Transizione ecologica ed energetica: l'indagine degli ingegneri

Un’analisi del Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri illustra il pensiero degli ingegneri sul tema della transizione energetica e sostenibilità ambientale

di Redazione tecnica - 05/04/2022

Transizione ecologica ed energetica, uso responsabile delle risorse naturali, economia circolare e sostenibilità ambientale. Sono parole e concetti molto utilizzati in questi ultimi tempi, specialmente dopo l’avvio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), sebbene gli ultimi eventi internazionali rischiano di alterarne la declinazione originaria. Il Centro Studi CNI, al fine di sondare la sensibilità degli ingegneri nei confronti del tema della sostenibilità e della tutela ambientale, ha effettuato, lo scorso novembre, un’indagine sugli iscritti all’Albo professionale, cui hanno preso parte 4.246 ingegneri.

Transizione ecologica ed energetica: l’indagine CNI

Obiettivo dell’indagine, comprendere il parere su questi temi da parte di professionisti chiamati a utilizzare una parte sostanziosa dei 200 miliardi di euro stanziati dal Pnrr: quasi 94 miliardi sono infatti destinati ad investimenti che richiedono una elevata intensità di competenze in ingegneria. Solo per citare alcune delle misure di investimento che coinvolgono ingegneri, esse includono:

  • Transizione 4.0 (13,97 miliardi di euro);
  • Ecobonus e Sismabonus 110% (13,81 miliardi di euro);
  • Trasporto locale sostenibile (8,58 miliardi di euro)
  • Investimenti nella rete ferroviaria (24,77 miliardi di euro);
  • Interventi per la riduzione del rischio idrogeologico (2,49 miliardi di euro);
  • Piani urbani integrati (2,92 miliardi di euro)
  • Nuovi impianti di gestione dei rifiuti (1,5 miliardi di euro)

Con la rilevazione condotta dal Centro Studi CNI si cerca di comprendere quale visione gli ingegneri abbiano della sostenibilità ambientale, quali strumenti possono favorirne la diffusione nella pratica professionale, quale contributo l’ingegneria potrà dare alla tutela dell’ambiente ed in particolare al tema in questo momento più complesso, ovvero quello del contrasto al surriscaldamento globale.

Percezione del valore della sostenibilità

In linea generale, ciò che emerge dallo studio è una vera e propria alternanza tra la percezione della sostenibilità come valore di rilevanza strategica e un impegno non sufficiente, a tutti i livelli, per attuarla in maniera concreta. C’è anche grande consapevolezza: ben il 64% degli ingegneri intervistati ha indicato che, la tutela dell’ambiente rappresenta il principio di sostenibilità su cui la politica e la collettività dovrebbero investire maggiormente. In particolare, l’uso responsabile delle risorse ambientali e del territorio è percepito come prioritario soprattutto dalle giovani generazioni di ingegneri (70%) sebbene anche tra i professionisti con più anni di esperienza non manchi chi la pensa in questo modo (57%).

Oltre l’80% degli ingegneri ritiene che la politica ed i cittadini abbiano fatto finora poco per la tutela ambientale, con un atteggiamento degli intervistati piuttosto critico o meglio, vagamente polemico. Il 43% degli intervistati ritiene che la propria categoria professionale mostri poca familiarità e sensibilità verso i temi della tutela ambientale e della sostenibilità, mentre il 42% in modo piuttosto tiepido ritiene che vi sia abbastanza attenzione. Solo l’8% esprime un’opinione più decisa e convinta.

Sostenibilità ambientale e competenze professionali

Nello studio appare interessante appare l’elenco di strumenti indicati dagli intervistati per far sì che proprio gli ingegneri possano acquisire maggiori competenze improntate al green. Viene individuato un doppio binario:

  • da un lato la formazione sui temi specifici della sostenibilità;
  • dall’altro la capacità delle strutture di rappresentanza, come il CNI, di fare in modo che gli ingegneri e le figure tecniche vengano considerati referenti della complessa partita che è in atto.

Quasi il 53% ritiene che la formazione continua e l’aggiornamento professionale siano il primo strumento per conoscere meglio i temi della sostenibilità applicata alla pratica professionale e per essere maggiormente protagonisti dei diversi fenomeni che riguardano la transizione verde. Poco più del 20% degli intervistati ritiene che le Università dovrebbero contribuire a rendere più esplicito il tema della sostenibilità applicato alla pratica professionale in ambito tecnico, mentre quasi il 40% dei professionisti ritiene che la maggiore partecipazione degli ingegneri in tema di sostenibilità dipenda anche dalla capacità di rappresentanza delle competenze da parte dei Consigli nazionali delle professioni tecniche, in primis, del CNI.

Dallo studio emerge come per gli intervistati la formazione continua resti un formidabile strumento non solo per rafforzare le competenze tecniche, ma anche per orientarsi in un dibattito non solo tecnico, ma anche culturale. In questo senso, le strutture che rappresentano le professioni tecniche possano avere un ruolo importante nel definire correttamente il perimetro in cui i professionisti possono muoversi.

La conoscenza e le opinioni sul PNRR

L’indagine mostra un livello di conoscenza medio-basso dei contenuti del Pnrr da parte dei professionisti intervistati. Solo il 5% ha dichiarato di averne una conoscenza approfondita, mentre il 40% ha indicato di averne una conoscenza media e il 46% bassa.

Non solo: solo il 44% degli intervistati ha indicato di sentirsi potenzialmente protagonista delle dinamiche che il Pnrr potrà innescare, mentre il restante 56% del campione ritiene che la campagna di intervento annunciata possa risolversi in vuoti slogan o tenere ai margini le professioni tecniche. Emerge sostanzialmente una sfiducia di fondo che va ben oltre il limitato livello di conoscenza degli interventi previsti dal Pnrr. Da questo punto di vista, può rivelarsi utile rendere maggiormente partecipi le diverse categorie di professionisti al dibattito, al confronto e alla conoscenza dei temi della sostenibilità.

Le prospettive

Le idee invece sono chiare sugli ambiti in cui sarebbe maggiormente utile investire per rendere concreto il concetto di sostenibilità ambientale. Essi includono investimenti per:

  • impianti innovativi di smaltimento dei rifiuti;
  • impianti di energia rinnovabile;
  • interventi per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici;
  • investimenti per nuove reti idriche;
  • interventi per la prevenzione del rischio idrogeologico.

Maggiore peso viene dato agli interventi urgenti e che sembrano possedere un maggiore carattere pratico rispetto ad altre opzioni, pur importanti, come i progetti di rigenerazione urbana o i processi di digitalizzazione dei processi della Pubblica Amministrazione.

Piuttosto interessante che anche misure forse più direttamente conosciute dagli ingegneri, ovvero i Superbonus 110%, non compaiono in cima alla lista delle priorità di intervento.

Opportunità e minacce della transizione green

Infine, è stato chiesto quali possano essere i fattori che favoriscono e quelli che possono maggiormente impedire la diffusione di pratiche e attività orientate alla sostenibilità ambientale.

Oltre alla disponibilità di tecnologia, indispensabile per approfondire e attuare interventi sostenibili dal punto di vista ambientale, al secondo ed al terzo posto tra i fattori abilitanti vengono segnalate le competenze dei professionisti dell’area tecnica e la loro disponibilità e utilizzo da parte delle istituzioni. In sostanza, ritorna l’idea che la sostenibilità ambientale richiede in primis competenze tecniche. Si ribadisce così una voglia della categoria di essere al centro dei processi di cambiamento.

Nell’analisi delle minacce, molti ingegneri vedono come fattori ostativi alla diffusione di pratiche improntate alla sostenibilità,:

  • la normativa;
  • l’approccio culturale sia delle imprese che dei cittadini ai temi dell’ambiente, della progettazione e della sostenibilità.

In definitiva, secondo lo studio, l’approccio attuale degli ingegneri, sembra improntato a cogliere gran parte delle sfide legate alla transizione green, anche se non mancano momenti in cui la categoria non si ritiene pienamente partecipe al processo di cambiamento e al dibattito messo in campo negli ultimi mesi. Secondo il Centro Studi, occorre pertanto un processo di lenta maturazione che certamente verrà messo in atto, dato che le basi del cambiamento sembrano essere state già gettate.

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