DdL Madia: tutti contro le norme sul controllo dei vincoli paesaggistici

Non piacciono proprio le norme sulla tutela del paesaggio contenute nel disegno di legge Madia. "Il principio della tutela del paesaggio, dei beni cultura...

23/07/2015
Non piacciono proprio le norme sulla tutela del paesaggio contenute nel disegno di legge Madia.

"Il principio della tutela del paesaggio, dei beni culturali e dell'ambiente - peraltro sancito dalla nostra Costituzione - va sempre perseguito ed in tal senso gli architetti italiani si sono sempre battuti con forza. Con altrettanta forza va però sottolineato come sia assolutamente indispensabile e indifferibile procedere a una serie di semplificazioni, anche in materia di tutela, rispetto a molte procedure che rendono i processi autorizzativi lunghi, costosi e complessi. Fatta salva l'inderogabile necessità di tutelare i beni monumentali di pregio, oggi in Italia sono sottoposti a vincolo culturale e ambientale moltissimi edifici che hanno quale principale caratteristica l'anzianità o la prossimità a un corso d'acqua, così come è possibile procedere all'annullamento o alla revoca della Scia, Segnalazione Certificata di Inizio Attività, per "autotutela", invocando l'interesse pubblico. Ciò a tutto discapito, ad esempio, della bancabilità di qualsivoglia progetto. Tale situazione, se non affrontata in modo adeguato, rischia di mantenere per molti anni ancora il nostro Paese in una situazione di paludoso immobilismo".

Questo il commento del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori al disegno di legge che mentre riprende al Senato l'iter per l'approvazione, riceve le dure critiche praticamente da parte di tutti (ambientalisti, associazioni, professionisti, consigli nazionali,...) soprattutto per ciò che attiene alle norme che riguardano il controllo sui vincoli paesaggistici. In pratica, se non dovesse essere modificato, il Ddl prevede che le decisioni sulla tutela del paesaggio passino dalla soprintendenza alle prefetture che in questo modo vengono trasformate in "uffici territoriali dello Stato" e, quindi, con raggio di azione castrato a livello locale.

"Porre dei limiti temporali al principio dell'autotutela della P.A. - continuano gli Architetti italiani - ove ciò non arrechi danno al patrimonio artistico, culturale e ambientale, significherebbe porre fine al paradosso che vede il nostro Paese avere il maggior numero di vincoli e di regole, rispetto agli altri Paesi europei, che riguardano la tutela del territorio, ma che registra, al contempo, un livello inaccettabile di abusivismo edilizio, di ferite inferte ai paesaggi e di incuria proprio riguardo alla valorizzazione del nostro impareggiabile patrimonio culturale".

"Una semplificazione vera e controllata - conclude il CNAPPC - che dia fiducia alle capacità dei progettisti e al buon senso degli amministratori locali può invece creare le premesse per interventi di riuso che puntino a valorizzare il patrimonio edilizio diffuso e i tessuti urbani degradati anche sotto il profilo ambientale, energetico e della sicurezza, così come a tutelare i borghi e i centri storici. Cambiano urbanistica e architettura: altrettanto deve cambiare l'approccio alla tutela, valorizzando i principi di riuso dell'esistente e coniugando la tutela di edifici e paesaggi con la vita contemporanea".

A cura di Gabriele Bivona
© Riproduzione riservata