Lavori Pubblici, al via un tavolo congiunto tra le professioni dell'area tecnica

Agrotecnici, architetti p.p.c., dottori agronomi e forestali, geologi, geometri, ingegneri, periti agrari, periti industriali uniti per risollevare le sorti ...

30/05/2013
Agrotecnici, architetti p.p.c., dottori agronomi e forestali, geologi, geometri, ingegneri, periti agrari, periti industriali uniti per risollevare le sorti dei lavori pubblici. E' stato, infatti, avviato un tavolo congiunto costituito tra le principali professioni dell'area tecnica finalizzato alla formulazione di proposte concrete, utili al rilancio dei lavori pubblici, in modo da rilanciare un settore che ha sempre offerto opportunità di lavoro a professionisti e imprese, generando un grande indotto.

Ad annunciarlo è stato un comunicato congiunto delle 8 professioni tecniche, con il quale i Consigli nazionali di agrotecnici, architetti-pianificatori-paesaggisti-conservatori, dottori agronomi e forestali, geologi, geometri, ingegneri, periti agrari, periti industriali, hanno annunciato l'istituzione di un gruppo specifico di lavoro finalizzato a portare all'attenzione di Governo e Parlamento proposte concrete utili al rilancio dei lavori pubblici, offrendo nuove opportunità di lavoro ai professionisti, alle imprese e al grande indotto del settore.

Le proposte
Tra le varie proposte la prima riguarda l'accesso al mercato dei Lavori Pubblici ed era già stata evidenziata dal vicepresidente del CNAPPC e presidente del dipartimento Lavori pubblici Rino La Mendola che aveva chiesto al Governo entrante di "Aprire il mercato dei lavori pubblici ai giovani architetti ed a quelli che non sono titolari di strutture professionali di notevoli dimensioni" (leggi news). Il comunicato delle 8 professioni dell'area tecnica, sulla scia delle dichiarazioni del vicepresidente La Mendola, ha evidenziato come le disposizioni contenute nell'art. 263 del Regolamento di attuazione del Codice dei Contratti (D.P.R. n. 207/2010), subordinano l'accesso alle gare per l'affidamento di servizi di architettura e ingegneria ad alcuni requisiti che minano alle fondamenta il concetto di libera concorrenza. L'art. 263 del D.P.R. n. 207/2010 subordina l'accesso alla gare per l'affidamento di servizi di architettura e ingegneria al fatturato che il concorrente ha maturato negli ultimi cinque anni ed al numero di dipendenti o collaboratori stabili di cui lo stesso professionista ha fruito negli ultimi tre anni. Il risultato della norma è un vero e proprio sbarramento all'accesso al mercato dei lavori pubblici ai giovani e comunque a tutti quei professionisti dell'area tecnica che non siano titolari di strutture professionali di notevoli dimensioni.

"Per comprendere meglio il fenomeno - sottolineano i presidenti degli otto Consigli nazionali - basta osservare i dati ricavati dal monitoraggio dell'Agenzia delle entrate per l'applicazione degli studi di settore: i numeri mostrano infatti che, pur comprendendo le società di ingegneria, solo il 2,73% dei contribuenti esaminati sono in possesso di una struttura professionale con un numero di collaboratori (addetti) superiore a 5. Questi dati, considerato che quasi tutti i bandi pubblicati sul territorio nazionale impongono un numero di addetti superiore a cinque, delineano un mercato dei lavori pubblici sempre più riservato ad un numero estremamente limitato di soggetti e chiuso al 97,27% dei professionisti italiani".

Come già rilevato in un nostro precedente articolo (leggi news), per rimuovere un dispositivo che genera una notevole distorsione delle regole del mercato e della libera concorrenza, gli 8 Consigli Nazionali hanno inviato due note all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ed al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, chiedendo un immediato intervento.

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