Ingegneri e Architetti liberi professionisti esclusi da decreto del 17 marzo scendono in campo a difesa dei loro diritti

La lettera inviata da InarSind al Premier Conte in merito ai contenuti del decreto #CuraItalia che ha escluso gli ingegneri e architetti liberi professionisti

di Roberto Rezzola - 22/03/2020

Tutti i liberi professionisti iscritti alla Casse di previdenza private sono stati esclusi dai contributi previsti per altre categorie nel Decreto Legge “Cura Italia” varato dal governo lo scorso 17 marzo.

Su questo non ha esitato a far sentire con forza la propria voce Inarsind, il sindacato che rappresenta gli ingegneri e architetti liberi professionisti, che ha indirizzato, il 21 marzo scorso, una lettera ufficiale al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di fatto un vero e proprio documento propositivo dal titolo: “Cura Italia, la diagnosi e la terapia” (www.inarsind.org ).

Nel testo introduttivo alla lettera vera a propria, che inizia elogiando la Presidenza del

Consiglio “per la capacità di affrontare con determinazione e competenza l’epocale crisi sanitaria”, Inarsind solleva però la propria contrarietà rispetto a questa esclusione: “Ingegneri e Architetti, ma in generale tutti i liberi professionisti “ordinistici”, iscritti alla Casse di previdenza private, in un momento così critico, si rendono infatti conto che “la loro condizione non è stata oggetto di concrete e reali misure di sostegno”, e quindi si sentono considerato “figli di un Dio minore” e per questo “insieme alle loro famiglie e a quelle dei loro dipendenti e collaboratori non possono rimanere inermi”.

Inarsind nella lettera, “con spirito collaborativo e sinergico” presenta allora un documento propositivo che affronta le specifiche esigenze della categoria: “Non si tratta - spiegano architetti e ingegneri - di reclamare assistenzialismo né sussidi di cittadinanza”, ma semplicemente di proporre al Governo “di affrontare questa epocale crisi del Paese con gli adeguati strumenti, anche assumendosi responsabilità di debito per il futuro”.

Secondo Inarsind, infatti, vi è “la necessità di traguardare oltre la fine dell’emergenza e iniziare fin da ora e con urgenza a studiare il piano di intervento straordinario, per riavviare e sostenere l’economia italiana, consentendole di uscire dal tunnel Covid 19”.

L’associazione sindacale chiede, quindi, la realizzazione di “un piano eccezionale per risorse e tempi di erogazione”  che “non potranno essere limitati alla concessione di ammortizzatori o sussidi una tantum ma dovranno agire adeguatamente sui capitoli di investimento per le infrastrutture, per l’incentivazione degli investimenti in tutto il comparto produttivo strategico e innovativo, per la formazione e infine, ma non in ultimo, per il patrimonio immobiliare che costituisce l’essenza del paesaggio Italiano”.

Nel testo di Inarsind c’è anche un forte richiamo all’impegno comune europeo, con l’apprezzamento per il forte allentamento del vincoli finanziari deciso da Bruxelles con “la decisione dell’Unione europea – recita il documento - di rimuovere le ‘manette’ del Patto di stabilità”.

Gli autori della missiva a Conte si definiscono “sempre più convinti che un ruolo fondamentale dovrà essere assunto dalla Ue”, per cui bisognerà tutti insieme, concludono, “trovare le risorse per attuare questo straordinario piano di investimenti infrastrutturali in grado di riavviare il Paese”.

A cura di Ing. Roberto Rezzola
Presidente INARSIND

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