Ricostruzione post emergenze: pensare a un piano di prevenzione

Necessario coinvolgere i professionisti tecnici nella pianificazione e prevenzione, lasciando allo Stato le attività di programmazione delle risorse

di Redazione tecnica - 15/04/2024

Affrontare il tema della ricostruzione con metodi diversi da quello emergenziale, tenendo in adeguata considerazione le politiche di prevenzione: è questa la proposta di Fondazione Inarcassa, in audizione presso l’8a Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, tenuta nell’ambito degli interventi sui progetti di legge in materia di disposizioni per la gestione delle emergenze di rilievo nazionale e la ricostruzione post-calamità.

Ricostruzione ed emergenze: necessaria una politica di prevenzione

Secondo la Fondazione, sebbene sia condivisibile l’intenzione di instaurare un unico modello nazionale che possa essere un riferimento per i processi di ricostruzione post-calamità, in grado di snellire e accelerare i processi di ricostruzione, è comunque necessario scongiurare il rischio di un eccessivo accentramento dei poteri dello Stato nei programmi di ricostruzione, che possa invadere le competenze proprie delle libere professioni.

Lo Stato dovrebbe dedicare le proprie risorse alla programmazione, al controllo e al coordinamento delle attività di ricostruzione, lasciando lo sviluppo dei servizi di architettura e ingegneria all'iniziativa privata, favorendo la concorrenza e il merito per ottenere la migliore qualità.

“Negli ultimi dieci anni sono state deliberate 193 situazioni di emergenza con una spesa che ha superato i 13,5 mld di euro” ha dichiarato il presidente di Fondazione InarcassaAndrea De Maio, "un impegno economico rilevante che sottrae risorse alle fasi di ricostruzione e soprattutto prevenzione. Investire in prevenzione nel lungo periodo consente in primo luogo la salvaguardia della vita umana, ma anche un risparmio in termini economici”.

Quindi, se da un lato occorre che lo Stato promuova un processo di semplificazione delle procedure finalizzato ad attivare celermente i programmi di ricostruzione, dall’altro la Fondazione auspica un sempre maggiore coinvolgimento dei liberi professionisti dell’area tecnica e delle loro rappresentanze tanto nella Cabina di Coordinamento quanto nelle decisioni riguardanti la pianificazione territoriale dei Comuni interessati da calamità.

 

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