Emilia Romagna: mobilità ciclopedonale, una legge regionale e oltre 8 mln dal Por Fesr

Raddoppio della percentuale di spostamenti in bici e a piedi sul territorio. Dimezzamento, entro il 2020, del numero di vittime su strada, con particolare at...

13/05/2015
Raddoppio della percentuale di spostamenti in bici e a piedi sul territorio. Dimezzamento, entro il 2020, del numero di vittime su strada, con particolare attenzione alla cosiddetta “utenza debole”, secondo le indicazioni dell’Unione europea. Realizzazione di nuove piste ciclabili e di collegamenti tra piste già esistenti, e una maggiore integrazione treno-bici.

Sono alcuni degli obiettivi del nuovo protocollo d’intesa per lo sviluppo della mobilità ciclopedonale in Emilia-Romagna, siglato dalla Regione con le principali associazioni di settore (Fiab, Legambiente, Uisp Comitato regionale, Wwf) e – novità rispetto al precedente protocollo del 2009 – anche Anci e Upi. Un “patto” che impegna i firmatari a tutta una serie di azioni e interventi per il triennio 2015-2017, tra cui la creazione di un Tavolo permanente di confronto, la redazione di una legge regionale sulla mobilità ciclopedonale e l’impiego da parte della Regione di oltre 8 milioni del Por Fesr 2014-2020 per la promozione, lo sviluppo e l’incentivazione degli spostamenti in bici, a piedi e per la moderazione del traffico.

Mobilità ciclopedonale in Emilia-Romagna, alcuni dati Pista ciclabile, bicicletta, ciclisti In Emilia-Romagna la rete della mobilità ciclopedonale vede una percentuale di spostamenti doppia rispetto a quella nazionale: 10%, contro il 5% del dato italiano. A questo proposito, il PRIT 2025 (in fase di aggiornamento) si pone un obiettivo ambizioso, puntando ad alzare ulteriormente la quota al 20%. Negli anni c’è stato un significativo incremento dei chilometri di piste ciclabili realizzate nelle aree urbane dei 13 comuni con popolazione superiore ai 50.000 abitanti, passati dai 400 chilometri del 2000 agli attuali 1.400. Parallelamente le estensioni delle aree a traffico limitato (ZTL) e delle aree pedonali dei centri storici nei 13 maggiori comuni sono aumentate complessivamente, passando dai 7,2 kmq del 2000 agli attuali 10 kmq, mentre quelle delle “zone 30” sono aumentate dai 20 km del 2000 ai 400 km odierni. Inoltre, tutti i comuni capoluogo si sono dotati di sistemi di controllo elettronico dei varchi di accesso alle zone con limitazioni di accessibilità e le ZTL coprono ormai gran parte dei nuclei storici delle principali centri, da Piacenza a Rimini. Per quanto riguarda il sistema regionale di ciclabilità, sono stati censiti 525 interventi/azioni condotti tra il 1995 e il 2013, per un costo complessivo di circa 212 milioni di euro (cofinanziamento regionale di circa 142 milioni di euro). Va ricordato, inoltre, che in Emilia-Romagna ci sono 630 treni attrezzati per il trasporto bici (su un totale di circa 900 circolanti), di cui 90% su rete nazionale e 10% su rete FER.
Con il nuovo protocollo, i firmatari concordano sulla necessità di una legge regionale sulla mobilità ciclopedonale, eventualmente anche nell’ambito di provvedimenti legislativi più complessi, prevedendo, in quest’ambito, un processo di creazione di “Città 30” in tutti i centri principali dell’Emilia-Romagna. Viene rinnovata l’attenzione al tema della sicurezza stradale per ciclisti e pedoni, in modo da arrivare, entro il 2020, al dimezzamento del numero delle vittime degli incidenti (obiettivo posto dall’UE). I firmatari convengono quindi sull’importanza di realizzare campagne informative ad hoc legate alla difesa “attiva” e alla protezione dell’incolumità dei ciclisti, sulla creazione di iniziative di formazione e informazione sull’uso della bicicletta e le possibili forme d’intermodalità. Concordano inoltre sulla promozione, in ambito urbano, di una rete ciclabile che corrisponda alle reali esigenze di mobilità dei cittadini, alla continuità e alla riconoscibilità dei tracciati. Si impegnano ad attuare progetti per sostenere gli spostamenti casa-lavoro e i percorsi sicuri casa-scuola in bicicletta. In ambito extraurbano, il protocollo impegna i firmatari all’individuazione di una rete che possa offrire un’alternativa modale efficace anche sulla media distanza, rispondendo al tempo stesso alle esigenze di sicurezza nella circolazione, ma anche di tutela e valorizzazione del paesaggio. Altro obiettivo individuato dal protocollo, l’incremento dell’uso della bicicletta quale elemento complementare al trasporto pubblico locale per la connessione con le stazioni: in questo contesto va considerato il sistema di bike sharing regionale “Mi Muovo in Bici”, integrato tramite la carta “Mi Muovo”, da rafforzare ed estendere gradualmente con l’aumento del numero complessivo di bici (tradizionali ed a pedalata assistita) e dei punti di prelievo/rilascio.
Con la sottoscrizione (nel 2009) del precedente protocollo, sono stati avviati tutta una serie di interventi, come gli itinerari sicuri casa-scuola (con un contributo di 500mila euro per i Comuni), l’avvio della realizzazione della rete regionale di bike sharing “Mi Muovo in Bici” (2 milioni di euro dalla Regione), l’installazione della segnaletica per l’interscambio bici-treno, i contributi per lo sviluppo e la promozione della mobilità ciclo-pedonale nei principali centri urbani del territorio (circa 34 milioni di euro nel corso degli ultimi 15 anni). Nei primi mesi del nuovo mandato, la Regione ha incentivato l’utilizzo delle biciclette pieghevoli attraverso un rimborso di 100 euro sull’acquisto dell’abbonamento annuale da parte dei pendolari. Ha ripristinato, estendendone la validità anche ai servizi svolti da Tper sulla rete ferroviaria regionale, l’abbonamento annuale che consente di caricare in carrozza la bicicletta. Ha incentivato, inoltre, l’uso di più modalità di trasporto promuovendo una serie di nuovi titoli di viaggio integrati, tra cui “Mi Muovo Multibus”, pensato per chi usa il bus in città diverse e con operatori differenti e particolarmente utile anche a coloro che utilizzano “Mi Muovo Bici in treno”.

Fonte: Regione Emilia-Romagna
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