Competenze professionali: i diplomati non possono utilizzare il titolo di ingegnere

Nessuno spazio per le furbizie e dunque ad ampliamenti delle competenze in assenza delle condizioni previste, alla creazione di nuove riserve, all'utilizzo d...

07/05/2012
Nessuno spazio per le furbizie e dunque ad ampliamenti delle competenze in assenza delle condizioni previste, alla creazione di nuove riserve, all'utilizzo di titoli professionali diversi e superiori rispetto a quelli di provenienza (e tali da potere trarre in inganno l'utenza), all'introduzione dell'obbligatorietà di iscrizione di soggetti laureati in Albi ai quali questi ultimi possono già ora accedere ma che disertano, ritenendoli inidonei.

Questo è in sintesi il contenuto della nota del Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati in riferimento all'art. 9 del decreto legge n. 1/2012, convertito con legge 24 marzo 2012 n. 27, che ha fra le altre cose previsto la possibilità di accorpamento, su base volontaria, fra professioni che svolgono attività similari e che è stato utilizzato come pretesto dal Consiglio Nazionale dei Periti per portare avanti la loro campagna mediatica di accorpamento in un Albo unico Periti, Geometri e Ingegneri iunior per fregiarsi del titolo di "Ingegneri tecnici".

Gli Agrotecnici hanno ricordato che il possibile accorpamento di professioni similari previsto dal DL n. 1/2012 risulta una vera e propria novità, eccezion fatta per Geometri, Periti industriali ed agrari, riuniti nel COGEPAPI (Coordinamento Geometri, Periti agrari, Periti industriali), intenzionati fino a poco tempo fa a riunirsi in un unico albo. In realtà proprio il 20 aprile 2012 i periti agrari hanno manifestato la decisione di sfilarsi dal progetto per esplorare altre ipotesi, fra le quali quella di un accorpamento "verticale" nel settore agrario, dunque coinvolgendo anche gli Agrotecnici e gli Agrotecnici laureati ed i Dottori Agronomi. Il progetto da qualche tempo è già stato messo in cantiere dagli Agrotecnici e ha portato all'ingresso in questa categoria, a partire dal 2011, dei Dottori Naturalisti e dei Biotecnologi, dando vita all'Albo dei "Colletti Verdi", progetto ora che potrebbe allargarsi ai Periti agrari e, forse, anche agli Agronomi.

Il Collegio degli Agrotecnici ha, inoltre, ricordato che, a prescindere da qualunque valutazione, il testo letterale dell'art. 9 della legge n. 27/2012 non lascia dubbi circa le modalità tramite le quali gli "accorpamenti" potranno essere realizzati, e precisamente:
  • l'accorpamento avverrà con modalità al momento non note (probabilmente saranno contenute nel DPR di riordino degli ordinamenti previsto in pubblicazione entro il 13 agosto 2012), ma esclusivamente fra professionisti che svolgono attività similari e su base volontaria;
  • l'accorpamento non può consentire alle categorie che si fondono insieme l'utilizzo di titoli professionali diversi da quelli loro propri utilizzati prima dell'aggregazione o comunque difformi dalla precisa identificazione del percorso formativo di provenienza (più in concreto è escluso che categorie formate pressoché interamente o prevalentemente da diplomati possano utilizzare il titolo professionale di "Ingegnere");
  • l'accorpamento non può essere l'occasione per ampliare surrettiziamente le competenze professionali prima attribuite a ciascuna delle professioni che si unificano, le quali pertanto conserveranno gli ambiti (ed i limiti) delle attività precedentemente svolte. Questo perché nell'ordinamento nazionale le competenze professionali sono soggette a riserve di legge, che risulterebbe violata ove l'ampliamento avvenisse con un atto normativo diverso (un DPR, in questo caso);
  • con l'accorpamento non si possono obbligare i laureati di primo livello ad iscriversi in determinati Albi (ad esempio al nuovo "Albo unico" richiesto dall'ex-COGEPAPI), togliendo loro la libertà attualmente consentita dal DPR n. 328/2001 di scegliere a quale Albo iscriversi in ragione delle opportunità offerte, dall'eventuale migliore previdenza, dei modelli organizzativi della professione.

Ciò premesso, gli Agrotecnici hanno evidenziato come i suddetti principi sono stati condivisi, oltre che dal loro Consiglio Nazionale, anche da quello degli Architetti, dei Dottori Agronomi, dei Geologi e degli Ingegneri che il 22 marzo 2012 hanno firmato una nota congiunta trasmettendola ai Geometri, ai Periti agrari ed ai Periti industriali.

In definitiva, gli Agrotecnici, senza mezzi termini, hanno ritenuto condivisibile il possibile accorpamento fra professioni similari previsto dalla nuova normativa ma hanno anche affermato che questo non deve essere un pretesto per l'ampliamento delle competenze in assenza delle condizioni previste, la creazione di nuove riserve, l'utilizzo di titoli professionali diversi e superiori rispetto a quelli di provenienza (e tali da potere trarre in inganno l'utenza), l'introduzione dell'obbligatorietà di iscrizione di soggetti laureati in Albi ai quali questi ultimi possono già ora accedere ma che disertano, ritenendoli inidonei.

In riferimento poi alla paventata ipotesi di utilizzare il titolo di "Ingegnere tecnico" per Periti e Geometri, gli Agrotecnici hanno manifestato la loro totale contrarietà affermando che andrebbe a collidere con l'Ordine degli Ingegneri ed in minor parte con quello degli Architetti.

Infine, il Presidente degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, Roberto Orlandi, ha preso l'impegno di non lasciare nulla di intentato per difendere la libertà di "scelta professionale" oggi concessa dal DPR n. 328/2001 ai giovani laureati triennali, che non possono essere costretti ad iscriversi obbligatoriamente ad un Albo nel quale non si riconoscono, ma devono essere lasciati liberi di poter decidere in quale categoria, fra quelle similari già individuate dal DPR n. 328/2001, iscriversi per realizzare le proprie aspirazioni professionali. "Per noi - ha detto Orlandi - questa è una linea di frontiera che siamo pronti a difendere ad ogni costo, e non perché siamo premiati dalle scelte professionale dei giovani laureati triennali (che nel 2011 hanno raggiunto il 42% dei candidati agli esami abilitanti di Agrotecnico e di Agrotecnico laureato), quanto piuttosto perché si tratta di una battaglia di civiltà, per garantire il rinnovamento nelle professioni e portare elementi di concorrenza anche nel mondo degli Ordini".

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