Post Coronavirus, ripresa economica e Codice dei contratti: le proposte di Finco

Il punto di vista di Angelo Artale (Finco) in merito alla fase 2 post coronavirus e alla riforma del Codice dei contratti

di Redazione tecnica - 15/04/2020

Con l'entrata in vigore del Decreto del Presidente del Consiglio 10 aprile 2020 l'Italia ha cominciato lentamente la riapertura di alcune attività commerciali, produttive ed industriali (leggi articolo). Riaperture che col tempo saranno estese ad altre attività, ma sempre nel rispetto delle misure di contenimento del contagio.

Oltre alla riaperture delle attività, ciò che tutti si aspettano sono delle misure volte a dare un impulso alla ripresa di un Paese che necessiterà di misure straordinarie per il mantenimento di un tessuto economico che arriverà alla fine dell'emergenza in piena crisi. Sull'argomento ripresa ho intervistato il Direttore Generale Finco (Federazione Industrie Prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni e la Manutenzione) Angelo Artale a cui ho posto alcune domande.

1. Presto comincerà la fase 2 in cui si dovrà scegliere come rilanciare un Paese che arriverà stremato (fisicamente ed economicamente). Finco si farà promotore di proposte al Governo nazionale? Se si, quali sono gli asset su cui si dovrà puntare?

Finco ha già indirizzato alcune proposte in merito, sia di carattere generale con particolare riferimento al problema della liquidità, sia di carattere puntuale. In particolare queste le misure specifiche intanto proposte con attenzione al settore delle costruzioni in primo luogo:

1) Stop alla citata disciplina del DURF e alla nuova disciplina di cui all’articolo 17-bis del D.Lgs 241/97 (introdotto dall’articolo 4 del D.L. 124/2019) per i versamenti delle ritenute di lavoro dipendente negli appalti, subappalti, affidamenti e contratti comunque denominati caratterizzati da prevalente utilizzo di manodopera presso le sedi del committente e con mezzi dello stesso.

2) Rinvio delle disposizioni sugli obblighi di trasparenza su sovvenzioni, contributi e aiuti da fornire in nota integrativa al bilancio ai sensi dell’art. 1, commi da 125 a 129, della Legge124/2017, come modificato dall’art. 25 del D.L. 34/2019 (c.d. decreto crescita pubblicato sulla GU del 30/4/2019).

3) Proroga di almeno un anno dei termini fissati al 30 settembre 2020 da Provvedimento Agenzia delle Entrate n. 99922 del 28/2/2020 entro i quali i contribuenti dovrebbero adeguare i propri software di fatturazione elettronica alle nuove specifiche tecniche.

4) Chiarimento normativo che stabilisca come meramente formali le tardive emissioni (trasmissioni) delle fatture che rispettano comunque i termini di versamento dell’imposta.

5) Disciplina della crisi d’impresa di cui al D.Lgs 14/2019 da modificare, prorogando, quantomeno al 15 febbraio 2021, l’entrata in vigore delle disposizioni introdotte dall’articolo 378 del D.Lgs 14/2019 (codice della crisi d’impresa) in materia di estensione della responsabilità degli amministratori.

In un periodo di incertezza generalizzata e di recessione, come quello in cui è entrato il sistema Paese anche a causa (ma non solo) del coronavirus, è semplicemente inopportuno privare di fatto l’imprenditore della limitazione di responsabilità tradizionalmente prevista per le s.r.l. estendendo le possibili azioni dei creditori anche sul patrimonio personale dell’amministratore stesso (socio o meno della società amministrata).

6) Prime misure fiscali a sostegno della liquidità delle imprese che esportano, introducendo il rimborso del credito Iva prioritario, entro 20 giorni e senza richiesta di documentazione e garanzie fideiussorie, per chi emette fattura elettronica ai sensi dell’articolo 1 del D.Lgs 127/2015 verso controparti non residenti (ad esempio per esportazioni, cessioni intracomunitarie o lavorazioni) per l’importo figurativamente corrispondente all’Iva non dovuta su dette operazioni. Il settore delle “esportazioni” a seguito del coronavirus, anche per l’effetto di improprie comunicazioni diffuse in queste settimane, dovrà lottare per anni prima di recuperare immagine e fiducia nel contesto internazionale. E’ fondamentale pertanto individuare quanto prima una serie di misure a sostegno del “Made in Italy” partendo dall’eliminazione di qualsiasi ostacolo interno alle imprese che “esportano”. In tal senso va quindi immediatamente riconosciuto il rimborso immediato dei crediti Iva che normalmente vengono accumulati da chi esporta. E rendere subito operative le misure contenute in proposito all’articolo 72 del Decreto “Cura Italia”. Vedremo in proposito ai Tavoli convocati dal Ministro Di Maio .

7) Stop alle disposizioni attualmente previste in materia di Reverse charge dall’articolo 17 comma 6 del DPR 633/72 (settore costruzioni in particolare) e stop ad eventuali nuove autorizzazioni comunitarie in deroga per prorogare la disciplina dello Split payment di cui all’articolo 17-ter in scadenza il prossimo 30/6/2020. La fattura elettronica introdotta in via pressoché generalizzata dal 2019 permette di seguire con celerità eventuali frodi o abusi. Va restituita quindi la liquidità tolta a molte imprese del settore che soffrono costantemente di crediti Iva non incassandola sulle proprie forniture a causa del Reverse charge . Analogo discorso in merito alla disciplina dello Split payment su cui si impone in tutta evidenza il fatto che questo regime in deroga, autorizzato dal Consiglio UE 2017/784/UE del 25 aprile 2017, dovrebbe cessare appunto il prossimo 30/6/2020.

8) Introdurre una piattaforma pubblica (o a monitoraggio pubblico) che consenta e proponga agli operatori che emettono fattura elettronica di compensare in modo multilaterale i propri debiti e crediti commerciali; in questo modo potrebbero essere ridotte le esigenze di ricorso al credito bancario.

2. Negli ultimi giorni si è tornati a parlare di Codice dei contratti, che fine ha fatto il Regolamento?

Ecco, per l’appunto, ce lo chiediamo, dopo che il Tavolo di lavoro della filiera - quando ancora vi partecipavamo come Finco - era stato pressato perché entro il 31 gennaio avrebbe dovuto essere consegnata la relativa bozza di proposte. Abbiamo appena scritto al Ministero per avere lumi. Comunque, tenuto anche conto della situazione venutasi a creare, è ragionevole attendere qualche tempo in più piuttosto che commettere sbagli.

3. Restiamo sul tema Codice dei contratti, pensa che il Governo dovrà intervenire con una riforma strutturale o ritiene sia meglio puntare su delle modifiche chirurgiche che possano rilanciare la spesa pubblica e velocizzare le procedure di affidamento?

Assolutamente intervenire con modifiche chirurgiche. Lasciare discrezionalità alle stazioni appaltanti avrebbe le conseguenze che ho già descritto nell’articolo che avete ospitato e, cioè, meno trasparenza oggettiva, maggiore discrezionalità o anche fermo per timore di conseguenze a carico personale da parte di dirigenti e funzionari. Se già tali timori ci sono in presenza di una disciplina puntuale, figuriamoci in sua assenza. E comunque sarebbe l’ora di finirla con questa storia della non firma per timore. Se sei un dirigente ti prendi le responsabilità altrimenti sarà bene che tu venga demansionato. Infatti non è detto che si debba diventare dirigenti per inerzia. La dirigenza non può essere disgiunta dalla responsabilità. E teniamo conto che i dirigenti pubblici, contrariamente a quelli privati e delle imprese , hanno di fatto la garanzia del posto, cosa che fa la differenza specie in questo frangente.

4. Qualcuno ha avanzato l'ipotesi di sospendere il Codice nella sua interezza puntando sull'assunzione di responsabilità delle stazioni appaltanti che potrebbero utilizzare l'affidamento diretto. Che idea si è fatto sull'argomento?

Vorrei fare riferimento alla semplificazione del regime degli appalti proposta dalla spesso richiamata Commissione europea con la Comunicazione 2020/C108 I/01 del primo aprile scorso: essa riguarda deroghe solo per le gare afferenti la sanità e non tutto il Codice degli appalti come si ventila da parte di qualcuno nello sblocca cantiere 2 in gestazione. In coerenza con quanto sopra potremmo aggiungere che la semplificazione del Codice degli appalti potrebbe limitarsi solo al comparto sanità, come prevede la citata comunicazione UE.

5. L'ultima classifica stilata da Doing Business ha rilevato che il settore dei contratti pubblici rappresenta mediamente tra il 10% e il 25% del PIL di ogni Paese. Com'è possibile che l'Italia, a distanza di 4 anni dalla riforma del 2016, non ha ancora un quadro normativo completo?

Per rispondere a questa domanda ci vorrebbe un’intervista a parte: in questa sede mi limito a dire che “le colpe” sono equamente tripartite tra politica, burocrazie ma anche rappresentanze di impresa che non hanno saputo - o voluto - trovate un momento decisionale condiviso in pari dignità e non ancillare tra i veri protagonisti dell’industria delle costruzioni e non tra chi ci sta pur di sedersi al Tavolo. Dieci anni fa siamo stati vicini ma poi non si è riusciti. Questo ha avuto certamente ripercussioni sulla fluidità del cammino normativo posto che gli interessi lobbistici più rilevanti, quelli delle imprese generali e quelli delle imprese specialistiche e super specialistiche ,si presentano spesso in ordine contrapposto. C’è poi il tema dei concessionari e dell’anomalia che caratterizza la percentuale “InHouse” di quelli stradali.

6. Con l'obiettivo di velocizzare le procedure di affidamento, senza rinunciare alla qualità, se potesse modificare 3 disposizioni contenute nel Codice dei contratti, quali sceglierebbe e perché?

1. non chiedere OEPV sul progetto esecutivo perché oggettivamente impossibile da applicare.

2. abbassare la soglia di 1milione per affidamento senza gara (procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando).E' vero che è stata scalettata la procedura in base all'importo, ma un milione è una cifra importante anche se si invitano 15 imprese.

3. Avvalimento: dovrebbe essere vietato (a prescindere da quello che dice l'UE) o ristretto a circostanze davvero eccezionali di carenza di imprese idonee sul mercato.

Il punto centrale rimane comunque la qualificazione: occorre togliere qualunque dubbio circa il fatto che alla gara possa partecipare e successivamente eseguire solo chi è realmente qualificato (sulla base di criteri stringenti che tengano conto di know how, personale qualificato ed attrezzature).
In via generale si rileva la mancanza di strumenti di equilibrio tra gli operatori economici come il contratto tipo di subappalto che, assieme alla certezza dei pagamenti da parte della PA (anche questa previsione si potrebbe scrivere meglio nel Codice, inserendo chiaramente anche i fornitori con posa in opera ed i noleggianti a caldo), migliorerebbero la vita dei cantieri . Infine sia consentito di citare una cosa di troppo che è invece presente: il settore dei Beni Culturali non dovrebbe stare nel Codice ma avere una propria regolamentazione.

7. Per il rilancio del settore dei contratti pubblici saranno necessari anche investimenti. Quali proposte si potrebbero avanzare all'Unione Europea?

La deroga al patto di stabilità dovrebbe essere stabilizzata per quanto riguarda le spese per investimenti .In questo ambito, ma solo in questo, dovrebbero essere consentiti, ed anzi sarebbero auspicabili , controlli da parte della Comunità onde tali deroghe non siano, more solito, dirottate su spesa corrente.

Ringrazio il direttore Angelo Artale per il contributo e lascio come sempre a voi ogni commento.

#unpensieropositivo

A cura di Ing. Gianluca Oreto

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