Riforma appalti e Direttive europee: riprende al Senato l'esame del disegno di legge

L'Assemblea del Senato ha ripreso stamattina l'esame del disegno di legge recante delega al Governo per il recepimento delle direttive europee sugli appalti ...

17/06/2015
L'Assemblea del Senato ha ripreso stamattina l'esame del disegno di legge recante delega al Governo per il recepimento delle direttive europee sugli appalti e concessioni (ddl n. 1678), nel testo proposto dalla Commissione; in pratica il recepimento della direttiva 2014/23/UE del 26 febbraio 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, della direttiva 2014/24/UE del 26 febbraio 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE e della direttiva 2014/25/UE del 26 febbraio 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE.

Il ddl, composto di un solo articolo, reca una delega al Governo, che dovrà essere attuata entro il 18 febbraio 2016, per il recepimento di tre direttive che riordinano la normativa europea. E' prevista la redazione di un nuovo codice degli appalti pubblici e delle concessioni e la conseguente abrogazione delle attuali disposizioni. Tra i criteri della delega:
  • il divieto di introdurre, o di mantenere negli atti di recepimento, livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive europee;
  • la razionalizzazione del quadro normativo in materia di appalti pubblici e di concessioni, finalizzato a un maggior livello di certezza del diritto e di semplificazione dei procedimenti;
  • la trasparenza e pubblicità delle procedure di gara; la riduzione degli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti e la semplificazione delle procedure di verifica da parte delle stazioni appaltanti;
  • il contenimento dei tempi e la piena verificabilità dei flussi finanziari, anche attraverso adeguate forme di centralizzazione delle committenze e di riduzione del numero delle stazioni appaltanti;
  • la razionalizzazione ed estensione delle forme di partenariato pubblico privato;
  • la revisione del sistema vigente di qualificazione degli operatori economici, in base a criteri di omogeneità e trasparenza;
  • la razionalizzazione dei metodi di risoluzione delle controversie alternativi al rimedio giurisdizionale, anche in materia di esecuzione del contratto;
  • il miglioramento delle condizioni di accesso, per le piccole e medie imprese e le imprese di nuova costituzione, al mercato degli appalti pubblici e delle concessioni;
  • l'individuazione, per le procedure di affidamento, di modalità volte a garantire i livelli minimi di concorrenzialità, trasparenza e parità di trattamento;
  • la trasparenza, nella eventuale partecipazione dei portatori qualificati di interessi ai processi decisionali finalizzati alla programmazione e all'aggiudicazione di appalti pubblici e concessioni.

La Commissione ha introdotto ulteriori criteri direttivi:
  • il divieto di affidamento dei contratti attraverso procedure derogatorie;
  • la sostituzione del criterio del massimo ribasso con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, anche nei servizi ad alta intensità di manodopera;
  • la valorizzazione di esigenze di sostenibilità ambientale e di clausole sociali;
  • la previsione di forme di dibattito pubblico nei territori interessati da opere infrastrutturali che hanno impatto sull'ambiente;
  • la valorizzazione della fase progettuale e il contenimento delle varianti in corso d'opera;
  • il rafforzamento dei poteri di vigilanza e indirizzo dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), che elaborerà contratti-tipo e bandi-tipo e istituirà un albo nazionale dei commissari di gara;
  • l'istituzione, presso il Ministero delle infrastrutture, di un albo nazionale per il ruolo di responsabile dei lavori;
  • l'affidamento delle concessioni mediante procedura ad evidenza pubblica, con una disciplina transitoria per le concessioni autostradali.

Mentre nella seduta di giovedì 11 giugno il relatore ha riferito sui contenuti del provvedimento e si è svolta la discussione generale, ieri, in sede di replica, il relatore, sen. Esposito (PD), ha affermato che le procedure ordinarie saranno adottate anche per le grandi opere, anche se non c'è una proposta di superamento formale della legge obiettivo. Ha osservato inoltre che il regime transitorio, non equivalente a una proroga, è previsto solo per le concessioni in scadenza. Ha specificato, infine, con riguardo al project financing, che il provvedimento non prevede il superamento della gara per l'affidamento dei lavori e la fornitura di beni e servizi.

Sempre ieri, sono stati illustrati gli emendamenti.
SEL propone di prevedere la soppressione delle procedure straordinarie della legge obiettivo; di sottoporre le opere del programma strategico alla valutazione ambientale e subordinarle all'aggiornamento del piano dei trasporti e della logistica; di applicare le procedure di evidenza pubblica a tutte le concessioni.
M5S propone di superare le procedure della legge obiettivo; di eliminare il divieto di livelli di regolazione maggiori a quelli europei; di prevedere controlli ex post; di eliminare le proroghe in materia di concessioni.
FI-PdL propone di sopprimere il criterio troppo generico relativo alla previsione di soluzioni innovative; di considerare l'interesse pubblico ad avere il più ampio numero di partecipanti alle gare; di salvaguardare la possibilità di autonome committenze locali per importi fino a 40.000 euro, in base al principio di sussidiarietà; di sopprimere l'articolo 5 della legge sblocca Italia sulle proroghe delle concessioni stradali e prevedere una tempistica adeguata per le concessioni in scadenza; di includere anche i giovani nell'albo nazionale dei direttori dei lavori.
La Lega Nord propone di creare una bad list delle imprese che si sono avvalse ripetutamente di riserve e varianti in corso d'opera. Il sen. Margiotta (Misto) propone di ampliare i margini di discrezionalità del Governo nell'operare distinzioni tra piccole e grandi concessioni, nonché tra servizi, forniture e lavori.

A cura di Gianluca Oreto
   
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