Superbonus, Ecobonus, Bonus facciate e Sismabonus: da rimodulare ma determinanti

In Audizione alla Camera dei Deputati la Rete delle Professioni Tecniche ha sottolineato l'importanza dei principali bonus per intervenire sul patrimonio edilizio

di Redazione tecnica - 19/05/2023

Con la direttiva Europea EPBD sulle case green ormai alle porte, è importante cominciare a riflettere su come il nostro Paese intende operare per il risanamento (energetico e strutturale) del patrimonio edilizio esistente.

L'impatto ambientale degli incentivi edilizi

Dopo l’indagine sugli effetti economici derivanti dai bonus per l’edilizia effettuata in V Commissione (Bilancio), continuano in VIII Commissione (Ambiente) alla Camera dei Deputati le audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia. Nel nuovo giro di audizioni del 17 maggio 2023 sono stati ascoltati:

  • Giorgio Pietro Gimelli, Direttore Generale di Unicmi;
  • Anna Danzi, Vice Direttore di Finco;
  • Armando Zambrano e Maurizio Savoncelli, rispettivamente Coordinatore e Consigliere della Rete Professioni Tecniche (RPT);
  • Giovanni Gagliani Caputo, Responsabile delle relazioni istituzionali di Confedilizia;
  • Giorgio Lupoi, Presidente di OICE.

L'intervento della Rete delle Professioni Tecniche

I rappresentanti della RPT hanno sottolineato l'importanza dei principali bonus fiscali (Ecobonus, Bonus facciate, Sismabonus) per incentivare l'intervento su un patrimonio edilizio in larga parte vetusto ed inefficiente dal punto di vista energetico quanto da quello statico.

È stato sottolineato come degli oltre 12 milioni di edifici residenziali presenti nel Paese:

  • il 64% è stato costruito prima del 1977;
  • il 20% tra il 1977 ed il 1990.

Epoche in cui non esistevano o non venivano applicate tecniche ed accorgimenti legati al risparmio energetico ed al rafforzamento strutturale dell’edificio in un’ottica anti-sismica.

Tra il 2014 e il 2021 (escludendo i dati relativi al Superbonus) Enea ha certificato che gli incentivi utilizzati dagli italiani hanno garantito un risparmio energetico di 11.152 GWh/anno, corrispondenti a 1 miliardo di metri cubi standard di gas.

L'attenzione al risanamento degli edifici

Numeri che confermano l'attenzione degli italiani al tema della riqualificazione degli immobili che sono esplosi poi con il Superbonus 110% grazie al quale i livelli sono ulteriormente cresciuti come confermato dagli ultimi dati secondo i quali tra agosto 2020 e marzo 2023 i GWh/anno risparmiati sono saliti a 14.170.

Secondo la RPT, però, il Superbonus 110% è stata una forma di incentivo pensata in un momento estremamente critico per il Paese, impossibile da replicare nel lungo termine a causa dell’elevato livello di disavanzo pubblico generato. Considerazioni che dovrebbero condurre a una sua riformulazione che contempli la necessità di trovare degli strumenti che consentano di contribuire al risparmio energetico ed al contenimento di immissione di sostanze inquinanti.

Per questo motivo la RPT ha affermato in audizione di attendere una "rimodulazione dei meccanismi di funzionamento di tali bonus affinché il percorso di risanamento energetico degli edifici residenziali non si interrompa senza tuttavia gravare in modo insostenibile sul bilancio dello Stato".

Una rimodulazione che, però, tenga conto della necessità di offrire una più ampia durata agli orizzonti temporali previsti che consenta tempistiche compatibili con i reali obiettivi di risparmio energetico e di contrasto al rischio simico.

Le proposte della RPT

Relativamente alla rimodulazione dei bonus, secondo le ipotesi elaborate dal Centro Studi CNI, il meccanismo generale potrebbe essere di questo tipo:

  • una quota parte delle spese viene finanziata con il meccanismo delle detrazioni fiscali da riportare nella dichiarazione dei redditi del contribuente per un periodo di 15 anni in modo da limitare il caso degli incapienti;
  • la parte restante della spesa viene finanziata da un mutuo trentennale a tasso agevolato, per il quale lo Stato potrebbe accollarsi per intero la quota interessi. Le spese, in questo modo, verrebbero in primo luogo diluite nel tempo al fine di gravare il meno possibile sui proprietari di immobili.

Relativamente alla gestione dei crediti di imposta, la RPT ha proposto:

  • la possibilità, per gli operatori abilitati, di offrire i crediti fiscali acquisiti anche ai propri clienti, privati o professionali, consentendo altresì, agli operatori ma anche ai correntisti, di modulare il lasso temporale di utilizzo di tali crediti;
  • la possibilità, per gli Enti previdenziali Ordinistici, di svolgere sia una funzione di garanzia nella cessione dei crediti che di acquisizione dei medesimi se maturati dai professionisti iscritti;
  • la realizzazione di una piattaforma unica di controllo nelle varie fasi della cessione dei crediti, che eviti il ricorso ad entità finanziarie, società advisor ed assimilate che, oltre a generare degli extra-costi, spesso assumono una funzione impropria atta a ritardare se non a bloccare la cessione e quindi il funzionamento del meccanismo (vedi la richiesta di prove-video);
  • meccanismi di incentivazione fiscale che possano calmierare i costi delle cessioni, evitando improprie speculazioni;
  • la valorizzazione dei pareri della Commissione di monitoraggio presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici;
  • norme che disciplinino i cosiddetti General contractor chiarendone i ruoli, i limiti e le responsabilità.

In audizione la RPT ha messo a disposizione della Commissione un documento che contiene tutte le analisi, le valutazioni e le proposte che i professionisti tecnici hanno elaborato nel rispetto di uno spirito di collaborazione costruttiva.

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