Crisi delle costruzioni: ancora lontana la ripresa

Dal 2008 al 2015 il settore delle costruzioni ha subito un crollo degli investimenti pari al 34,9% e le previsioni per il 2016 parlano di un aumento tendenzi...

07/07/2016

Dal 2008 al 2015 il settore delle costruzioni ha subito un crollo degli investimenti pari al 34,9% e le previsioni per il 2016 parlano di un aumento tendenziale dello 0,3% in termini reali (+1,3% in valori correnti). Aumento trascurabile e del tutto insufficiente a creare condizioni di effettiva ripresa per un settore stremato da una crisi senza fine.

Questo, in estrema sintesi, il contenuto dell'Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni aggiornato a Luglio 2016 e presentato ieri a Roma dal Presidente dell’Ance, Claudio De Albertis, dal Vicepresidente Rudy Girardi e dal Responsabile del Centro Studi Ance, Flavio Monosilio, e che ha messo in luce i preoccupanti dati del 2015 che delineano esattamente i contorni di una crisi che ha dimezzato i livelli produttivi dei principali comparti e indebolito gravemente il tessuto industriale del settore, evidenziando delle previsioni per il 2016 ed il 2017 cariche di incertezza per le potenzialità di ripresa e per il rischio del perdurare di una crisi senza precedenti.

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La crisi in atto dal 2008 si è abbattuta sul settore delle costruzioni con una tale violenza da compromettere la sopravvivenza delle imprese che oltre a dover subire la contrazione dei volumi di vendita devono anche far fronte ad una pressione fiscale crescente, all'aumento dei tempi di pagamento e ad una restrizione del credito, indispensabile per l’avvio di nuove iniziative.

Come indicato dall'ANCE nel corso dell'Audizione in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati per la "Delega al Governo per la riforma organica delle discipline della crisi d’impresa e dell’insolvenza" (Disegno di Legge 3671-bis/C), "tra il 2008 ed il 2013, le costruzioni hanno sperimentato una notevole contrazione del tessuto produttivo, con una fuoriuscita dal sistema di quasi 80.000 imprese, che corrisponde ad un calo in termini percentuali del -12,7%. Con riferimento al numero di imprese le riduzioni si concentrano principalmente nelle imprese con più di un addetto, diminuite in cinque anni di circa 66.500 unità (-23,2%), mentre le imprese con un solo addetto si sono ridotte di 13.400 unità (-3,9%). Si sta assistendo ad un processo di deindustrializzazione del settore delle costruzioni che coinvolge un’intera generazione di imprese, e sussiste il forte timore che, di colpo, venga dispersa la capacità tecnico-produttiva delle aziende medie che sono tra le più innovative del settore. Sussiste però la convinzione che queste stesse imprese di medie dimensioni possano ancora dare un contributo determinante allo sviluppo e alla modernizzazione del Paese".

Attraverso uno studio condotto sui bilanci di 50.000 aziende di costruzioni, ANCE ha rilevato che tra il 2011 ed il 2013 è aumentata la percentuale di imprese che ha chiuso l’esercizio registrando una perdita netta. Percentuale attestatasi al 30% nel 2013, con quasi un’azienda su 3 che ha chiuso l’esercizio in perdita.

Come evidenziato nell'osservatorio, tra il 2008 ed il 2014, le costruzioni hanno sperimentato una notevole contrazione del tessuto produttivo, con una fuoriuscita dal sistema di oltre 100.000 imprese, che corrisponde ad un calo in termini percentuali del -16%.

Le stime per il 2016

Le previsione Ance per il 2016 non sono certo delle migliori. Le stime nel settore residenziale prevedono una nuova diminuzione del 3,4% rispetto agli investimenti del 2015. Flessione dei livelli produttivi legata al proseguimento del significativo calo dei permessi di costruire. Secondo i dati Istat sull’attività edilizia il numero complessivo delle abitazioni (nuove ed ampliamenti) per le quali è stato concesso il permesso di costruire, dopo il picco del 2005 (305.706 unità), evidenzia una progressiva e intensa caduta a partire dall’anno successivo e, nel 2014, si stima che il numero di abitazioni concesse sia di circa 54.000 con una flessione complessiva che supera l’80%. Si tratta di uno dei livelli più bassi mai raggiunti, inferiore, escludendo gli anni del secondo conflitto mondiale, al 1936.

Unico comparto a mantenere adeguati livelli produttivi è quello della riqualificazione del patrimonio abitativo, che nel 2016 ha raggiunto il 37% del valore complessivo degli investimenti in costruzioni, con una crescita rispetto al 2015 dell'1,9% in termini reali.

Lieve aumento anche per gli investimenti privati in costruzioni non residenziali, con un +0,2% in termini reali. La stima per gli investimenti in costruzioni non residenziali pubbliche aveva registrato un +0,4% in quantità rispetto al 2015. Stima che, però, è stata rivista al ribasso a seguito del rallentamento della domanda pubblica, determinato dall’introduzione del nuovo codice sui contratti pubblici e dalle scelte di politica economica. Sul nuovo Codice l'ANCE, come da noi più volte evidenziato, ha parlato della mancanza di un adeguato periodo transitorio grazie al quale si sarebbe potuto garantire la prosecuzione delle iniziative intraprese dalle stazioni appaltanti. Dopo il 19 aprile 2016 (data di entrata in vigore delle nuove norme sugli appalti) si è, infatti, registrato un drastico calo delle pubblicazioni di bandi pubblici, ed il consuntivo di maggio (-26,7% in numero e del -75,1% in valore rispetto allo stesso mese dell’anno precedente) conferma la fase di stallo del settore. Anche i dati di giugno, al netto della pubblicazione di cinque bandi di concessione di costruzione e gestione della banda ultralarga del valore complessivo di 1,4 miliardi, mostra un calo del 34,9% rispetto a giugno 2015 e conferma la preoccupazione di rallentamento della domanda pubblica.

Le previsioni per il 2017

Le prospettive per il 2017, non potendo prescindere dalla dinamica dell'ultimo biennio, confermano il progressivo rallentamento della potenzialità di sviluppo delle costruzioni. Nel comparto delle opere pubbliche, la riduzione dei bandi di gara, osservata nei primi sei mesi del 2016, pur tenendo conto dell’andamento positivo del biennio precedente e nell’ipotesi di un ritorno nel 2017 ai livelli del 2015, porta a stimare una flessione nel 2017 del 3,6% dei livelli produttivi, che interromperà la lieve ripresa iniziata nel 2015.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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