Allarme PMI Edili: tempi di pagamento insostenibili

Ancora lontani i segnali di effettiva ripresa per pmi edili: secondo l'Osservatorio Aniem, che ha stilato un rapporto sugli scenari economici passati e fut...

02/02/2011
Ancora lontani i segnali di effettiva ripresa per pmi edili: secondo l'Osservatorio Aniem, che ha stilato un rapporto sugli scenari economici passati e futuri delle piccole e medie imprese edili e manifatturiere in Italia, nel primo trimestre del 2011 il trend sarà ancora negativo, con una previsione di diminuzione del fatturato medio per impresa del -16%. Molto più pesante il bilancio se si guarda indietro di un anno: l'annus horribilis, che secondo gli studi dell'Aniem ha portato a una diminuzione per le pmi edili del 22% del fatturato, con tagli occupazionali che superano il 10%, pare non sia destinato a finire.

E sono soprattutto le aziende che operano nel settore dei lavori pubblici a pagare il prezzo più alto della crisi economica, con il grande nodo dei ritardi dei pagamenti. Secondo l'Osservatorio, istituito di recente con lo scopo di monitorare la situazione del settore delle pmi edili nel Paese, la media dei ritardi ha raggiunto gli 8 mesi per il settore pubblico, mentre se la cava un po' meglio il settore privato, dove i rallentamenti si attestano intorno ai 4 mesi. Secondo il Presidente Dino Piacentini: "E' un vero e proprio allarme quello lanciato dall'Aniem: aumentano sempre di più le piccole e medie imprese a rischio di chiusura perché in attesa, magari da un anno, di pagamenti dalla pubblica amministrazione, nonostante il Parlamento Europeo abbia imposto il limite per il pagamento di una fattura per beni e servizi, sia nel settore pubblico sia in quello privato, di 30 giorni". E aggiunge:"Stiamo segnalando il grave danno certificato che stanno subendo le piccole e medie imprese italiane alle istituzioni, parlamentari europei compresi, per denunciare una situazione ormai divenuta insostenibile".

Ma quali sono le principali ragioni che penalizzano a tal punto il comparto? Secondo l'analisi effettuata dall'Aniem, che riunisce 8.000 imprese in tutta Italia per un totale di 120 mila addetti, le pmi individuano tre nodi che tengono bloccato il settore e che, ad oggi, non sono ancora stati sciolti: la diminuzione degli appalti pubblici (negli ultimi tre anni -55%), la difficoltà di accesso al credito e la tendenza delle stazioni appaltanti ad accorpare i lavori in un unico grande bando, e la conseguente difficoltà delle pmi a partecipare a tali gare. "Una situazione di blocco che riguarda 36.600 imprese che eseguono lavori di importo superiore a 150.000 euro e altre 30.000 che operano nell'ambito dei lavori pubblici per importi inferiori, a cui fa capo circa 1 milioni di lavoratori perché, non bisogna dimenticare, il tessuto imprenditoriale italiano è composto da un capitalismo di territorio fatto da Pmi - oltre il 90% - e da qualche grande impresa" commenta Piacentini.

Le piccole e medie imprese italiane di costruzione, secondo l'Osservatorio, consapevoli delle trasformazioni ormai consolidate del mercato e della particolare fase congiunturale, individuano nei processi di aggregazione e nella revisione dei sistemi di qualificazione (Soa) l'antidoto anti crisi. Ben l'80% del campione crede infatti che facendo rete si possa a uscire dal flusso globale della recessione, tanto che, "le nostre imprese hanno già iniziato ad utilizzare gli strumenti che l'Associazione mette a disposizione, strumenti concreti in grado di dare luogo a sinergie tra imprese e valorizzare le specializzazioni operative, caratteristica peculiare delle pmi", commenta Piacentini.

Aggregazioni che potranno dare un impulso anche all'internazionalizzazione: per l'87% del campione analizzato, la ricerca di nuovi mercati esteri pare ancora essere una pratica acerba per le piccole, che più delle volte non riescono ad affrontare la sfida dell'oltreconfine da sole. L'unica nota positiva rilevata dagli imprenditori è una previsione di ripresa di fatturato sia nell'edilizia pubblica che privata, che nel secondo semestre del 2011, si attesta in media per impresa all'11%. Una crescita che si fa sentire anche sull'occupazione, dato che gli imprenditori dichiarano di non prevedere  ulteriori cali di personale, ma di tenere invariati i livelli. Nera è anche la percezione degli industriali sullo scenario politico: secondo il 67% degli intervistati, un terzo dei problemi giungono dall'immobilismo e dalla mancanza di fondi. Solo per l'anno prossimo il disegno di legge di stabilità assegna alle opere pubbliche 13,5 miliardi mentre l'anno scorso erano 15,4 con un calo del 14% in termini reali.
Il quadro tracciato dall'Aniem mostra quindi un inizio del 2011 ancora critico e un inizio di timida ripresa non prima di sei mesi. Per i piccoli e medi imprenditori basterebbero, secondo lo studio, pochi interventi tecnici mirati che si riassumono nella garanzia di sistemi di aggiudicazione fondati sulla valutazione complessiva dell'intervento e non solo sulla rincorsa al ribasso, nella modernizzazione del sistema di qualificazione (Soa) e nell'incentivo economico alle imprese ad investire in innovazione tecnologica e professionalità.

A cura di Ufficio stampa ANIEM
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