Abusi edilizi: rilevazioni con Google Earth non sempre indispensabili

L'acquisizione di rilievi dall'applicazione è superflua se le prove già a disposizione del giudice confermano la difformità delle opere

di Redazione tecnica - 09/07/2023

Sebbene l’utilizzo di strumenti di rilevazione satellitare come Google Earth possano quasi sempre essere dirimenti nell’accertamento dell’epoca di costruzione di un manufatto - e quindi dell'eventuale conformità di un edificio - non mancano i casi in cui la loro invocazione risulta superflua ai fini della decisione.

Rilievi Google Earth per accertamento di conformità: non sempre si possono utilizare

Ne è prova il caso affrontato dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 23957/2023, con la quale i giudici di Piazza Cavour hanno ritenuto inammissibili i ricorsi presentati contro la sentenza di condanna per i reati di cui all’art. 44 comma 1, lettera c), del d.P.R. 380/2001 (Testo Unico Edilizia) e dell’art. 81 d. Igs. 42/2004 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio), per violazioni urbanistiche commesse in un edificio sito in zona sottoposta a vincolo paesaggistico.

In appello, il giudice aveva avallato la relazione del CTU secondo cui non si poteva confermare se la costruzione fosse antecedente all’apposizione del vincolo paesaggistico, ma in cui si specificava che sicuramente l’edificio era ancora al rustico.

L'onere della prova

In proposito la Corte ha ricordato come grava sul ricorrente che intende retrodatare la data di prescrizione l'onere di fornire prova dell'ultimazione del manufatto. Tale giurisprudenza costituisce, nella specifica materia urbanistica, esplicazione del principio di c.d. «vicinanza della prova». È stato infatti chiarito dalla Corte che «ove l'imputato, deduca eccezioni o argomenti difensivi, spetta a lui provare o allegare, sulla base di concreti ed oggettivi elementi fattuali, le suddette eccezioni perché è l'imputato che, in considerazione del principio della cd. "vicinanza della prova", può acquisire o quantomeno fornire, tramite l'allegazione, tutti gli elementi per provare il fondamento della tesi difensiva».

Inoltre, sempre per consolidato orientamento, ai fini del decorso del termine di prescrizione, l'ultimazione dei lavori che segna il dies a quo della prescrizione del reato coincide proprio con la conclusione dei lavori di rifinitura di interni ed esterni, che comprendono anche gli intonaci, circostanza non sussistente nel caso in esame, dato che è stata invece accertata la presenza di lavori non ancora ultimati in epoca successiva all'apposizione del vincolo.

Il no della Cassazione a nuove prove tramite Google Earth

Tanto è sufficiente, secondo gli ermellini, a ritenere superflua l'acquisizione di immagini estrapolate da Google Earth da cui si sarebbe potuta evincere la data di realizzazione del manufatto.

In tema di ammissione di nuove prove, ricorda la Corte, il mancato esercizio del potere ex art. 507 cod. proc. pen. da parte del giudice del dibattimento non richiede un'espressa motivazione, quando dalla valutazione delle prove già a disposizione si possa implicitamente evincere la superfluità di un'eventuale integrazione istruttoria.

In questo caso, già in primo e in secondo grado era stato confermato che la richiesta di integrazione istruttoria invocata dalla difesa, con l’acquisizione dei rilievo Google Earth, non era indispensabile considerato che gli elementi acquisiti erano idonei e sufficienti a testimoniare che l'edificio era ancora al rustico al momentod ell'apposizione del vincolo e quindi che gli abusi edilizi fossero successivi a tale epoca.

Può infatti considerarsi «decisiva» solo quella prova che, confrontata con le argomentazioni contenute nella motivazione, si riveli tale da dimostrare che, ove esperita, avrebbe sicuramente determinato una diversa pronuncia.

 

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