Delega al Governo per la riforma Codice dei contratti, le audizioni in Senato

In vista della riforma del Codice dei contratti in un nuovo ciclo di audizioni al Senato si discute su come migliorare il quadro normativo

di Redazione tecnica - 29/10/2021

Entra nel vivo la discussione in Senato per la definizione della legge che delega il Governo a revisionare il quadro normativo previsto per i contratti pubblici.

Codice dei contratti: il quadro normativo

Un quadro normativo composto dal Decreto Legislativo n. 50/2016, da una sessantina di provvedimenti attuativi (tra decreti e linee guida) e almeno altri tre importanti Decreti Legge che hanno previsto delle modifiche a tempo (lo Sblocca Cantieri, il Semplificazioni e il Semplificazioni-bis). Modifiche a tempo che ad oggi generano non poche difficoltà a chi deve comprendere quale sia il regime da utilizzare sia nella redazione dei bandi di gara che nella partecipazione.

Ad oggi, il quadro giuridico che regola il settore dei lavori pubblici risulta essere poco organico, con una struttura estremamente complicata e regole in divenire. Alla luce della pandemia e delle risorse previste dal PNRR si è resa necessaria una riforma che passerebbe (come fatto nel 2016 e prima ancora nel 2006) da una legge delega e uno o più decreti legislativi da adottare entro 6 mesi dalla delega.

Speciale Codice dei contratti

Codice dei contratti: le audizioni in Senato

Il 21 luglio 2021 il disegno di legge delega ha cominciato il suo percorso parlamentare in Senato per approdare il successivo 28 luglio in 8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni) dove è cominciato un ciclo di audizioni.

Tra queste segnaliamo, tra le altre, quelle avvenute tra il 19 e il 26 ottobre di:

Fondazione Inarcassa: "Servizi di architettura e ingegneria devono rappresentare un pilastro dell’intero processo realizzativo delle opere pubbliche”

Il contesto normativo entro il quale si propone di incidere il disegno di legge delega in materia di contratti pubblici all’esame della commissione in Senato appare frammentario, poco chiaro, estremamente fluido e in continuo divenire - dichiara Franco Fietta, Presidente Fondazione Inarcassa - Ci auguriamo che con il disegno di legge delega in materia di contratti pubblici si possa finalmente dare continuità al processo di cambiamento nel settore, che dall’introduzione del D.lgs. 50/2016, si trova di fronte ad un sistema complesso di norme e numerosi problemi applicativi da parte degli operatori economici del settore, con effetti negativi sulla concorrenza. La Fondazione Inarcassa resta convinta che occorra un grande sforzo in termini di semplificazione delle procedure di gara, purché ciò non penalizzi la qualità della progettazione e la sicurezza delle opere. I servizi di architettura e ingegneria devono rappresentare un pilastro fondamentale dell’intero processo realizzativo delle opere pubbliche. Scopo della delega è, da un lato, semplificare la disciplina vigente relativa a lavori, servizi e forniture, e, dall’altro, evitare l’avvio di procedure di infrazione da parte della Commissione europea.

Una bella stoccata all'appalto integrato. Fondazione Inarcassa sottolinea che per il buon esito dell'opera è fondamentale il lavoro dei professionisti che devono essere indipendenti e terzi rispetto a chi la realizzata. "Per risolvere i problemi della PA - aggiunge il Presidente Fietta - a poco serve il ricorso all’appalto integrato, in quanto rinuncia al controllo del progetto e alla sua centralità: al contrario è fondamentale che le centrali di progettazione si limitino a ruoli di gestione e impostazione dei progetti".

Importo a base di gara ed equo compenso. Altra considerazione riguarda l'equo compenso sulle prestazioni professionali e sul quale Fondazione Inarcassa afferma “La qualità della progettazione è la base per determinare il raggiungimento degli obiettivi richiesti in un’opera pubblica, nonché il criterio che consente un risparmio concreto alla PA. Pertanto, la concorrenza nel mercato dei servizi di architettura e ingegneria deve basarsi sulla qualità e non sul prezzo”.

Confprofessioni: "Tutti gli appalti pubblici devono rispettare il principio dell’equo compenso"

Sulla stessa lunghezza d'onda Confprofessioni. "Da tempo - rileva Salvo Garofalo, delegato Confprofessioni alle Professioni tecniche, Ambiente e Territorio - ricordiamo a Parlamento e Governo che il codice dei contratti deve essere riformato nel senso dell’espressa previsione del principio dell’equo compenso delle prestazioni professionali. In questa sede chiediamo quindi di inserirlo nell’ambito degli appalti pubblici quale limite inderogabile, vincolante nella redazione dei bandi e delle offerte".

Ma quello dell'equo compenso non è l'unico correttivo richiesto da Confprofessioni che parla anche di collegio consultivo tecnico, dei costi connessi alla partecipazione alle gare e della progettazione interna alla pubblica amministrazione.

"È opportuno - spiega Garofalo - estendere l’istituto del collegio consultivo tecnico (CCT) che, se ben congegnato, può rappresentare una leva a garanzia della continuità dei lavori in caso di dispute tecniche e controversie tra le parti. Inoltre, per rendere più agile la partecipazione alle procedure da parte degli operatori economici e per ridurre gli errori materiali, l’ANAC potrebbe predisporre dei modelli unici dei documenti di gara. Allo stesso modo, è essenziale intervenire sui costi connessi alla partecipazione alle gare, in particolare su quelli relativi all’ottenimento dell’attestazione SOA, che attualmente scoraggiano la partecipazione dei piccoli soggettivi economici, limitando di fatto la competizione".

Ma, secondo Confprofessioni, l'effettivo rilancio del mercato dei servizi di ingegneria e architettura passa dalla limitazione delle mansioni dei professionisti appartenenti alla pubblica amministrazione, in modo da evitare sovrapposizioni con le materie di competenza dei liberi professionisti. "La confusione che sovente si verifica in questo ambito ha determinato profondi squilibri e ingiustizie nel mercato dei servizi professionali, alimentando rendite di posizione ingiustificabili, e ha ostacolato ed opacizzato l’allocazione delle risorse pubbliche e l’efficienza dell’azione amministrativa. A danno - conclude Garofalo - della qualità del nostro tessuto economico".

Riforma Codice dei contratti: le proposte di OICE

In audizione il 26 ottobre, OICE ha formulato le seguenti proposte:

  • rafforzamento ANAC per il precontenzioso, i bandi-tipo e i contratti-tipo;
  • separazione fra progettazione e costruzione: no all’appalto integrato liberalizzato, sì alla sua regolamentazione;
  • riduzione del numero delle stazioni appaltanti e loro qualificazione;
  • trasparenza dell’azione amministrativa e concorrenza fra gli operatori economici: ridurre affidamenti diretti;
  • scelta del progettista con l’OEPV e non con il criterio del prezzo più basso;
  • equo compenso e idonea stima dei corrispettivi a base di gara;
  • limitazione dei ribassi eccessivi: “punteggio soglia”, limite prezzo al 20%, o prezzo fisso;
  • promozione e revisione della disciplina dell’accordo quadro, un valido strumento per lo sviluppo dell’offerta ma da rivedere;
  • rendere meno onerosa e complessa la partecipazione alle gare;
  • promuovere il ricorso a servizi di project and construction management;
  • rivedere la disciplina sulle garanzie e le assicurazioni;
  • rendere certi i tempi di svolgimento delle gare;
  • definire le regole della partecipazione alle gare di Università, enti di ricerca, onlus e fondazioni;
  • prevedere la consultazione pubblica degli stakeholders prima dell’adozione della proposta di decreto delegato.
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