Laureati in ingegneria: sono sempre meno gli ingegneri civili

Sorpasso da parte degli ingegneri industriali. La conferma dal rapporto del Centro Studi del CNI, relativo ai laureati del 2020

di Redazione tecnica - 16/12/2022

Per la prima volta il numero di giovani laureati in ingegneria nel settore industriale ha superato quello dei laureati nel settore civile. La tendenza, già in atto da diversi anni tra i laureati di primo livello, ora si ritrova anche tra quelli magistrali, dove la componente dei laureati a ciclo unico in Architettura e Ingegneria edile-architettura, in costante flessione al pari degli altri corsi del ramo civile, non riesce a compensare il gap esistente.

Laureati in ingegneria: i dati del CNI sul 2020

La conferma arriva dal rapporto sui laureati in ingegneria elaborato dal Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri, relativo al 2020, anno sicuramente anomalo perché segnato dalla pandemia e dalle dinamiche conseguenti i diversi stop and go subiti anche dal mondo accademico.

I dati della ricerca si riferiscono a tutti i laureati triennali e laureati magistrali delle classi di laurea che permettono di accedere all’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione di ingegnere e ingegnere junior, compresi quelli dei corsi di laurea più strettamente afferenti agli studi in Architettura o in Scienze Matematiche e con l’aggiunta dei laureati dei corsi di laurea magistrale in Modellistica matematico-fisica per l’ingegneria.

Secondo il presidente del CNI, Domenico Perrini, il fatto che tale tendenza si sia estesa anche ai laureati magistrali obbliga ad una riflessione più attenta e profonda: “L’intero mondo delle professioni, per non dire del mondo del lavoro tout court, da anni è soggetto a profonde trasformazioni. Come giustamente si fa spesso notare, tra dieci o venti anni molti lavori non esisteranno più o saranno marginali e si svolgeranno delle attività che oggi ancora non conosciamo o addirittura immaginiamo. L’andamento della tipologia dei laureati naturalmente tiene conto di queste trasformazioni. Tutto questo chiama in causa anche il nostro mondo ordinistico e, in particolare, il CNI. Se vogliamo che i laureati in ingegneria si indirizzino verso l’abilitazione alla professione e, quindi, all’iscrizione all’Albo, dobbiamo fare in modo che al termine di questo percorso possano trovare un Ordine in grado di comprendere le loro esigenze e li supporti nel miglior modo possibile. I dati saranno utili a definire anche le strategie e gli indirizzi di questo nuovo Consiglio Nazionale appena insediato”.

Dello stesso avviso Giuseppe Margiotta, Presidente del Centro Studi CNI: “Dai dati emerge la necessità di ripensare a fondo la struttura stessa della professione, che è rimasta formalmente immutata dall’anno della sua istituzione (1923), nonostante la sua evoluzione sia stata in questi anni progressiva e inarrestabile, come è insito nella sua stessa natura di materia scientifica e tecnologica in continuo divenire. Occorre che il nostro sistema diventi in qualche modo attraente per l’intero universo dell’ingegneria, anche per quella parte che oggi sfugge alla logica delle attività riservate e dunque all’attuale sistema ordinistico (e penso, oltre al settore industriale anche a quello dell’informazione), per abbracciare la logica della specializzazione e della relativa qualificazione/certificazione. Come farlo è la sfida che attende il nuovo Consiglio Nazionale”.

I dati del report 

Tornando al 2020, per la prima volta diminuisce il numero di laureati magistrali. È verosimile che il numero inferiore di laureati sia dovuto in larghissima parte alle difficoltà logistiche incontrate dalle università per attivare le procedure di laurea, in considerazione delle misure restrittive vigenti in quei mesi. Dei quasi 28 mila laureati magistrali che hanno conseguito un titolo valido per conseguire l’abilitazione professionale, oltre 23mila hanno seguito un corso di laurea magistrale tipicamente ingegneristico: il numero più elevato di laureati si rileva ancora una volta nella classe LM-33 Ingegneria Meccanica (3.475 laureati), seguita dalla LM-31 Ingegneria gestionale (3.182 laureati), ma spicca anche il dato relativo alla LM-4 Architettura e ingegneria edile-architettura a ciclo unico che, pur confermandosi la terza classe di laurea magistrale per numero di laureati, continua a perdere appeal tra i giovani (nel 2020 2.810 laureati a fronte dei 3.239 del 2019).

Per quanto riguarda le lauree di primo livello, esse, al contrario, continuano ad aumentare: nel 2020 sono quasi 29mila considerando solo i laureati delle classi tipicamente ingegneristiche (L-7 Ingegneria civile e ambientale, L-8 Ingegneria dell’informazione, L-9 Ingegneria industriale, L-23 Scienze e tecniche dell’edilizia), segnando +2% in più rispetto al 2019.

Aumentano anche i laureati in Ingegneria dell’informazione, che costituiscono circa un terzo dei laureati di primo livello, mentre continuano a perdere consensi i corsi del ramo civile (Ingegneria civile ed ambientale e Scienze e tecniche dell’edilizia), tanto che la quota di laureati in tale ambito è scesa al 15%. Si tratta di un calo costante e per il momento inarrestabile: basti pensare che 10 anni prima, nel 2010, la quota di laureati di primo livello del settore civile ed ambientale era prossima al 40%.

Dal punto di vista del genere, la presenza femminile risulta particolarmente consistente nella classe di laurea magistrale a ciclo unico in Architettura e Ingegneria edile-Architettura e nei corsi della classe in Ingegneria biomedica, dove arriva a costituire addirittura la maggioranza. Valori particolarmente elevati si riscontrano anche nei corsi in Ingegneria per l’ambiente e il territorio, Ingegneria dei sistemi edilizi e Ingegneria chimica dove la quota di donne supera il 40%. Molto ridotta, al contrario, la componente femminile nei corsi in Ingegneria meccanica e Ingegneria elettrica dove le donne costituiscono appena il 10,4% dei laureati. Di grande rilievo anche la presenza femminile nel settore civile ed ambientale, in particolar modo nella classe di laurea Scienze e tecniche dell’edilizia dove arrivano a costituire oltre il 46% dei laureati.

Infine, in riferimento ai singoli atenei, anche nel 2020 il Politecnico di Milano e quello di Torino si confermano le principali strutture formative per gli ingegneri: quasi il 30% dei laureati in ingegneria proviene da lì. Spiccano i dati relativi alle università telematiche Pegaso di Napoli e E-campus di Novedrate che si collocano tra i primi 30 atenei in Italia per numero di laureati: circa 4 laureati in ingegneria su 100 sono stati formati in queste due università.

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