Corruzione negli Appalti Pubblici: Italia al primo posto in Europa

L'abuso di potere per un vantaggio privato. È questa la principale definizione del termine "corruzione" contenuta all'interno del rapporto realizzato dalla P...

31/03/2014

L'abuso di potere per un vantaggio privato. È questa la principale definizione del termine "corruzione" contenuta all'interno del rapporto realizzato dalla PricewaterhouseCoopers (PWC) per conto dell'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) che ha analizzato 8 Stati membri dell'Unione europea (Francia, Ungheria, Italia, Lituania, Olanda, Polonia, Romania e Spagna) su ipotesi di appalti truccati e turbative d'asta nei 5 settori chiave dei contratti pubblici: costruzione di strade e ferrovie, servizi idrici/ambientali, costruzione urbana, formazione, Ricerca & Sviluppo/Hi Teach/Sanità.

Non credo sia necessario evidenziare il nome dello Stato con il più alto numero di turbative d'asta o corruzioni ovvero l'Italia che, con il suo codice unico dei contratti più volte modificato e rattoppato nei suoi buchi profondi, si è resa "colpevole" della metà dei 120 miliardi di euro di appalti truccati dell'intera Unione Europea.

La drammaticità dei numeri è evidente se si pensa che in Italia la percentuale di appalti pubblici con probabili turbative d'stata è del 10% ovvero il triplo della Francia e 10 volte il dato dell'Olanda.

Quali sono le principali cause di questa dolorosa debacle del sistema Italia?

Il rapporto ha messo in luce che la principale causa è rappresentata dalla scarsa formazione dei funzionari che operano all'interno degli Enti pubblici, soprattutto nei Paesi ad alta densità criminale come l'Italia. La mancanza di capacità gestionali genera infatti falle nel sistema in cui mafia e crimine organizzato prosperano senza alcun contrasto.

In realtà, uno dei principali problemi è rappresentato dal Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. n. 163/2006) e dal suo regolamento di attuazione (D.P.R. n. 207/2010) che sin dalla loro emanazione hanno subito continue e spesso inorganiche ed estemporanee modifiche che oltre a risultare inutili hanno generato un clima di incertezza prospero per corruzione e turbative d'asta. La stessa Corte dei Conti ha da tempo criticato pesantemente la normativa sui contratti pubblici, rilevando pesanti limiti nell'applicazione dei suoi 616 articoli complessivi.

Nonostante questo, però, c'è chi ancora continua a parlare di nuove modifiche al Codice ed al regolamento, quando già il 15 gennaio scorso il Parlamento europeo, in seduta plenaria, ha approvato tre nuove direttive e precisamente quelle relative ad appalti di lavori e ad appalti di servizi in sostituzione delle vigenti direttive 2004/18/CE e 2004/17/CE e la nuovissima direttiva concessioni.

Per uscirne in modo serio e definitivo, dunque, sarebbe auspicabili non tanto una nuova revisione della normativa, quanto una vera e propria rottamazione di una norma che in meno di 10 anni ha solo causato incertezza, contenziosi e corruzione. E' presumibili, infatti, che nel giro di poche settimane il Consiglio dei Ministri dell'UE approvi le tre direttive e, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della CE, gli Stati membri saranno obbligati, nei successivi 24 mesi a recepirle.

La speranza è che l'Italia, cosciente dei propri limiti normativi, intervenga subito sul proprio articolato normativo, affiancando ad un provvisorio intervento di rattoppo anche un percorso serio e snello di rinnovamento che punti alla trasparenza e alla velocità delle procedure.

A cura di Ing. Gianluca Oreto

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