La rappresentanza usurpata

Le riflessioni di Giancarlo Maussier sul ruolo degli Ordini professionali e dei Sindacati

di Giancarlo Maussier - 27/12/2019

Anche a me, come all’ing. Gianluca Oreto, che in un articolo del 20/12/19 su lavoripubblici.it, ha proposto un interessante sondaggio ai colleghi sul ruolo degli Ordini professionali e sulla RTP, capita spesso (troppo spesso) di discutere con i colleghi degli Ordini professionali e del loro effettivo ruolo, e capita spesso, anzi troppo spesso di capire che la quasi totalità di questi colleghi non conosce affatto il ruolo degli Ordini professionali, né sanno che essi sono Enti Pubblici sotto l’alta vigilanza del Ministero di Grazia e Giustizia.

Mi è capitato anche, e troppo spesso e da troppi colleghi di sentir dire “… ma l’Ordine cosa fa per noi ?” e di dovere rispondere che l’Ordine non deve e non può fare nulla per noi, semplicemente perchè l’unico compito che hanno gli Ordini è quello di di tutelare la collettività e i nostri clienti con azioni volte a vigilare e garantire che gli iscritti agli Albi professionali svolgano la loro attività nel rispetto delle leggi.

È in questa ottica che agli Ordini compete unicamente la formazione (ma non solo a loro), la deontologia, il parere sulle parcelle e, non ultima, la tenuta dell’Albo.

L’Ordine è quindi un Ente Pubblico al quale tutti i professionisti che vogliono esercitare la professione sono obbligati ad iscriversi, e l’obbligatorietà dell’iscrizione è la negazione di un fondamento democratico della rappresentanza, ovvero la volontarietà di adesione.

Nessun Ordine ha quindi la rappresentanza dei propri iscritti proprio perché l’iscrizione è obbligatoria e non volontaria, così come, ad esempio, la Camera di Commercio non ha, né può avere la rappresentanza dei commercianti, degli industriali, delle imprese, degli artigiani o degli agricoltori che competono invece alle sole associazioni di categoria.

Ne consegue che gli Ordini professionali, ai quali sono peraltro iscritti anche i professori universitari, i dipendenti pubblici o privati, e persino i colleghi che non esercitano la libera professione, e meno che mai la RTP (Rete delle Professioni Tecniche) o la Fondazione Inarcassa, per gli stessi motivi, non possono e non devono svolgere ruoli di rappresentanza né attività sindacali.

Per tali ragioni non è più rinviabile una seria riforma del sistema ordinistico italiano, finalizzata ad un suo radicale cambiamento, che consenta finalmente agli architetti e agli ingegneri italiani di organizzarsi in libere associazioni (sul modello anglosassone), che siano gli unici soggetti legittimati a rappresentare le istanze degli associati che esercitano la professione ai tavoli di contrattazione o di concertazione con gli interlocutori politici ed istituzionali di vario livello.

A curda di Arch. Giancarlo Maussier
Segretario Nazionale di Federarchitetti

© Riproduzione riservata