Riforma Professioni e Rinnovo CNAPPC: il commento di Franco Porto Ordine Architetti PPC di Catania

A pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale Architetti PPC, dopo aver svelato i nominativi di tutti i candidati, continuiamo a far c...

09/02/2016

A pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale Architetti PPC, dopo aver svelato i nominativi di tutti i candidati, continuiamo a far conoscere meglio il pensiero di alcuni aspiranti nuovi consiglieri.

È il turno dell'Arch. Franco Porto, Consigliere dell'Ordine degli Architetti PPC Catania, che ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande che riportiamo di seguito integralmente.

Dal 2006 ad oggi i professionisti dall'area tecnica hanno visto diminuire le loro "tutele", crollare i fatturati e contestualmente aumentare gli obblighi a loro carico. La prima conseguenza ha riguardato la crisi d'identità della professione che ha visto decadere la qualità delle prestazioni professionali. Come pensa sia potuta accadere questa vera e propria "debacle"?

Mi chiede di rispondere a proposito di dieci anni di trasformazioni e di processi della nostra società tutta e dello stato delle professioni tecniche, della loro crisi di involuzione e della loro perdita di posizioni nella catena del processo edilizio. Le voglio rispondere con l'esperienza e dal mio punto di vista del mio ruolo ricoperto all'interno del Consiglio dell'Istituto Nazionale di Architettura, conosciuto con la sigla storica IN/ARCH. Questi dieci anni sono stati fondamentali per capire che il mercato delle professioni tecniche subiva un chiaro attacco da chi ha iniziato a capire della vulnerabilità dell'organizzazione del professionista, mai promotore di un qualunque iniziativa progettuale nel rapporto con la Pubblica Amministrazione e sempre di più figura coinvolta dalle imprese in rapporto spesso di complici per il raggiungimento del massimo profitto. La crisi dei Concorsi ha livellato il mercato, il grande sforzo di alfabetizzare il professionista nella rappresentazione digitale o nell'uso di nuovi strumenti operativi di lavorazione del progetto in rete con la tecnologia BIM, lo dimostrano. I tanti “nemici” della prestazione intellettuale hanno saputo che in Italia gli studi sono di dimensioni ridotte e la stragrande maggioranza sono composti da una sola persona.

Minimi tariffari, formazione continua e assicurazione professionale. Sono solo alcuni dei temi più scottanti che hanno interessato i professionisti dell'area tecnica. Qual è il suo punto di vista?

Parliamo degli obblighi a carico del professionista, che hanno fatto esplodere tutte le contraddizioni per la concomitante presenza all'interno degli Ordini, di liberi professionisti, di dipendenti pubblici e di docenti. Si sta seguendo il percorso, magari molto discutibile, di rapportare il professionista ad un impresa senza aver valutato il grado di impreparazione culturale che una simile scelta avrebbe comportato, le colpe sono anche per i ritardi di valutazione delle politiche attendistiche esercitate dai nostri rappresentanti verso il Governo. Lo si evidenzia dai risultati dei Tavoli di lavoro, elaborati con scarso senso della realtà esterna e senza quella necessaria relazione con gli “altri mondi professionali”, seguendo con il mio Istituto molto da vicino le evoluzioni programmatiche e le azioni di ANCE e CNA, mi accorgevo della poca relazione tra di loro. Per non eludere la domanda, credo che gli obblighi arrivano in un momento sbagliato ed in particolare la Formazione continua è stata avviata priva di linee guida e da vera opportunità è invece diventata uno degli obblighi più insopportabili per gli iscritti, nonostante sia ancora gratuita.

Nonostante il ruolo principale degli Ordini professionali sia controllare i professionisti a tutela del mercato, pensa che avrebbero potuto avere un ruolo diverso a tutela della professione?

Gli Ordini Professionali non accettano di essere considerati una “casta”, ma anche le recenti elezioni nazionali stanno confermando le grandi difficoltà di “penetrazione” per chi non si associa velocemente ai raggruppamenti, secondo modalità elettorali impenetrabili. Il risultato confermerà che i soggetti meritevoli, potranno continuare ad esercitare per la stesura di documenti che al massimo diventano corposi programmi elettorali per chi dovrà candidarsi per governare per i prossimi cinque anni. Gli Ordini perdono troppo tempo a studiare come fare finta di cambiare, per poi lasciare tutto così come è sempre stato, e anche stavolta su tutti gli appuntamenti importanti non riusciranno ad anticipare il Governo e subiranno tutte le Riforme già in itinere, probabilmente già da dopo queste elezioni. Bisogna aprire urgentemente un dialogo con le altre professioni tecniche ed imporsi affinché il Progetto di Architettura sia riservato agli architetti e che la procedura concorsuale è al momento l'unica che può garantire la massima qualità dell'intervento progettuale, ripensandone anche in questo caso le modalità organizzative.

In che modo gli Ordini incidono nelle scelte dei legislatori che riguardano i liberi professionisti?

Dopo la recente Riforma, il ruolo degli Ordini è stato notevolmente ridimensionato e la Formazione Continua né ha certificato definitivamente il ruolo di nuovi soggetti, ma presto saranno ridimensionati nel numero degli iscritti e nella capacità di incidere nell'attuale quadro istituzionale, ecco che il CNA dovrà rivedere il suo ruolo per meglio rappresentare gli Ordini Territoriali, in molti destinati ad essere costretti ad accorparsi, con quelli limitrofi, per meglio coprire le spese di gestione. Questa sicuramente sarà l'ultima elezione con 105 Ordini Territoriali che votano.

Quali risultati concreti sono stati raggiunti negli ultimi 10 anni dagli Ordini professionali?

Sono stato Consigliere dell'Ordine dal 1996 al 2006, in pratica ho volontariamente lasciato dopo dieci anni e proprio nel momento dell'inizio del declino della professione oltre che degli stessi Ordini: Non ricordo importanti momenti e determinanti risultati. Sono rientrato nel 2013, intanto ho potuto verificare in un contesto nazionale lo stato dell'Architettura italiana, non ho trovato rientrando nell'Ordine una corrispondenza tra la struttura organizzativa e le trasformazioni che si avvicendavano nel particolare momento della professione, con il risultato che vedo inseguire più quello che si decide fuori dal nostro mondo, che invece di farsi seguire sulle nostre questioni. Per esempio sul Ri.U.So., viene presentata come l'intuizione più grande del nostro CNA, ma era già una bandiera dell'ANCE da molto tempo e nonostante interessi secondo il CRESME il 70% del mercato delle costruzioni, può non essere letta come una buona notizia per l'architettura, che solo con il rilancio delle politiche di nuova architettura, anche con la rottamazione di gran parte del patrimonio edilizio, potrà rilanciare il nostro settore.

Quale ruolo dovrebbero assumere gli Ordini professionali? Crede sia necessario riformare il ruolo degli Ordini professionali e dei Consigli Nazionali? Se si, in che modo?

Per meglio capire come riformare gli Ordini, dovrà essere meglio chiarito il loro ruolo. Se nel 2016 assistiamo a conflitti come quello degli architetti del vecchio ordinamento, che non potranno più iscriversi negli Ordini degli Ingegneri o sulle numerose sentenze (clamorosa quella sulla progettazione degli impianti cimiteriali) circa le competenze degli architetti e degli ingegneri, con irrisolto il ruolo del dipendente pubblico o del docente della pubblica istruzione, nell'elaborazione di attività progettuale, non sarà possibile riformare il ruolo degli Ordini. Soffia un vento di diffidenza sugli Ordini Professionali e se prima era percettibile solo quello della gente, oggi sembra sostenuto anche dall'interno della comunità degli architetti ed anche il distacco di queste elezioni dalla base degli iscritti non aiuta certamente e non va nella direzione del cambiamento sperato.

Nonostante il crollo dei fatturati, le principali cariche istituzionali dei Consigli Nazionali hanno registrato continui incrementi nei loro emolumenti. Come pensa sia stato possibile?

In un momento come quello attuale, non è molto popolare parlare degli emolumenti delle principali cariche istituzionali del Consigli Nazionale ma si dovrà fare in fretta un'autocritica istituzionale per una significativa riduzione di spesa, anche con conseguenti benefici per le percentuali delle quote che ogni vengono puntualmente trasmesse da tutti gli Ordini. Bisognerà snellire gli organigrammi ed evitare di appesantire le spese con nuovi organismi (tipo Centri Studi), ma soprattutto potenziare il sistema di collegamenti in rete per evitare le frequenti riunioni nazionali e le conseguenti spese.

Nei prossimi giorni si rinnoverà il direttivo del CNAPPC, come giudica il sistema di elezione dei Consigli Nazionali?

Il sistema di elezione del Consiglio Nazionale può ritenersi obsoleto, in queste elezioni con la mia candidatura, ho verificato tutti gli sbarramenti posti ai vari livelli proprio per impedire visibilità alle candidature libere, ma non meno gravi sono le limitazioni imposte nei singoli Ordini, dove diventa necessario fornire più strumenti per esercitare meglio il ruolo di opposizione costruttiva. Queste elezioni nazionali hanno dimostrato ulteriormente l'incapacità di voler cambiare e di voler rinnovare, anticipando le iniziative governative, si tratta di un sistema blindato che solo i più romantici possono pensare che esprima segnali di democrazia diffusa, forse illude sapere che tutti gli iscritti si possono candidare, ma non si comprende il fatto che comunque non sono ammessi al voto.

Quali obiettivi dovrebbe portare avanti il direttivo del CNAPPC che sarà in carica nel prossimo quinquennio?

Il Nuovo Direttivo del CNAPC per i prossimi cinque anni, dovrà portare avanti quanto già avviato dal Consiglio uscente ma per le aspettative generali, dovrà aprire nuovi obiettivi che per essere affrontati confido molto sulle nuove generazioni di figure emerse negli ultimi anni, ecco che per affrontare una fase di grande cambiamento e di rinnovo come questa, bisogna limitare la riproposizione di Consiglieri uscenti ed eleggere candidati esperti, con l'entusiasmo dell'esordio, per mettere a disposizione tutta quella freschezza di nuove idee e l'esperienza sicuramente fatta in quest'ultimo biennio di coinvolgimento nazionale. Si tratta di un impegno di servizio per la categoria e soprattutto in una fase di grande trasformazioni, vogliamo farlo con candidati che hanno superato da qualche anno i settant'anni di età?
Auspico un Nuovo Consiglio Nazionale giovane e smanioso di operare per recuperare tutti i distacchi accumulati, in generale e soprattutto con i “cugini” ingegneri, che nella seconda metà del 2016 rinnoveranno il loro Consiglio Nazionale, festeggiando gli enormi regali ricevuti nelle attribuzioni di competenze , spesso anche per loro inattese.

Ringrazio l'architetto Franco Porto per il prezioso contributo e lascio come sempre a voi ogni commento.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

 

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