Superbonus e bonus edilizi: possibili azioni legali sui crediti fiscali

Le numerose modifiche in corsa al meccanismo di cessione dei crediti edilizi e la loro riclassificazione come "pagabili" impongono alcune interessanti domande

di Stefano Sylos Labini - 29/04/2023

Con il superbonus e gli altri bonus edilizi, a partire dal maggio 2020 fino al famigerato Decreto Legge n. 11 del 16 febbraio 2023, lo Stato ha concesso agevolazioni fiscali sotto forma di crediti fiscali trasferibili a coloro i quali decidevano di effettuare interventi di ristrutturazione edilizia, riduzione del rischio sismico, efficienza energetica, rifacimento delle facciate.

Chi ha deciso di richiedere queste agevolazioni pensava di poterle utilizzare oltre che per pagare meno tasse nella dichiarazione dei redditi, anche per ridurre l’esborso in euro con lo sconto in fattura e per monetizzarle con uno sconto finanziario contenuto.

Estensione della responsabilità delle truffe agli acquirenti

A partire da novembre 2021, però, a seguito della scoperta di numerose frodi, il governo Draghi è intervenuto con diverse modifiche normative che hanno:

  • esteso le stesse misure di controllo già utilizzate per il superbonus a tutti gli altri bonus minori (lasciati colpevolmente senza visto di conformità e asseverazione della congruità delle spese);
  • limitato la possibilità di cessione dei crediti fiscali che da gennaio 2022 ai nostri giorni è passata un numero illimitato, poi 1, 2, 3, 4 e infine 5 (a dimostrazione di una totale assenza di progettualità).

Inspiegabilmente, però, lo stesso Governo che è intervenuto sui controlli e sulla cessione si è ben guardato dal potenziare l’Agenzia delle Entrate, dotandola di strutture in grado di esaminare la veridicità della documentazione presentata per ottenere i crediti fiscali, e l'Enea, aumentando le percentuali di controlli e quindi anche il personale per effettuare verifiche nei cantieri.

L’Agenzia delle Entrate è il soggetto che genera e deposita i crediti fiscali nei cassetti fiscali dei richiedenti. Come è risultato chiaro dai dati sulle frodi, AdE non è stata nelle condizioni di effettuare controlli preventivi ed in molti casi sono stati assegnati crediti fiscali senza che fossero stati realizzati i lavori e installati gli impianti.

Nonostante le limitazioni alla responsabilità solidale sui soggetti che successivamente acquistavano i crediti fiscali, il Governo Draghi non è stato in grado di svincolare totalmente i cessionari da eventuali irregolarità nella maturazione del credito che, invece, avrebbe dovuto coinvolgere solo i proprietari degli immobili, le imprese che realizzano i lavori, i professionisti (architetti e commercialisti) che convalidano i lavori e l’Agenzia delle Entrate che genera e deposita i crediti fiscali nei cassetti dei richiedenti.

Una volta che i crediti fiscali sono stati assegnati, gli acquirenti successivi non avrebbero dovuto avere alcuna responsabilità alla luce di quanto detto poco sopra. Sui cessionari, invece, è rimasta la "scure" del sequestro preventivo operato dalla magistratura che ha paralizzato il mercato di scambio dei crediti fiscali. Una problematica su cui occorrerebbe fare luce.

Limite alle cessioni

Alle problematiche connesse al sequestro preventivo occorre aggiungere la limitazione del numero delle cessioni, giustificata dal governo Draghi per contrastare le truffe.

C’è da domandarsi se queste limitazioni abbiano un fondamento legale: nessuno si è mai sognato di mettere un limite alle cessioni dei BOT o dei BTP che sono titoli di Stato al pari dei crediti fiscali. Inoltre siamo in presenza di un cambio delle regole in corsa: chi ha avviato un intervento nel 2021 non si sarebbe mai immaginato che a gennaio 2022 il governo Draghi avrebbe limitato il numero delle cessioni mettendone addirittura una sola per arrivare alle cinque dei nostri giorni. Dunque, chi ha stipulato contratti nel 2021 ha subito un pesante danno economico perché dal 2022 ha iniziato ad incontrare grandi difficoltà nella monetizzazione dei crediti fiscali e ha dovuto sopportare uno sconto finanziario molto più alto di quello offerto fino a quel momento.

Infine va sottolineato che il numero maggiore di frodi si è verificato con il bonus facciate e con l’ecobonus mentre con il superbonus le frodi sono state molto contenute. Eppure i crediti erano cedibili per tutti i bonus in questione il che dimostra che la cessione dei crediti non era la causa delle truffe come ha sempre cercato di sostenere il governo Draghi.

Nuova classificazione dei crediti fiscali

Successivamente Eurostat, il 1° febbraio 2023, ha presentato una versione aggiornata del manuale MGDD introducendo una terza tipologia di crediti fiscali accanto ai tradizionali pagabili e non pagabili. Con delle acrobazie degne di miglior causa, Eurostat ha fatto diventare pagabili i crediti non pagabili qualora ci fosse “un’elevata probabilità” che questi crediti siano sfruttati integralmente in compensazione, sebbene lo Stato non li rimborsi col cash.

Pagabili anche se lo Stato non paga perché esiste una “ragionevole certezza” che i crediti fiscali non siano persi in quanto la trasferibilità e la possibilità di utilizzare i crediti per un lungo arco di tempo coprendo qualsiasi tipo di imposta, aumentano la probabilità che i crediti fiscali saranno sfruttati integralmente.

Non si è mai vista una classificazione contabile costruita sulla base di un’ipotesi probabilistica. In più non è dato sapere qual è la soglia secondo cui è definita questa elevata probabilità: il 97,1%? il 98,5%? il 99,1%?

È evidente l’assurdità di questa classificazione: solo ex post si potrà sapere se i crediti fiscali sono stati usati tutti in compensazione oppure no; ex ante (all’emissione) è impossibile saperlo oltre al fatto che un credito fiscale è pagabile se lo Stato paga e cioè se rimborsa con il cash la parte che non è stata usata in compensazione.

Istat non ha avuto niente da eccepire sulla nuova classificazione Eurostat, che comunque non avrebbe avuto alcun potere coercitivo, e il 1° marzo 2023 ha classificato i crediti fiscali emessi nel 2021/22 come pagabili, con effetti sul deficit che è schizzato su valori intorno al 9% del Pil ma non sul debito pubblico che si è ridotto di 10 punti percentuali passando dal 155% del 2020 al 145% del 2022.

Ricordiamo che i crediti fiscali pagabili vanno contabilizzati nel deficit per l’intero importo all’emissione mentre quelli non pagabili hanno un impatto solo al momento e per la parte usata in compensazione. Eurostat ha confermato che queste due tipologie di crediti fiscali - pagabili e non pagabili - non fanno aumentare il debito pubblico all’emissione.

Bisogna precisare che, inspiegabilmente, Istat ha classificato come pagabili 80 miliardi di euro di crediti fiscali relativi al superbonus e al bonus facciate ma non gli altri crediti dei bonus al 50% e al 65% che, al pari di quelli del superbonus e del bonus facciate, sono anch’essi trasferibili. E così i crediti fiscali del superbonus e del bonus facciate emessi nel 2021/22 oggi sono crediti pagabili in quanto si ipotizza che ci sia un’elevata probabilità che non vadano persi.

Azione legale?

Qui sorgono diversi punti su cui si potrebbe esercitare un’azione legale.

  1. Poiché sono state scoperte numerose truffe specialmente per il bonus facciate e poiché le restrizioni alla circolazione operate dal Governo Darghi e mantenute da questo Governo stanno bloccando i crediti, si può ragionevolmente ipotizzare che molti crediti fiscali andranno persi e dunque non saranno sfruttati integralmente. Di conseguenza si può profilare una situazione di falso in bilancio attuata dal governo italiano che, rendendo pagabili i crediti fiscali emessi nel 2021/22, li ha potuti scaricare nei deficit pubblici degli anni passati, guadagnando illegalmente spazi fiscali negli anni futuri.
  2. Se i crediti fiscali sono pagabili allora lo Stato deve pagare e cioè deve rimborsare col cash la parte che non sarà portata in compensazione.

Per concludere, sarebbe opportuno considerare diverse azioni legali per spingere il governo a mettere in campo azioni tempestive al fine di sbloccare la circolazione e di favorire la monetizzazione ad un tasso di sconto contenuto dei crediti fiscali oggi incagliati.

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