Superbonus 110%: dal MEF zero aperture su cessione del credito e proroga

Mentre è all’esame del Parlamento il ddl di conversione del Decreto Aiuti, dal MEF arrivano indicazioni chiare sul futuro del superbonus e della cessione del credito

di Redazione tecnica - 07/07/2022

Il Superbonus 110% incide negativamente sul Bilancio dello Stato e i recenti interventi normativi finalizzati a limitare la facoltà di cessione dei crediti edilizi sono scaturiti dalla constatazione, da parte delle competenti autorità di controllo, di rilevanti fenomeni di frode nel contesto delle cessioni dei crediti d'imposta.

Superbonus 110%: l’interrogazione e la risposta del MEF

Si potrebbe riassumere in questo modo la risposta del Sottosegretario all’Economia e delle Finanze, Maria Cecilia Guerra, all’interrogazione n. 3-02877 in Commissione Finanze del Senato, presentata dal senatore Andrea De Bertoldi (FdI) sulla necessità di prorogare misure fiscali quali il superbonus edilizio.

Un’interrogazione che contiene delle premesse molto interessanti che partono dalla consapevolezza delle intenzioni di questo Governo, già manifestate in occasione dell'audizione svolta in occasione dell'esame della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2021 (approvata dal Parlamento), in cui ha dichiarato che il superbonus 110% non sarà più economicamente sostenibile nel lungo termine.

Sul punto, però, l’interrogante De Bertoldi rileva che secondo quanto emerso da una analisi condotta dalla Luiss business school e della Open Economics, pubblicato sul sito del Dipartimento di politica economica della Presidenza del Consiglio dei ministri lo scorso marzo, il superbonus in realtà determinerà nel medio e lungo termine un impatto positivo pari a 811 milioni di euro sulle finanze pubbliche, grazie a un maggior gettito derivante dalle entrate relativamente alle imposte IVA e IRES, rappresentando, pertanto, un valore aggiunto pari a 16,6 miliardi di euro a fronte di una spesa di 8,8 miliardi di euro per il biennio 2020-2022, dimostrando quindi che l'intervento fiscale è in grado di autofinanziarsi.

Inoltre, secondo il senatore di Fratelli d’Italia “la possibilità di far circolare i crediti fiscali su larga scala rappresenta un passaggio fondamentale per l'introduzione della cosiddetta moneta fiscale, quale mezzo di pagamento ad accettazione volontaria, che non mette in discussione l'euro come moneta unica avente corso legale a tutti gli effetti; a tal fine, evidenzia ancora l'interrogante, nel momento in cui lo Stato assegna gratuitamente (senza contropartite) o eroga attraverso crediti o detrazioni o sconti fiscali, non avviene alcun pagamento in moneta legale, poiché questi implicano, secondo EUROSTAT, un trasferimento di euro (il medesimo istituto europeo è responsabile peraltro di una grande confusione tra crediti fiscali: "non pagabili" e quelli "pagabili")”.

Secondo De Bertoldi, anche dalle simulazioni riportate da un noto quotidiano economico sarebbe emerso l'effetto positivo che la proroga dell'agevolazione fiscale potrà determinare sui conti pubblici attraverso l'aumento del gettito fiscale innescato dalla crescita del PIL.

Le domande al MEF

Con queste premesse, il Senatore De Bertoldi ha chiesto di sapere:

  • quali orientamenti il Governo intenda esprimere, con riferimento a quanto esposto;
  • quali siano i motivi per i quali il Ministro in indirizzo, nel corso del suo intervento in sede d'esame della NADEF, ha sostenuto che le misure di proroga del superbonus costituiscono un onere finanziario insostenibile per la finanza pubblica, sebbene lo studio elaborato da Open Economics e Luiss business school sia giunto a conclusioni diametralmente opposte;
  • se, infine, il Governo non convenga sulla necessità di prevedere iniziative volte ad incrementare i crediti fiscali "non pagabili", non soltanto per finanziare lavori privati di ristrutturazione edilizia (cosiddetto superbonus) e gli investimenti delle imprese ("Transition plan 4.0"), ma in grado anche di alimentare la domanda di beni di consumo durevoli nonché:
    • finanziare lavori pubblici (al riguardo si può immaginare la formula del 65 per cento pagato con detrazioni fiscali e 35 per cento con euro cash);
    • pagare i debiti della pubblica amministrazione;
    • ridurre il cuneo fiscale delle imprese al fine di renderle più competitive.

La risposta del Sottosegretario all’Economia e delle Finanze

A rispondere per conto del Ministero dell’Economia e delle Finanze ci ha pensato il sottosegretario Maria Cecilia Guerra che ha subito messo in chiaro alcuni aspetti. Intanto, secondo il MEF il Superbonus inciderebbe negativamente sul Bilancio dello Stato, pertanto una proroga al 2030 della stessa agevolazione, coerentemente con l'introduzione della misura originaria, nonché con i successivi interventi volti a prorogarla, determinerebbe oneri a fronte dei quali occorrerebbe reperire idonea copertura, non rilevando ai fini dell'adozione del provvedimento eventuali effetti indotti sull'economia che non possono essere utilizzati a copertura di oneri certi, secondo quanto previsto dalla legge di contabilità pubblica.

Negativa è anche la risposta sulla richiesta di ampliare l'ambito di applicazione della cessione dei crediti. Il sottosegretario Guerra ha sottolineato in linea generale che “la cedibilità dei crediti a favore di terzi, compresi gli intermediari finanziari, ha un impatto in termini di debito per il bilancio dello Stato, come più volte emerso in sede di incontri con la Commissione Europea. Di conseguenza, un'applicazione maggiormente generalizzata di tale meccanismo inciderebbe negativamente sui saldi di bilancio, in misura anche significativa tenuto conto delle poste considerate dall'interrogante di ammontare consistente (lavori pubblici, debiti delle Pubbliche amministrazioni)”.

Inoltre - continua il sottosegretario del MEF - i recenti interventi legislativi in tema di bonus edilizi, finalizzati a limitare la facoltà di cessione dei crediti fiscali, sono scaturiti dalla constatazione, da parte delle competenti autorità di controllo, di rilevanti fenomeni di frode nel contesto delle cessioni dei crediti d'imposta. È stato, infatti, riscontrato che uno dei tratti distintivi ricorrenti nelle frodi di maggiore entità è rappresentato dalla cessione del medesimo credito tra numerosi soggetti, tra i quali si annoverano anche persone fisiche non titolari di partita IVA e società di capitali istituzionalmente non deputate ad operare nel settore finanziario. In particolare, è stato rilevato che la numerosità e l'eterogeneità dei soggetti coinvolti nelle operazioni risultate fraudolente mirano a dissimulare la genesi del credito, rendendo, peraltro, difficoltosa la due diligence cui sono tenuti gli istituti di credito, in sede di adeguata verifica della clientela, nel momento in cui il credito è proposto agli stessi ai fini della relativa monetizzazione”.

Secondo il sottosegretario Guerra “la precisa delimitazione del perimetro soggettivo di applicazione delle deroghe attualmente consentite alla previsione del divieto di cessioni successive alla prima, costituisce un elemento essenziale al fine di contrastare gli illeciti, atteso che il credito medesimo può circolare più volte, ma solo tra i soggetti specificamente individuati. Pertanto, si ritiene opportuno che sia la scelta dell'estensione del perimetro soggettivo de quo, sia, più in generale, l'incremento delle fattispecie e delle possibilità di utilizzo dei crediti fiscali, anche al di là delle ipotesi attualmente disciplinate, tengano conto delle sopra descritte esigenze di tutela degli interessi erariali e di contrasto al proliferare di fenomeni fraudolenti”.

Le modifiche del Decreto Aiuti

Il sottosegretario Guerra conferma pure le prossime modifiche che arriveranno dalla Legge di conversione del Decreto Legge n. 50/2022 (Decreto Aiuti), mediante le quali sarà prevista la possibilità per le banche e le società appartenenti a gruppi bancari di cedere i crediti d'imposta da bonus edilizi ai propri correntisti che non siano qualificabili come consumatori o utenti in base alla definizione di cui all'articolo 3, comma 1, lettera a), del codice del consumo (decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206), fermo restando il limite massimo delle cessioni di cui all'articolo 121, comma 1, lettere a) e b), del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34.

La replica del Senatore De Bertoldi

In sede di replica il sen. Andrea De Bertoldi (FdI) ha rilevato: “la lacunosità della risposta, visto il mancato riferimento al tema della moneta fiscale, che pure era un punto saliente dell'atto di sindacato ispettivo e introduceva un ragionamento più ampio, che andava oltre i bonus edilizi e richiamava la necessità di considerare e tutelare gli interessi economici nazionali.  L'adozione di un simile strumento, infatti, non metterebbe in discussione l'euro come moneta unica avente corso legale e sarebbe in grado di autofinanziarsi senza gravare sull'equilibrio dei conti esteri del Paese, in quanto migliorerebbe la competitività delle imprese. Giudica quindi discutibile l'atteggiamento del Governo, che non si pronuncia esplicitamente in materia.

Nel merito della risposta, della quale si dichiara profondamente insoddisfatto, giudica solo parzialmente vera l'affermazione secondo cui la misura del Superbonus incide negativamente sul bilancio dello Stato, visto l'effetto positivo che la proroga dell'agevolazione fiscale potrà determinare sui conti pubblici attraverso l'aumento del gettito fiscale innescato dalla crescita del PIL. A sostegno di tale tesi richiama quindi il contenuto di una precedente audizione parlamentare del Ragioniere generale dello Stato con riferimento alle retroazioni fiscali”.

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