Energie rinnovabili: le proposte delle Associazioni al Governo Monti

Con una lettera indirizzata al Prof. Mario Monti ed i ministri Passera, Clini e Catania, le maggiori associazioni del settore delle fonti rinnovabili hanno v...

23/01/2012
Con una lettera indirizzata al Prof. Mario Monti ed i ministri Passera, Clini e Catania, le maggiori associazioni del settore delle fonti rinnovabili hanno voluto far sentire la loro voce in merito all'ultima bozza del decreto attuativo del Decreto Rinnovabili (Dlgs n. 28/2011 di recepimento della Direttiva 2009/28/CE).

In particolare, ANEV, ANIE e APER, preoccupati dei contenuti dell'ultima bozza del primo decreto attuativo del D.Lgs. n. 28/2011, hanno evidenziato che i decreti attuativi sono attesi da settembre 2011 e dovranno servire per regolare il futuro di un comparto che ha creato circa 75.000 nuovi posti di lavoro negli ultimi 10 anni e potrebbe creare altri 150.000, generando importanti introiti per lo Stato e gli enti locali in termini di gettito fiscale diretto e indiretto.

< Le Associazioni delle rinnovabili hanno rilevato che l'ultima bozza del decreto attuativo tende a penalizzare il comparto, andando in senso contrario a quanto di buono fatto sin'ora e infliggendo un duro colpo all'intero settore che ne potrebbe compromettere irrimediabilmente lo sviluppo.
La lettera inviata da ANEV, ANIE e APER ha evidenziato i punti maggiormente critici:
  • riduzione del budget di spesa - i 6-7 miliardi di euro previsti nella bozza predisposta dal precedente Governo sono scesi a 5-5,5 miliardi di euro;
  • incentivo minimo in caso di asta
  • - è stata prevista una riduzione del floor che è passato dal 70% previsto nella precedente bozza, già contestato duramente dalle associazioni, al 50% della base d'asta. Se dovesse essere confermata tale previsione, l'incentivo minimo vedrebbe snaturata la sua stessa funzione in quanto, applicando una riduzione del 50%, si avrebbe un valore addirittura inferiore al prezzo della sola energia elettrica scambiata sul mercato;
  • mantenimento di penali eccessive per ritardata entrata in esercizio
  • - sebbene la penale prevista sia passata da -2%/mese a -0,5%/mese, si ribadisce comunque la totale contrarietà alla sua applicazione perché ritenuta ingiustificata e gravemente penalizzante, specialmente se si tiene conto dei lunghissimi e imprevedibili tempi dei procedimenti autorizzativi, malgrado l'entrata in vigore delle Linee Guida Nazionali del settembre 2010;
  • indeterminatezza degli investimenti dovuta al sistema delle aste - l'obbligo di partecipazione alle aste anche per impianti piccoli (già a partire da 6 MW) determina una grave incertezza sull'esito dei relativi investimenti, impedendo una corretta pianificazione, a scapito soprattutto delle imprese di piccole e medie dimensioni. Tutte le scriventi associazioni avevano gia segnalato le criticita legate all'applicazione del sistema delle aste specie con riguardo ai piccoli impianti (la cui implementazione non ha avuto successo in nessun altro Paese europeo) e, per tale ragione, ne avevano proposto l'applicazione, se proprio deve esserci, per i soli impianti di grande taglia (di potenza superiore a 50 MW). Ogni individuazione di taglia dovrebbe comunque essere normalizzata su criteri non discriminatori per una tecnologia, rendendosi pertanto necessario individuare un criterio uniforme. Si propone a tal fine di utilizzare per la definizione della soglia per singola tecnologia la producibilità media degli impianti stessi (ad esempio 80 GWh/anno) ovvero individuare la soglia con il criterio di dividere il parco nuovi entranti al 50% sopra soglia e sotto soglia;
  • riduzione drastica delle tariffe - la riduzione delle tariffe incentivanti prevista dalla attuale bozza del DM fermerà lo sviluppo del settore. Ribadiamo quindi la necessità che la nuova disciplina preveda tariffe incentivanti che assicurino un equo ritorno di investimento e quanto più vicine possibile a quelle già proposte dalle associazioni nei mesi scorsi;
  • meccanismi di Ritiro Dedicato e Scambio sul Posto alternativi ai nuovi incentivi - tali meccanismi sono fondamentali per il sostegno alla generazione distribuita e facilitano l'accesso al credito. Non si capisce perché se ne preveda l'abolizione di fatto;
  • eliminazione della possibilità di un rinnovo del parco produttivo - la disciplina sui rifacimenti, la cui effettiva possibilità è già inficiata dalle restrittive disposizioni del D.Lgs. n. 28/2011, rende anti economica la realizzazione di investimenti sugli impianti esistenti volti a migliorarne l'efficienza.

In conclusione, affinché l'Italia possa raggiungere e superare gli obiettivi comunitari al 2020 e sia in sintonia con la Roadmap 2050 della Commissione Europea, che punta entro il 2030 a raggiungere una quota del 50% dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, è necessario continuare a garantire un sistema efficiente, certo e adeguato di incentivi (anche per la bancabilità dei progetti) almeno fino al raggiungimento della grid parity delle singole tecnologie.

A cura di Gabriele Bivona
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