Riforma Ordini territoriali, Zambrano (CNI): "Riorganizzazione volontaria per migliorare il livello di efficienza"

Predisporre una proposta di riforma del sistema degli Ordini territoriali sulla base di direttive e indirizzi che saranno definiti e deliberati dall’Assemble...

29/06/2016

Predisporre una proposta di riforma del sistema degli Ordini territoriali sulla base di direttive e indirizzi che saranno definiti e deliberati dall’Assemblea dei Presidenti.
È questo l'obiettivo a cui lavorerà il prossimo Consiglio Nazionale degli Ingegneri (nel 2016 sono previste le elezioni per il rinnovo dei vertici) dopo il 61° Congresso Nazionale andato in scena a Palermo dal 22 al 24 giugno 2016.

La precisazione è arrivata puntuale direttamente dal Presidente Armando Zambrano dopo che alcuni quotidiani avevano riportato la notizia di un disegno di legge delega che avrebbe avuto l'obiettivo di riformare gli ordini, portandoli dal livello provinciale a quello regionale, e riducendoli in numero da 106 a 20 con un conseguente abbattimento dei costi e della quota di iscrizione.

Notizia che non poteva passare inosservata (soprattutto nell'anno delle elezioni) e che ha prontamente ricevuto la risposta del Presidente del CNI: “Ci siamo opposti a che la riorganizzazione territoriale degli Ordini avesse come criterio guida quello del numero degli iscritti. Essa dovrà essere in primo luogo funzionale, cioè finalizzata a migliorare la capacità delle strutture ordinistiche di rispondere alle esigenze degli iscritti. Una riorganizzazione degli Ordini su base volontaria che non vuol dire abbandonare la dimensione provinciale”.

Nessuna riduzione in numero ma la volontà di avviare un percorso di autoriforma dell’organizzazione degli Ordini territoriali che si poggi:

  • sulla conoscenza delle dinamiche, esigenze e criticità cui ciascun Ordine provinciale è sottoposto;
  • su un processo di razionalizzazione dei costi del sistema degli Ordini, accompagnato all’incremento dell’efficienza dei servizi offerti agli iscritti all’Albo.

Tra i punti programmatici emersi nel corso del dibattito congressuale, c’è la possibilità di riorganizzare volontariamente gli Ordini professionali - ha affermato Zambrano - al fine di migliorare il livello di efficienza nell’esercizio dei compiti istituzionali loro affidati. Noi ci siamo opposti a che la riorganizzazione territoriale degli Ordini avesse come criterio guida quello del numero degli iscritti, ottenendo un passo indietro del Ministero su questo punto. La riorganizzazione dovrà essere in primo luogo funzionale, cioè finalizzata essenzialmente a migliorare la capacità delle strutture ordinistiche di rispondere alle esigenze degli iscritti, fornendo loro un adeguato set di servizi. Per questo, solo gli Ordini, coordinati dal Consiglio Nazionale, possono decidere in proposito”.

Per questo motivo, la mozione finale, approvata all’unanimità al termine del Congresso di Palermo, ha invitato il CNI alla stesura di una Carta dei Servizi condivisa e omogenea a livello nazionale che faccia da riferimento se condivise a forme volontarie di organizzazione tra Ordini.

Ciò significa - ha proseguito il numero 1 del CNI – prendere atto dell’esistenza di altri organismi che, pur non istituzionalizzati, garantiscono l’interlocuzione con le Regioni, ma che possano anche contribuire ad offrire ulteriori servizi e che gli Ordini provinciali di più ridotte dimensioni hanno difficoltà a fornire".

Nessun rapporto, però, con la dimensione e nonostante la forbice degli iscritti ai 106 Ordini provinciali vada da piccoli presidi con meno di 400 iscritti ad aree provinciali più consistenti con oltre 10.000, secondo il Presidente Zambrano "Questo non ha alcun rapporto con la dimensione territoriale degli Ordini che deve rispondere anche alle esigenze, più volte manifestate, di mantenere quel rapporto relazionale con gli iscritti, ma anzi accrescerne la capacità di rispondere alle esigenze degli iscritti attraverso un processo volontario di condivisione e coorganizzazione dei servizi, su base essenzialmente regionale”.

Nella mozione, approvata all’unanimità, gli ingegneri italiani hanno inoltre impegnato il CNI e gli Ordini territoriali a predisporre una proposta di riforma del sistema degli Ordini, sulla base di direttive e indirizzi che saranno definiti e deliberati dall’Assemblea dei Presidenti.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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