Il Governo sulla SCIA della confusione

Il problema legato all'applicazione della Segnalazione certificata inizio attività (introdotta dal decreto-legge n. 78/2010 convertito dalla legge n. 122/201...

16/11/2010
Il problema legato all'applicazione della Segnalazione certificata inizio attività (introdotta dal decreto-legge n. 78/2010 convertito dalla legge n. 122/2010) all'attività edilizia è sotto gli occhi di tutti ed, ovviamente, anche sotto quelli di coloro che ci governano.
Ragionevolmente il Governo ha compreso come non era possibile affermare semplicisticamente, soltanto con una semplice nota del Capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero della semplificazione normativa (nota inviata alla Regione Lombardia), che la Scia era applicabile all’attività edilizia e sono corsi ai ripari.
Era stato inserito all'interno del maxiemendamento del Governo alla Legge di stabilità (Finanziaria 2011) l'articolo 4 che, aggiungendo un comma all'articolo 19 della legge n. 241/1990, specifica l'ambito di applicazione della Scia, e chiarisce che tale istituto può essere applicato anche all'attività edilizia con esclusione dei casi di SuperDia; pertroppo, però, l'articolo in argomento è stato dichiarato inammissibile dalla Commisione Bilancio della Camera dei Deputati.

In atto, in verità, l'potetica semplificazione introdotta con la Scia, nel campo edilizio si è trasformata in complicazione perché all'iniziale confusione nata da una non ragionata scrittura delle modifiche alla legge n. 241/1990 (dl n.78/2010 e legge di conversione n. 122/2010) che ha generato la "Scia del forse si applica e forse non si applica" si è aggiunto il fatto che alcune regioni hanno impugnato la norma sulla Scia davanti alla Corte Costituzionale.

Oggi, in attesa che la nuova norma che specifichi l'ambito della applicazione della Scia, incappata nella scure della Commissione Bilancio, sia ospitata, come affermato da alcuni esponenti del Governo, nel decreto milleproroghe di fine anno, non possiamo fare altro che registrare:
  • che sette Regioni l'hanno impugnata davanti alla Corte costituzionale;
  • che almeno quattro di quelle a statuto ordinario (Toscana, Lazio, Basilicata e Molise) affermano che non si applica sul proprio territorio;
  • che a quelle a statuto ordinario che hanno affermato che non si applica nel proprio territorio occorre aggiungere quelle a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia) in cui la Scia fa salva l'autonomia locale.

Il numero è consistente e, certamente sintomo di un malessere che blocca l'applicazione di un istituto (la Scia appunto) nato per la semplificazione.
In verità poche Regioni hanno manifestato apertamente la propria opinione ma aspettano tutte la pronuncia della Corte costituzionale e nelle more, in alcuni casi non ne contestano l’immediata applicabilità.

Accertato che i chiarimenti non possono essere inseriti nel Patto di Stabilità (Finanziaria 2011) non ci resta altro che aspettare e sperare che la norma sia inserita nel decreto nilleproroghe perché, altrimenti, bisognerà aspettare le conclusioni del tavolo ristretto istituito nell’ambito della Conferenza unificata o la pronuncia della Corte costituzionale ma nella migliore delle ipotesi si andrebbe a fine anno.
A cura di Paolo Oreto
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