ANCE: dopo la crescita del 2021, il mercato delle costruzioni rimarrà stabile

L'Osservatorio Congiunturale conferma che sul 2022 peseranno le incertezze sui bonus edilizi, il caro materiali e la scarsità di manodopera specializzata

di Redazione tecnica - 24/02/2022

Superbonus, bonus edilizi, caro materiali, PNRR, semplificazioni, reperimento manodopera specializzata, investimenti. Sono tante le sfaccettature che compongono il quadro attuale del settore edilizia. Tra numeri da record del 2021 e le preoccupazioni e speranze riposte nel 2022, l'Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni dell'Ance ha presentato un ritratto ricco di chiaroscuri.

Lo stato del settore edilizia: i dati dell'Osservatorio congiunturale di ANCE

Come sottolineato nel documento di sintesi, il 2021 è stato segnato da un deciso recupero, dell'economia italiana a partire dalla primavera, con una decelerazione solo a fine anno in corripsondenza della quarta ondata pandemica. Il PIL è cresciuto del 6,5% rispetto al 2020, trainato dalla domanda interna: tra i settori produttivi spicca proprio l’importante contributo fornito dalle costruzioni, che hanno svolto un ruolo trainante per l’economia.

Un anno senza dubbio positivo, caratterizzato da grandi contrasti: da una parte grandi opportunità, come il PNRR e il Superbonus, dall'altra serie criticità quali l’indisponibilità di alcune materie prime e la crescita vertiginosa delle loro quotazioni che, insieme a una crescente inflazione, rischiano di compromettere l’espansione dell’economia prevista nel 2022.

Crescita del settore costruzioni

Nel documento si evidenzia la crescita del settore delle costruzioni, dopo la battuta d’arresto registrata nell’anno della pandemia. La stima di Ance parla di un incremento del +16,4%, derivante da aumenti generalizzati in tutti i comparti. Rimane però ancora elevato il gap produttivo con l’inizio della crisi settoriale: si parla di -28,8% di investimenti rispetto al 2007, ovvero una perdita di 60 miliardi annui di investimenti in costruzioni.

Dati con una variazione a doppia cifra anche per le ore lavorate (+26,7%) e per i lavoratori iscritti (+11,8%): questo significa che la caduta del 6,2% del 2020 dovuta alla pandemia, comunque contenuta rispetto a quella di altri settori, è stata recuperata e totalmente superata.

Considerando il complesso del 2021, la produzione delle costruzioni ha recuperato pienamente non solo la flessione del 2020, ma risulta superiore del 14,3% al livello registrato nel 2019. In particolare, si registrano +28% dei permessi di costruire rilasciati nel comparto residenziale e +19,5% nel non residenziale (uffici, commerciale, industriale).

Le previsioni per il 2022

Dopo le buone notizie, quelle cattive, o meglio quelle che lasciano intravedere più che una crescita, una stabilizzazione del settore. La previsione dell’Ance per il 2022 è di un lieve aumento degli investimenti in costruzioni pari a un +0,5% rispetto agli elevati valori raggiunti nel 2021. La causa, o meglio, le cause di questo rallentamento? Sicuramente la flessione della manutenzione straordinaria (-8,5%), dovuta al momentaneo blocco delle cessioni dei crediti, che investe non solo il Superbonus ma anche i bonus ordinari, senza dimenticare che la proroga del Superbonus per le unifamiliari è condizionata all’aver realizzato al 30 giugno almeno il 30% dei lavori. Il limite temporale ha sicuramente ridimensionato questo segmento di mercato, che ha rappresentato nel 2021 circa il 50% degli investimenti realizzati.

A mantenere i livelli del 2021 dovrebbe essere l’avvio delle opere pubbliche grazie all’attuazione del PNRR. Anche qui però la strada è piena di difficoltà: non sono di aiuto l’aumento dei costi delle materie prime, sui quali è necessario mettere in moto dei meccanismi di revisione dei prezzi e di compensazione per scongiurare un blocco dei cantieri aggiudicati, ma anche la scarsità di manodopera specializzata. In proposito Ance sottolinea che quasi il 40% dei profili richiesti è di difficile reperimento, con uno scostamento di ben 12 punti percentuali rispetto al pre pandemia, quando la carenza di manodopera si attestava al 28%.

Bandi per lavori pubblici

Segno negativo invece per le gare pubblicate nel 2021: secondo il monitoraggio Ance-Infoplus si evidenzia una battuta d’arresto dopo il trend crescente evidenziatosi negli ultimi 4 anni, culminato nel 2020 con un importo annuale complessivamente bandito di quasi 40 miliardi di euro.

Lo scorso anno ha registrato un calo del 3,2% rispetto all’anno precedente del numero di bandi di gara per lavori pubblici e una più consistente flessione del 14,2% in valore.

Il risultato deriva da tendenze altalenanti, legate, oltre al confronto con un anno “anomalo” (il 2020), all’entrata in vigore del Decreto Semplificazioni-bis (D.L. n. 77/2021) – il cui obiettivo è quello di facilitare e velocizzare la realizzazione delle opere, anche nell’ottica di poter cogliere pienamente l’opportunità offerta dal Recovery Plan.

La disposizione va nella direzione già percorsa dallo “Sblocca cantieri" (D.L. n. 32/2019)” e dal “Decreto Semplificazioni" (D.L. n. 76/2020), i quali, hanno introdotto importanti modifiche al codice dei contratti pubblici del 2016 e, come evidenziato dalla stessa Anac, hanno comportato un forte aumento nel ricorso alle procedure senza gara (affidamento diretto e negoziata senza bando), sottraendo, pertanto, un elevato numero di interventi alla piena evidenza sul mercato.

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