Risparmio energetico, l'UE chiede all'Italia strategie a medio-lungo termine

Dall'UE Raccomandazioni all'Italia per l'attuazione di misure a medio-lungo termine per l'attuazione di politiche per l'indipendenza energetica

di Bianca Tornambè - 24/05/2022

Da anni si discute in Italia sulla necessità di calibrare i bonus edilizi previsti per il risparmio energetico e la riduzione del rischio sismico, su un orizzonte temporale adeguato che consenta un'attenta programmazione degli investimenti e degli interventi.

Bonus edilizi: programmazione breve

Benché l'ultima legge di Bilancio (la legge n. 234/2022) abbia offerto prospettive a più largo respiro (le detrazioni per il risparmio energetico e la riduzione del rischio sismico hanno scadenza 2024), è fuori dubbio che ancora risultano insufficienti per un piano che dovrebbe portare l'Italia a ridurre la dipendenza energetica da altri Paesi extra UE.

Lo dimostrano le Raccomandazioni del Consiglio UE sul Programma nazionale di riforma 2022 dell'Italia da cui si evince come sia ancora troppo alta la dipendenza dalle importazioni di energia dalla Russia.

"L'Italia è fortemente dipendente dalle importazioni di energia dalla Russia, in particolare di gas, con il 43% del gas importato dalla Russia (leggermente inferiore alla media UE del 44%) e il 42% del gas nel suo mix energetico. La dipendenza dalla Russia per il petrolio grezzo è più bassa, pari all'11%, inferiore alla media UE del 26% (il petrolio rappresenta il 32% del mix energetico italiano). Anche se l'Italia non deve affrontare problemi significativi di sicurezza dell'approvvigionamento di gas naturale nel breve periodo, grazie alla sua significativa capacità di stoccaggio e ai collegamenti di gasdotti con il Nord Africa e l'Azerbaijan, l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia potrebbe porre problemi nel medio e lungo periodo. L'Italia ha spazio per superare i blocchi e aumentare la capacità di trasporto dell'energia sia all'interno del Paese che con i Paesi limitrofi".

Le raccomandazioni della Commissione UE

La Commissione UE è chiara nelle sue raccomandazioni in cui spinge verso un consolidamento delle politiche a sostegno della diffusione delle fonti energetiche rinnovabili. "Si raccomanda - si legge nel parere UE - che le nuove infrastrutture e gli investimenti di rete relativi al gas siano, ove possibile, a prova di futuro, al fine di facilitarne la sostenibilità a lungo termine attraverso un futuro riutilizzo per combustibili sostenibili. L'Italia sta attualmente diversificando il proprio mix energetico aumentando la quota di energie rinnovabili, in particolare grazie al solare, all'eolico, all'idrogeno e al biometano sostenibile. Tuttavia, anche in considerazione delle potenziali sfide derivanti dall'attuale situazione geopolitica, c'è spazio per accelerare e incrementare la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili prevista dal Piano Nazionale Energia Clima (Pnec). L'Italia ha spazio per continuare ad adottare misure per facilitare l'autorizzazione dei progetti di energia rinnovabile. Inoltre, gli obiettivi dell'Italia in termini di efficienza energetica potrebbero non essere sufficienti per affrontare queste sfide né per soddisfare le ambizioni del pacchetto Fit-for-55“.

Settore edilizio: necessaria strategia a medio e lungo termine

"La strategia di efficienza energetica per il settore edilizio si basa per lo più su misure temporanee e dovrebbe essere integrata da una strategia a medio e lungo termine, che preveda misure di efficienza energetica più incisive nelle imprese, in particolare nell'industria. Inoltre, è necessario accelerare la decarbonizzazione del settore dei trasporti, anche accelerando l'introduzione di punti di ricarica per i veicoli elettrici e facendo progredire i principali progetti ferroviari, ciclistici e di trasporto pubblico. Affinché l'Italia sia in linea con gli obiettivi di "Fit for 55", saranno necessarie ulteriori ambizioni nella riduzione delle emissioni di gas serra e nell'aumento delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica".

Tradotto, l'Italia dovrebbe consolidare le politiche di incentivazione che, come detto, solo nell'ultima legge di Bilancio hanno cominciato ad assumere caratteristiche pluriennali ancora insufficienti.

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