Blocco cessioni: la proposta di Confindustria per l'acquisto dei crediti fiscali

Il presidente Carlo Bonomi conferma la disponibilità per 54 miliardi di euro l'anno. Positivo il riscontro di OICE: necessaria una pronta e diretta operatività fra cedenti e cessionari finali, senza intermediazioni

di Redazione tecnica - 16/03/2023
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Blocco cessioni: la proposta di Confindustria per l'acquisto dei crediti fiscali

Apre una speranza sui crediti incagliati la proposta del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, sull'acquisto dei crediti fiscali da parte delle industrie. "Il Decreto Rilancio è nato per uscire dal periodo pandemico, per intervenire su un settore che da 15 anni ne soffriva, ma dopo se ne è abusato", ha dichiarato Bonomi, sottolineando come, il Decreto Blocca Cessioni sia una conseguenza per correre ai ripari dopo l’interpretazione di Eurostat sulla pagabilità dei crediti fiscali. È stato però sbagliato il metodo: “se fossimo stati convocati prima di prendere quella decisione, avremmo trovato insieme una soluzione, invece di spiazzare così famiglie e imprese".

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Da qui la proposta: “Con grande senso di responsabilità, se il sistema bancario ha problemi a comprare quei crediti, lo facciamo noi. Noi imprese aiutiamo i colleghi. Abbiamo uno spazio fiscale di 54 miliardi all'anno. Quel problema - ha concluso - lo possiamo risolvere in sei mesi. Spero che qualcuno colga questa nostra disponibilità".

Una proposta che OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, ritiene “molto positiva e assolutamente da condividere negli obiettivi e nei contenuti”, ha commentato il presidente Giorgio Lupoi. “Ci auguriamo adesso che dalle parole si passi ai fatti, il tempo è ormai condizione fondamentale e decisiva per evitare il fallimento delle imprese e dei progettisti impegnati in questi interventi ad oggi bloccati e senza un futuro di certezze”. Non solo: alla luce del D.L. n. 11/2023, che ha sostanzialmente eliminato la responsabilità solidale, Lupoi reputa che non ci siano ostacoli a una proficua operatività diretta tra cedenti e cessionari finali (in questo caso il settore industriale), senza necessità di intermediazioni.

Sulla questione è intervenuto anche Fabio Tonelli, coordinatore del Gruppo di lavoro Superbonus OICE e coordinatore OICE Abruzzo. “Va anche considerato come vi sia ancora una grande confusione sul significato di "crediti incagliati". Per consentire una seppur approssimativa valorizzazione di questa ingente mole di crediti è necessario e opportuno che si faccia riferimento ai crediti prodotti e rendicontati nei cassetti fiscali di imprese, professionisti e cittadini che non trovano cessionari, ossia a quei crediti in corso di produzione per cantieri in esecuzione, oltre ai crediti che sono stati oggettivamente maturati, ma che non potranno essere reclamati perché i cantieri non partiranno o non ripartiranno".

Secondo Tonelli, alla luce di questa definizione, ai 19 miliardi indicati dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, vanno come minimo sommati quelli in cassetto fiscale e in procinto di andare in cassetto del settore professionale e dei cittadini. “Adesso per attivare la diretta operatività fra cedenti e cessionari possono essere messe sul tavolo soluzioni operative diversificate per le diverse esigenze dei cessionari. Per questo siamo a disposizione dei colleghi di Confindustria, sia a livello territoriale sia nazionale per renderle esecutive".