Edilizia scolastica: c'è ancora molto da imparare (e da fare)

Gira su Facebook la foto di un biglietto scritto a mano da un docente, che potrebbe tranquillamente essere la riflessione di un qualunque genitore italiano c...

23/05/2014
Gira su Facebook la foto di un biglietto scritto a mano da un docente, che potrebbe tranquillamente essere la riflessione di un qualunque genitore italiano con figli iscritti in scuole pubbliche: "Domenica e lunedì si vota nelle scuole pubbliche. Guardatevi intorno, guardate i soffitti, i bagni, le porte, l'intonaco. Guardate dove noi tutto il giorno viviamo e cerchiamo nei nostri limiti umani di costruire, formare, conservare una memoria. Guardate dove lavoriamo, in che condizioni e pensate che i vostri figli, i vostri nipoti, passano più tempo della loro vita dentro quelle aule che in casa vostra. E pensate che lì si forma un cittadino, la sua libertà, la sua vita. E poi votate".

Un'esortazione più attuale che mai, considerando che è iniziata la seconda fase della tanto annunciata riforma dell'edilizia scolastica da parte del Governo Renzi: dopo l'appello rivolto ai sindaci d'Italia - che hanno risposto in più di 4.000, circa la metà del totale - adesso è giunto il momento per i primi cittadini di presentare in dettaglio entro il 23 maggio le proprie proposte. Che però debbono indicare soltanto un edificio prescelto. Che però debbono segnalare eventuali finanziamenti già chiesti dal Comune con la partecipazione ad un altro bando.

Il premier ribadisce che il piano per la messa in sicurezza e gli interventi di riqualificazione previsti metteranno in tavola risorse per oltre tre miliardi di euro e che le procedure verranno estremamente semplificate ma, nonostante tutto, molti continuano a pensare che questi annunci siano soltanto un mega spot elettorale.

Di fatto quella sotto gli occhi di tutti è una situazione disastrosa, messa in luce da più inchieste e rapporti, che rimarcano continuamente l'assenza di una vera cultura dell'edilizia scolastica in Italia, in grado di applicare il concetto di qualità della vita all'interno degli istituti. Ci vorrebbe un maggiore coinvolgimento da parte di architetti e ingegneri nel proporre soluzioni funzionali e sicure, nell'interagire con le istituzioni - a tutti i livelli, dal Ministero fino agli Enti Locali - per promuovere una sensibilizzazione sul tema, da realizzarsi magari con concorsi di idee. Del resto, è proprio di questi giorni la proposta del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, che auspica che "un concorso di architettura sia lo strumento per scegliere i progetti per la riqualificazione degli istituti scolastici". Bisognerebbe riuscire a venir fuori dal guscio di un'edilizia spesso ferma al razionalismo di epoca fascista e guardare, per adeguarci al clima elettorale da imminenti europee, ai modelli di scuole francesi o tedesche.

Il tutto senza mai perdere di vista il rischio sismico e quello idrogeologico di molte aree del nostro territorio, insieme ai disastri di cui siamo stati capaci: tra i numerosi dati segnalati nel XIV rapporto sull'edilizia scolastica, Legambiente ha ad esempio sottolineato come in Italia oltre il 60% degli edifici scolastici siano stati costruiti prima del 1974, data dell'entrata in vigore della normativa antisismica.

E ancora qualche piccolo esempio, elencato nell'ultimo rapporto di Cittadinanzattiva su sicurezza, qualità ed accessibilità a scuola: una scuola su sette presenta lesioni strutturali e nel 20% dei casi si verificano distacchi di intonaco. Pessimo lo stato di manutenzione, del tutto inadeguato quasi nel 40% degli edifici, così come la qualità di vita all'interno delle aule che, in un caso su cinque, presentano segni di muffe, infiltrazioni e umidità. E dove non intervengono le istituzioni, sopperiscono in qualche modo le famiglie che solo nell'ultimo anno scolastico, hanno versato circa 390 milioni di euro sotto forma di contributo volontario o donazione di materiali e beni.

Non resta che sperare che in futuro tutte queste potranno essere considerate soltanto amare lezioni, da tenere ben presenti per progettare e costruire in modo diverso quelli che di fatto sono edifici destinati alla formazione delle generazioni di domani: spazi la cui configurazione e presentazione comunica il grado di interesse e di investimento che la società intende fare nei loro confronti.

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