Proroga Superbonus 110%: oggi si decide in Legge di Bilancio

Approda oggi al Senato il disegno di Legge di Bilancio 2024 all'interno del quale il Parlamento potrà incidere sull'eventuale futuro dei cantieri superbonus 110% sospesi

di Gianluca Oreto - 18/12/2023

Dopo il ciclo di audizioni in Commissioni congiunte Bilancio di Senato e Camera, approda oggi in aula al Senato il testo del disegno di Legge di Bilancio per il 2024 che dovrà decidere le sorti dei cantieri di superbonus 110% rimasti invischiati e sospesi nel limbo a causa dell'ormai noto blocco della cessione del credito.

Il blocco della cessione

Non è un mistero che, a partire dal 27 gennaio 2022, a seguito dell'entrata in vigore (a gamba tesa) del Decreto Legge n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter), il comparto dell'edilizia sia rimasto coinvolto pesantemente dalla decisione di stravolgere il meccanismo delle opzioni alternative di cui all'art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio).

Da quel momento, lentamente ma inesorabilmente, sono spariti dalla circolazione tutti quei player (Cassa Depositi e Prestiti, Poste Italiane e principali istituti di credito) che avevano svolto un ruolo di primaria importanza nel "progetto superbonus" ideato (maldestramente) dal Governo Conte II.

Mentre gli acquirenti cominciavano a dileguarsi dal mercato, i contratti tra imprese e committenti oltre che i lavori (con la formula dello sconto in fattura) proseguivano senza avere piena consapevolezza delle problematiche che sarebbe arrivate al primo stato avanzamento lavori (SAL).

Il completamento dei lavori tra sconto in fattura e cessione del credito

La formula dello sconto in fattura, così come prevede l'art. 121 del Decreto Rilancio, per funzionare prevedeva la possibilità di cessione del credito da parte delle imprese a SAL minimi del 30%. In un singolo cantiere di superbonus potevano essere effettuati due SAL più quello finale, che avrebbero consentito a lavori in corso la monetizzazione dei crediti indiretti e il proseguimento del cantiere.

Bloccata la cessione, molte imprese si sono ritrovate senza quelle liquidità necessarie per pagare in corsa materiali, locazioni, operai e, quindi, sono state costrette a mettere mano ai contratti chiedendo ai committenti di anticipare le somme o a sospendere i cantieri nell'attesa che il mercato dei crediti si risvegliasse (cosa mai completamente accaduta).

Cosa serve per risolvere il problema

Arrivati a dicembre 2023, quindi, il comparto delle costruzioni è in attesa di almeno due interventi dello Stato (entrambe necessari):

  • una proroga per l'utilizzo del bonus con aliquota del 110%, magari limitata ai cantieri che hanno raggiunto una percentuale minima di avanzamento (30/60%);
  • lo sblocco definitivo della cessione del credito (magari mettendo in campo le partecipate che da sole potrebbero assorbire gran parte dei crediti bloccati).

Il primo intervento non configurerebbe una vera e propria proroga ma solo un allungamento dei tempi stile "unifamiliari", per le quali è stata prevista la dead line del 30 settembre 2022 per completare il 30% dell'intervento complessivo per poi prorogare la scadenza di utilizzo del superbonus 110% (prima a giugno 2023, poi a settembre 2023 ed, infine, a 31 dicembre 2023).

Altra soluzione (che non risolverebbe il problema) sarebbe quella di concedere un SAL straordinario, inferiore al 30%, per consentire ai lavori realizzati nel 2023 di utilizzare l'aliquota del 110% anziché passare al 70%.

Ma qualsiasi nuova proroga o dilazione dei tempi per completare i cantieri sarebbe assolutamente inutile senza un chiaro e definitivo intervento del Governo e del Parlamento sulla cessione del credito. Lo abbiamo visto nel corso di quest'ultimo anno e mezzo: avere più tempo senza cedere il credito vuol dire solo prorogare l'agonia di un comparto che ormai vive un vero e proprio dramma sociale ed economico cui la politica sembra non voglia porre rimedio.

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