto che, invece di semplificare, appesantiscono l’azione amministrativa.

Per semplificare occorre tagliare le troppe leggi

Secondo l’OSA per semplificare occorre tagliare le troppe leggi e non aggiungerne altre, che intervengono per creare sospensioni e nuovi adempimenti validi fino al 31 luglio 2021. Con l’aggravante di dover interpretare il “combinato disposto” di vecchie e nuove norme. Sarebbe bastato scrivere: “fino al 31 luglio 2021 è possibile derogare al Codice Appalti vigente e far riferimento alle direttive europee”.

Bigottismo normativo

Formula che ha già dato ottima prova di sé con il Decreto per il Ponte di Genova, portato a termine in tempi record. Peraltro, le norme europee, già oggi sono inderogabili perché di rango superiore a quelle italiane e sono scritte in italiano chiaro e semplice. A differenza del bizantino linguaggio in uso nel nostro Codice, tipica espressione del nostro bigottismo normativo, basato sulla cultura del sospetto.

Il problema non è quello di ridurre i tempi delle gare

L’insieme dei rilievi è stato sintetizzato in quella che è stata provocatoriamente battezzata come "Tabella complicazioni”, che prende di mira le modifiche al Codice Appalti. Tutte miranti sostiene l’OSA a ridurre i tempi di espletamento delle gare. Che sono piccola cosa rispetto ai tempi necessari per portare a termine gli appalti. La cui durata media - secondo i dati elaborati dall’Agenzia della Coesione della Presidenza del Consiglio - si aggira attorno ai 2 anni e tre mesi per importi sotto i 100mila euro, per salire fino a 15 anni e 8 mesi per le grandi opere.

90 giorni per le gare

Le gare, invece, possono tranquillamente espletarsi in 90 giorni, secondo ASMEL, che cita la durata media delle 5.000 gare espletate dalla propria Centrale di committenza. Provare a ridurre ulteriormente i tempi di gara non solo è irrilevante rispetto alla durata dell’appalto, ma rischia di produrre l’effetto opposto per i dubbi e le incertezze ingerente da nuove norme che vanno a complicare ancor più un Codice, ormai definito come “manuale di enigmistica giuridica, a risposte multiple”.

Semplificare vuol dire rendere il più semplice possibile - sostiene il Presidente Carlea - coniugando così le esigenze di trasparenza e di efficienza dell’azione amministrativa. Occorre eliminare le troppe e complicate norme che vanificano i migliori intendimenti, mettendo nell’angolo le eccellenze che ci sono e operano con impegno, anzi rischiando di allontanare dalla pubblica amministrazione le migliori energie e i migliori talenti”.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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