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Manovra bis: arriva la firma di Napolitano

Dopo l'approvazione del Senato e della Camera, è arrivata anche la firma del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, con buona pace di sindaci, i...

16/09/2011
Dopo l'approvazione del Senato e della Camera, è arrivata anche la firma del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, con buona pace di sindaci, imprenditori e professionisti, mette la parola fine sulla manovra bis che adesso attende solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Con la legge di conversione del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, approvato a ridosso di ferragosto per fronteggiare le forti tensioni sui mercati finanziari, si dovrebbe raggiungere entro il 2013 quota 53,3 miliardi di euro, anno per cui è richiesto dall'UE il pareggio di bilancio.

I prossimi giorni saranno fondamentali per capire realmente, a prescindere dalle dichiarazioni di destra e sinistra, come i mercati accoglieranno la manovra appena varata dal Governo e per valutare la possibilità (molto probabile) di intervenire con una nuova manovra (tris?) che attui misure più strutturali e, dunque, più impegnative.

All'indomani dell'approvazione della manovra, il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, il presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione, e il presidente facente funzioni dell'ANCI, Osvaldo Napoli, hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi invitando il Governo ad aprire un confronto serio e proficuo "attraverso l'insediamento di una commissione paritetica rappresentativa di tutti i livelli di governo per ricercare soluzioni condivise nell'interesse dei cittadini e del Paese". I tre Presidenti ha evidenziato la necessità di "dare seguito immediato alle sollecitazioni se si vuole veramente riformare il Paese e dare risposta alle richieste che vengono dai cittadini e dalle imprese".

Nella lettera Regioni, Province e Comuni si augurano che vengano elaborate "in tempi brevi e comunque entro 60 giorni proposte sui temi indicati dall'ordine del giorno: un nuovo patto di stabilità che non deprimi più la crescita e gli investimenti e non metta in crisi la qualità e il livello dei servizi resi alle persone; un progetto coerente, applicabile e soprattutto strutturale di razionalizzazione dei costi di funzionamento delle istituzioni e di semplificazione del sistema istituzionale ed amministrativo che il Paese attende da troppi anni".
In tal senso, Regioni, Province e Comuni si dicono ancora una volta pronti a "contribuire ad elaborare e sostenere le riforme necessarie per il rinnovamento delle Istituzioni della Repubblica e per liberare risorse ed energie positive per sostenere sviluppo, crescita ed occupazione".
"Siamo persuasi che abbiamo il dovere ma anche il diritto di contribuire alle decisioni e alle scelte che ci riguardano e che riguardano la vita delle nostre comunità, valutandone l'efficacia e l'equilibrio, perché nella fase difficile che attraversa l'Italia, si possono porre basi solide per farla avanzare in un clima di coesione nazionale e di condivisione delle scelte e dei sacrifici".

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