PNRR, Saulo e le Opere Pubbliche: costruttori riconvertitevi

Prorogare gli investimenti del PNRR evita che le risorse vadano perse ma determina una perdita di crescita del PIL nell’anno in cui l’investimento era previsto

di Edoardo Bianchi - 16/04/2024

Qualche giorno or sono il titolare del MEF ha chiesto alle imprese di costruzione di riorientarsi dal Privato al PNRR: “costruttori riconvertitevi”. In analogia quanto accaduto a Saulo sulla strada di Damasco si invoca una simile metamorfosi anche nelle imprese edili.

Questa volta però, non vi è bisogno di scomodare gli Atti degli Apostoli perché abitualmente gli operatori economici vanno dove ci sono i bandi di gara; frequentano, ossia, il mercato che qualcun altro, il Legislatore, configura.

Qual è il mercato attuale e quale quello dei prossimi anni, per lo meno nel breve/medio periodo? Quando si parla di mercato, sono le Risorse e le Regole ha delinearne il perimetro.

Risorse e regole del mercato

Quanto alle prime, non possiamo non tener conto dei dati contenuti nelle varie NADEF e DEF che con cadenza semestrale si susseguono aggiornandosi tra di loro, né possiamo non valutare quale sia lo stato di salute del PNRR, del PNC, del Fondo di Coesione e Sviluppo e del Bilancio ordinario.

Relativamente al PNRR, in termini di macro numeri, sembrerebbe che ad oggi siano atterrati circa 43 miliardi su 194, il 22% cioè.

L’ipotesi di protrarre di 12/24 mesi il termine finale del PNRR, ossia di traslare investimenti a date future, mentre da una parte evita che le risorse vadano perse dall’altra però determina una perdita di crescita del PIL nell’anno in cui l’investimento era previsto; è la classica coperta corta.

La traslazione non può costituire un fondamentale di politica di bilancio, ma solo l’apposizione di una pezza per tamponare una emergenza.

Per sopperire ai mancati incassi delle risorse del PNRR lo Stato dovrà emettere nuovi titoli di stato, ed il differenziale tra gli interessi pagati al mercato e quelli riconosciuti alla Europa ha già inciso per circa € 200 milioni per il solo ritardo nell’incasso della terza e quarta rata.

La NADEF e il DEF

Nella NADEF 2023 i flussi degli investimenti ex PNRR vennero ridotti sia nel 2023 che nel 2024 mentre vennero maggiormente concentrati nel 2025/2026.

Nella NADEF 2023 le previsioni di spesa, rispetto a quelle previste nel DEF di aprile 2023, vennero ridotte del 12% ed analogo discorso di riduzione degli investimenti si registrò nella NADEF 2022, aggiornandoli da 25,5 mld (previsti nel DEF di aprile 2022) a 9,5 mld.

Anche in quella occasione si spinsero gli investimenti con una maggior concentrazione nel periodo mancante ossia 2024/2026.

Il recente DEF conferma inequivocabilmente che per tutta una serie di misure identificative dell’attuale Governo servono circa 15 miliardi che, attualmente, hanno copertura solo per il 2024.

Viene confermato per il 2024 un deficit al 4,3% del PIL, un debito al 137,8 ed una crescita del PIL del +1% mentre nel 2025 il deficit sarà del 3,7%, il debito del 138,9 e la crescita del PIL del +1,2%.

Opportunamente si scommette principalmente sulla crescita del PIL per tentare di tenere sotto controllo la lievitazione del debito, ma rispetto alla previsione della NADEF dove la crescita del PIL era ipotizzata in + 1,2% ora si aggiorna detto dato riducendolo al + 1% mentre Bankitalia lo aggiorna ulteriormente in + 0,8%.

Il debito pubblico sarà di 2.981 miliardi nel 2024, di 3.110 miliardi nel 2025, di 3.224 miliardi nel 2026, di 3.306 miliardi nel 2027 per poi iniziare una discesa dal 2028.

La sensazione è che le risorse ordinarie annuali di bilancio scarseggino o siano comunque già tutte impegnate e che vi sia un continuo travaso tra fondi PNRR – fondi Coesione e Sviluppo e fondi del Piano Complementare che vengono utilizzati come vasi comunicanti.

Il problema è che i progetti da realizzare legati a questi fondi subiscono continui stop and go che non ne consentono l’effettivo decollo (aperture dei cantieri).

Come risolvere i problemi e incidere sul rapporto debito/PIL?

Non vi è via di uscita, per risolvere i problemi del nostro Paese e per incidere sul rapporto tra debito e PIL, oltre alla razionalizzazione della spesa ed al rispetto del crono programma delle privatizzazioni ipotizzate, vi è una sola medicina: la Crescita !

L’opzione draghiana tra debito buono (finalizzato, cioè a preparare crescita sostenibile) e debito cattivo è quanto mai attuale.

Quanto alle seconde, il caos è totale.

Il Codice 50 e la scommessa sulla soft regulation non hanno dato i risultati sperati. Il Codice 36, al di là dei principi informatori tutti condivisibili, stenta a decollare nella pratica quotidiana.

Con i Dl Semplificazioni 1 e Semplificazioni 2 è iniziata la stagione delle deroghe. Deroghe si sono aggiunte a deroghe con il coinvolgimento di Commissari che si sono aggiunti a procedure straordinarie.

La conoscibilità dei bandi di gara, degli inviti, dei partecipanti, delle aggiudicazioni è diventata un mistero mentre dovrebbe rappresentare uno dei cardini su cui fondare il sistema degli appalti.

Le ultime novità per fornire una risposta nei tempi imposti dalla Europa ai posti letto per gli Studentati sono significative, basta leggere i bandi: si può andare in deroga a tutto.

I Settori Speciali godono sempre di maggiore rilevanza ed elasticità e l’accorpamento di interventi (non sempre necessari) che operano le Centrali di Committenza sono sotto gli occhi di tutti.

La macchina della Pubblica Amministrazione aspetta che le assunzioni promesse possano diventare concrete, ed aver disatteso questo impegno e non avere dotato la macchina pubblica di tecnici/personale sanitario/docenti ha determinato/determina un danno al Paese.

Cognite le risorse disponibili, attraverso la individuazione delle regole si disegnerà il mercato dei prossimi anni e qui rimangono centrali due questioni.

Ipo-regolamentazione Vs Iper-normazione

La prima, l’importante è raggiungere il fine, l’esecuzione dell’opera, prescindendo dalle relative regole di ingaggio e di realizzazione? Una ipo-regolamentazione del mercato determina il prevalere della brutale legge del più forte, al contempo quella che deve essere combattuta è la iper-normazione che strangola il fare/il realizzare.

Ambedue i vulnus rappresentano gli estremi parossistici di una patologia che non porterà il malato verso la guarigione, tutto altro.

La “deroga” non è la soluzione al problema che resta inattaccato; la soluzione risiede nello snellire, a regime, la normativa esistente.

Se non si interviene organicamente sula normativa esistente, finita la stagione delle deroghe, il problema resta.

La seconda questione, si pensa di prefigurare un mercato con pochi player a monte ed il resto delle imprese utilizzate come sub affidatari? Non è questa la soluzione, neppure per il nostro Paese.

La soluzione di sistema, già prospettata da illuminati e pratici studiosi, è da ricercarsi nello Small Business Act americano che nel dopo guerra determinò una concreta e rapida riattivazione nella politica industriale degli Stati Uniti.

Principi ed obiettivi chiari nello stabilire che “la politica deve aiutare – consigliare – assistere – proteggere gli interessi della piccola impresa per preservare la libertà di impresa ed il benessere del Paese assieme alla sua sicurezza”.

Chiarito il perimetro delle Risorse e delle Regole è corretto, anche per sgomberare il campo da possibili equivoci, ricordare che l’attuale situazione di bilancio viene da lontano e che il PNRR è partito (?) oltre tre anni fa e la sfrenata deregulation oltre 5 anni or sono.

Tanto è, questa la cornice che abbiamo ed all’interno di questa debbono trovarsi le soluzioni.

Avere regole di ingaggio trasparenti con risorse definite identifica quale Mercato vuole il Legislatore, e per il mondo della edilizia costituisce la riattivazione basilare di una memoria storica nonché il pudico ma potente atto di rivendicazione di una esperienza collettiva e individuale contro strumentali rovesciamenti di senso.

Il mondo delle costruzioni, gli imprenditori non hanno paura di incamminarsi per Damasco se una volta giunti a destinazione sarà possibile trovare un minimo di certezze su quale sarà il mercato che il Legislatore intende prefigurare per il breve/medio periodo.

Sarebbe il fallimento, del Paese non di altri, se giunti a Damasco si chiedesse, al mondo della edilizia, una ulteriore abiura ed una nuova conversione.

A cura di Edoardo Bianchi
Imprenditore edile

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