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Piemonte: gli indirizzi per la qualità del paesaggio

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore alla Pianificazione territoriale, ha deliberato nella seduta del 22 marzo due manuali di buone pratiche per l...

23/03/2010
La Giunta regionale, su proposta dell’assessore alla Pianificazione territoriale, ha deliberato nella seduta del 22 marzo due manuali di buone pratiche per la progettazione edilizia e la pianificazione locale, che configurano gli indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti.

Si tratta di strumenti di ausilio alle azioni di tutela e valorizzazione che integrano il percorso - originato dalla Convenzione europea sul paesaggio e formalizzato a livello nazionale dal Codice dei beni culturali e del paesaggio - avviato in Piemonte con l’adozione del Piano paesaggistico regionale. La loro finalità è indirizzare, secondo criteri di qualità, le trasformazioni contemporanee del territorio piemontese: come tali saranno di valido riferimento per i professionisti e gli enti locali nella progettazione e attuazione degli interventi, ma anche e soprattutto per le strutture regionali nelle attività di analisi e valutazione delle trasformazioni territoriali, nonché in quelle di promozione della qualità paesaggistica. La natura orientativa e non prescrittiva nulla toglie alla capacità di fornire concreti supporti alla progettazione edilizia ed alla pianificazione alla scala locale e degli strumenti urbanistici esecutivi.

Gli indirizzi vogliono fornire supporto alla qualità delle trasformazioni contemporanee, ovvero del nuovo costruito che, in particolar modo negli spazi geografici a maggior dinamica trasformativa - i luoghi della cosiddetta città diffusa e della dispersione insediativa - rischiano di dissolvere i valori paesaggistici e ambientali che, nel corso del tempo, si sono stratificati sul territorio: valori, al contrario, da salvaguardare ricorrendo al forte intreccio tra i temi della conservazione e dello sviluppo innovativo e puntando alla sostenibilità ambientale, morfologica e paesaggistica delle trasformazioni.

Punti focali di queste buone pratiche sono: la centralità del momento progettuale; la costruzione di una “lingua” architettonica semplice che, dopo aver selezionato i materiali (compositivi, tipologici, costruttivi, etc.) storici, li intrecci strettamente con gli usi, le tecniche, le pratiche sociali contemporanee; il trattamento non solo di tipologie e materiali, ma anche degli spazi aperti, le modalità di aggregazione degli “oggetti” architettonici, gli elementi di mediazione tra interno e esterno, a esempio, per scongiurare il rischio di orientamenti limitati alla sola immagine esteriore dell’architettura, a favore di una visione più articolata e complessa.

fonte www.regione.piemonte.it
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