Allarme ribassi: dai professionisti utili consigli per la risoluzione del problema

Dopo le interessanti risposte fornite dai maggiori esponenti delle libere professioni, non cessa l’attenzione dei professionisti sul tema legato ai criteri d...

11/12/2009
Dopo le interessanti risposte fornite dai maggiori esponenti delle libere professioni, non cessa l’attenzione dei professionisti sul tema legato ai criteri di aggiudicazione nelle gare di progettazione.
Superata una prima fase di impeto, basata esclusivamente sulla protesta coatta contro il criterio del massimo ribasso, il sondaggio lanciato ha, ormai, assunto delle peculiarità tali da non poter più trascurare i risultati raggiunti dal tavolo di concertazione virtuale che ha portato centinaia di professionisti a condividere esperienze e riflessioni.

Come anticipato, superata la prima fase iniziale in cui tutti i commenti sono stati, più o meno, unanimi nel rigettare completamente il criterio del massimo ribasso a favore dell’offerta economicamente più vantaggiosa, la discussione si è evoluta verso un livello più elevato, portando alla consapevolezza che nonostante il criterio del massimo ribasso, unito all’eliminazione delle tariffe minime, abbia portato a scadenti progettazioni causate da ribassi improponibili, questo sia l’unico modo affinché tutti abbiano la possibilità di competere per l’aggiudicazione finale del bando. Come più volte evidenziato nei commenti l’offerta economicamente più vantaggiosa, nella maggior parte dei casi, infatti, offre una più che ampia discrezionalità che porta poi ad aggiudicare la gara a soggetti già precedentemente individuati.

Il commento unanime dei professionisti è stato, dunque, a sfavore dei due criteri.
Mettiamo in luce i motivi.

Per quanto concerne il criterio del massimo ribasso, quasi tutti sono concordi nel ritenerlo così com’è un suicidio professionale a danno della dignità di quelle attività una volta chiamate "intellettuali". Com’è evidente, infatti, il massimo ribasso, unito alla totale mancanza di tariffe minime di riferimento, ha portato da una parte all’abbassamento della base d’asta e dall’altra a ribassi “selvaggi” che non tengono in debito conto di quello che da molti è stato correttamente definito costo industriale della produzione. Come sostenuto più volte, chi ritiene che le vecchie tariffe di riferimento erano troppo alte, evidentemente non ha tenuto in considerazione quello che è il costo sostenuto dal professionista e relativo a: tasse, assicurazione, affitto, software e canoni di aggiornamento, commercialista, corsi di formazione, auto, benzina e via dicendo.

Da altri commenti è, invece, emerso che il vero problema non è il massimo ribasso ma il grado di competenza degli Enti che non riescono mai realmente a valutare il “prodotto progetto” che viene consegnato. Come sottolineano diversi professionisti, spesso accade che gli elaborati esecutivi siano spesso inattendibili, incompleti e farraginosi, i computi basati su cifre inverosimili, anche se al ribasso, e che se i responsabili del procedimento fossero realmente in grado di valutare seriamente quello che viene proposto, la stragrande maggioranza delle offerte verrebbe scartata.

Per quanto riguarda il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, nonostante al Convegno organizzato dall’OICE Gerardo Mastrandrea, capo dell’ufficio legislativo del Ministero delle Infrastrutture, abbia annunciato l’inserimento all’interno del regolamento di attuazione del Codice degli appalti di una norma che non consentirà più l’utilizzo del criterio del massimo ribasso ma solo quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, e nonostante questa per molti sia stata una mezza vittoria e un modo per eliminare il problema dei ribassi scandalosi, i professionisti (quelli che lavorano e realmente vengono investiti da chi le norme le fa e basta) non la pensano in questo modo. Da più parti è, infatti, emerso il problema relativo alla relazione tecnica-metodologica che offrendo ampio margine discrezionale alle stazioni appaltanti nella valutazione del punteggio, darebbe anche troppo potere per la scelta del vincitore della gara, dando spazio agli ormai conosciuti problemi italiani.

Interessante il sugerimento di che ritenendo ormai il professionista simile ad una impresa, propone la formazione di un ente (l’ordine professionale) capace di certificare la capacità professionale, assegnando una categoria e importo di iscrizione (tipo SOA); ma interessanti anche le seguenti proposte:
  • rendere obbligatoria la validazione dei progetti;
  • concedere qualche punto in più alle offerte presentate da chi associa un giovane professionista;
  • dare maggiore chiarezza e uniformità alla documentazione.
Da più parti è, inoltre emersa la totale sfiducia verso i consigli provinciali e nazionali degli ordini ritenendo completamente sterile il loro apporto nel rappresentare le necessità dei professionisti che lavorano.
Su questo, la nostra redazione auspica che le interessati risposte fornite dai presidenti nazionali non restino solo buone intenzioni ma divengano fatti concreti che portino ad una soluzione radicale del problema, affinché il futuro possa essere più chiaro e trasparente per tutti quei professionisti che giornalmente si ritrovano a combattere le loro piccole battaglie.

Segnaliamo, infine, che la pagina relativa ai sondaggi verrà periodicamente trasmessa ai presidenti dei consigli nazionali degli ordini affinché loro stessi siano continuamente al corrente dell’apporto di tutti i professionisti. Invitiamo, pertanto, tutti a continuare nei loro commenti nella speranza che con gli stessi sia possibile fornire sempre più interessanti spunti per una soluzione condivisa e definitiva ad un problema che investe milioni di professionisti.

Accedi al Focus Allarme Ribassi e leggi le risposte di tutti i presidenti.

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