Messa in sicurezza del territorio: necessario un programma strutturato e a lungo termine

Audizione ANCE sul riordino della disciplina in materia di calamità e protezione civile. La presidente Brancaccio: piano di prevenzione non più rimandabile

di Redazione tecnica - 22/09/2023

In Italia spesso si ignora, poi ci si dispera e infine si fa, spesso con grande confusione. Proprio per questo "Non è più rimandabile un vero e proprio piano di prevenzione per la messa in sicurezza sia del territorio, sia del patrimonio immobiliare italiano pubblico e privato, che consenta di superare la logica emergenziale adottata finora".

Un passaggio particolarmente significativo, quello della presidente dell’ANCE, Federica Brancaccio, in audizione presso la Commissione Ambiente della Camera sulle proposte di legge recanti modifiche al codice della protezione civile, di cui al d.Lgs. n. 1/2018 (DDL 589/C) e, e altre norme in materia di gestione delle emergenze di rilievo nazionale e per la disciplina organica degli interventi di ricostruzione nei territori colpiti da eventi emergenziali di rilievo nazionale (DDL 647/C).

Messa in sicurezza del territorio: necessario un piano sistematico di prevenzione

Come ha sottolineato la presidente Brancaccio, si tratta di proposte che si inseriscono in un contesto nel quale gli eventi calamitosi di origine naturale sono sempre più frequenti, su un territorio caratterizzato da un elevata esposizione al rischio idrogeologico e al rischio sismico. Non a caso, il tema della messa in sicurezza del territorio è di grande attualità, conferma ne sono oltre il DL ad hoc per i territori colpiti dall’alluvione, il disegno di legge quadro per il coordinamento delle procedure di ricostruzione per uniformare e velocizzare i processi.

La drammaticità del problema è stata tutta evidenziata in alcuni dati: Legambiente, nell’Osservatorio Città Clima 2022, ha individuato più di 1.500 fenomeni meteorologici estremi dal 2010 a fine ottobre 2022, con un incremento, nell’ultimo anno, del 30%.

Un altro un chiaro indicatore dell’esposizione ai rischi naturali per il nostro Paese è rappresentato dai dati relativi ai destinatari del Fondo di solidarietà dell’UE, che vedono, negli ultimi 20 anni (2002-2022), l’Italia come maggior beneficiario con oltre 3 miliardi di euro ricevuti, pari a circa il 37% dell’importo totale erogato a 28 Paesi europei (8,2 mld).

Ecco quindi la necessità di provvedere con un piano sistematico, che investa territorio e patrimonio immobiliare, di messa in sicurezza e di efficientamento energetico, con l’obiettivo rendere le costruzioni italiane a zero emissioni entro il 2050, salvaguardando la sostenibilità della finanza pubblica.

Le proposte di ANCE

Entrando nel merito del contenuto delle proposte di legge, per ANCE appare condivisibile soprattutto l’obiettivo di definire un modello normativo unico, circoscritto a pochi elementi, flessibile e in grado di adattare alle diverse situazioni che verranno a crearsi.

Questi i macro temi da affrontare:

  • definizione di una Governance centrale coordinata con i ruoli degli enti locali quali strutture di maggiore prossimità con il territorio e i cittadini;
  • coinvolgimento dei territori interessati;
  • individuazione di modelli operativi standardizzati che siano di ausilio/supporto ai Comuni per le nuove funzioni che sono chiamati ad assolvere nel processo di ricostruzione (replicando, semmai, qualche best practice utilizzate per l’attuazione del PNRR);
  • semplificazione nel regime autorizzativo nelle situazioni emergenziali;
  • salvaguardia delle innovazioni procedurali già sperimentate ad esempio, per la ricostruzione privata;
  • sistema automatico di sospensione e proroga di specifici termini legislativi e amministrativi in diversi ambiti. In particolare, sul versante delle procedure urbanistiche, edilizie e contrattuali sarebbe necessario garantire:
    • la proroga dei termini dei titoli abilitativi, delle autorizzazioni paesaggistiche, etc. Il termine della proroga dovrà tuttavia essere raccordato all’intensità dell’evento calamitoso e alla durata dello stato di emergenza;
    • il differimento dei termini di pagamento degli oneri e costi connessi agli interventi edilizi che, in conseguenza dell’evento, subiscono il fermo o il rallentamento;
    • l’esimente della causa di forza maggiore derivante dalla calamità naturale per gli obblighi contrattuali (es. rispetto dei termini previsti a carico delle imprese nei contratti d’appalto);
    • specifiche misure a sostegno dei lavoratori (CIGO o CIGS, assegno di integrazione o solidarietà) al fine di agevolare la ripresa delle attività nelle zone colpite da un evento calamitoso;
  • individuazione dei requisiti di qualificazione delle imprese esecutrici, prevedendo il possesso, per lavori superiori ad una certa soglia, dell’attestazione SOA;
  • previsione, per tutti gli atti necessari alla realizzazione dei lavori di ricostruzione, di scadenze temporali vincolanti e non di mera natura ordinamentale;
  • prevedere che le ordinanze commissariali siano circoscritte agli elementi di specificità propri del singolo evento calamitoso e ispirate ai principi chiari e stabili nel tempo che verranno declinati nei decreti legislativi che seguiranno, così da evitare continue modifiche alle regole;
  • per quanto attiene specificatamente alle regole sui lavori pubblici, coniugare la tempestività di intervento con adeguati meccanismi di controllo e vigilanza, finalizzati a scongiurare fenomeni di scarsa trasparenza o di ingiustificata elusione della normativa ordinaria che, purtroppo, si sono verificati nell’esperienza degli anni passati e si verificano tuttora.
  • evitare il ricorso sistematico e strumentale all’uso della “deroga";
  • prevedere un coordinamento della normativa con il nuovo codice dei contratti, di cui al D.lgs. n. 36/2023, che contiene specifiche disposizioni in materia di “Procedure in caso di somma urgenza e di protezione civile” (art. 140);
  • prevedere misure in materia di gestione di rifiuti, tra cui:
    • un meccanismo di proroga per gli adempimenti, le autorizzazioni e le dichiarazioni ambientali;
    • deroghe automatiche ai limiti, quantitativi e temporali, per le attività di deposito e trattamento dei rifiuti, non solo con riferimento agli impianti ma anche alle attività poste in essere direttamente in cantiere;
    • un sistema semplificato per la gestione e il trasporto dei rifiuti, in deroga alle prescrizioni ordinarie e per l’individuazione di siti “ulteriori e necessari” di conferimento di rifiuti derivanti dagli eventi calamitosi.

Per entrambe le proposte di legge, Ance ha anche specificato le proprie valutazioni, più o meno positive, sulle normative al vaglio della Camera.

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