Rigenerazione urbana: a Palermo l'Effetto Cala

Esiste uno iato tra le città possibili e le configurazioni finali che le città assumono. Esistono per loro veri e propri "destini" a cui affidare lo spazio ...

di Danilo Maniscalco - 20/04/2016

Esiste uno iato tra le città possibili e le configurazioni finali che le città assumono.
Esistono per loro veri e propri "destini" a cui affidare lo spazio reale della polis.
Ma se è vero che la rinascita delle più belle capitali culturali del mondo è affidata alle firme più prestigiose dell'architettura contemporanea, dobbiamo egualmente assegnare al primato della governance della polis il ruolo di attore principale.
Se penso al nostro Sud, se penso alla città in cui vivo, Palermo, fatico a rintracciare eccezioni significative capaci di assurgere a modello di riferimento.

E l'unico esperimento virtuoso in tal senso, di commistione tra governance e riqualificazione urbana affidata al linguaggio dell'architettura contemporanea dal dopoguerra ad oggi, è senza dubbio alcuno, quello del pregevolissimo restyling della Cala, fortemente voluto dall'allora presidente dell'Autorità Portuale di Palermo, Ingegnere Nino Bevilacqua, progettato e realizzato dalla collega architetto-ingegnere Giulia Argiroffi, in collaborazione con l'architetto Sebastiano Provenzano tra il 2005-2011.

Foto Cala

Lo chiamerei "Effetto Cala", il processo virtuoso del luogo più rappresentativo della Palermo contemporanea, guidato attraverso il linguaggio dell'architettura contemporanea alla conquista dell'approdo al mare e che, apprezzato, curato ed adottato dai cittadini in maniera estremamente trasversale, ha generato economia locale, posti di lavoro, benessere in direzione di quel settore vitale della nostra economia ancora precaria che è l'indotto turistico-ricettivo di matrice culturale.
Settore sfruttato ad oggi non oltre il 5% e aperto dunque al mercato.

Eppure il modello esiste già sotto gli occhi di tutti, tanto nelle mattinate assolate piene di residenti e turisti divisi tra passeggiate a piedi o in bici, quanto nelle notti della movida in cui migliaia di giovani trovano nei locali creati per lo svago dal giovane team di architetti ed ingegneri, il luogo di incontro e raduno da cui è imprescindibile dover transitare.

L'effetto Cala, ha generato persino un nuovo fatto curioso.
Per una volta infatti, la prima forse, possiamo non guardare ai modelli culturali di splendide città come Barcellona, Marsiglia, Bilbao, Berlino, perché il modello è già ben radicato proprio sotto i nostri piedi a pelo d'acqua.
Da cinque anni infatti, il successo di un progetto di architettura contemporanea, voluto profondamente da una committenza lungimirante e decisa, è sancito senza ombre di dubbio, non solo dalla critica ma dalla linfa stessa della polis, cioè dai cittadini che usano quello spazio ormai divenuto identitario.

Foto Cala

Ma tutto questo non è accaduto certamente da solo.

Sono serviti due anni per la progettazione e quasi due per la realizzazione.
Poco meno di sei, i milioni di euro necessari per la riqualificazione ad esclusione della bonifica dell'invaso allora colonizzato da numerosi allacci fognari abusivi.
Un team moderato di professionisti alla governance del progetto tra cui, oltre ai già citati, l'architetto Flavio Albanese e l'ingegnere Salvatore Acquista, una volontà politica forte e radicale, la passione per il proprio mestiere di creatori di spazi, la tensione costante al bello.

Questa è la ricetta del futuro per lo sviluppo sostenibile della nostra economia locale.
Usare cioè il potenziale dell'architettura contemporanea per generare lavoro, economia locale, benessere ambientale diffuso, attrattiva turistica, sintetizzando in un concetto mai necessario quanto oggi il desiderio di spirito di comunità da cui partire per la conquista di un futuro a scala umana.

La scala umana, quella misura immaginata dagli architetti secondo Steven Holl perché:"la nostra facoltà di giudizio è incompleta senza l'esperienza dell'attraversamento degli spazi...piuttosto lo spazio" conclude il maestro americano "è la qualità strettamente connessa alla percezione".

E per una volta non devo nemmeno invitarvi a partire per osservarne il reale portato di quanto qui espresso perché ne siete già consapevoli per il fatto di aver sicuramente solcato più volte l'emiciclo della nuova Cala a firma dei giovani professionisti palermitani.

Questo allora, il modello da seguire!
Alla mediocrità dei politici odierni e alla speranza di una nuova classe di giovani politici all'altezza del destino della polis, indirizzo il mio personale giudizio e dico: "NON AVETE PIÙ ALIBI" e se non siete già stati, visitate la nuova Cala.

A cura di arch. Danilo Maniscalco

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