Attuazione PNRR: quali imprese resteranno tra superbonus e caro materiali?

Si corre il rischio di presentarsi ai nastri di partenza del PNRR con una classe imprenditoriale fiaccata dagli inadempienti del Legislatore

di Edoardo Bianchi - 21/02/2023

Il Legislatore ha il dovere (diritto) di legiferare per indirizzare e disciplinare i vari campi della vita quotidiana del Paese. Più le norme sono eque, semplici e stabili, maggiore è il rapporto virtuoso tra Stato e Cittadini.

Superbonus e caro prezzi: quali conseguenze?

In questa sede si intende sollevare una riflessione sulle conseguenze determinate dal livello di applicazione di alcuni provvedimenti che, nel settore delle infrastrutture e della edilizia più in generale, hanno caratterizzato i seguenti temi:

  1. provvedimenti afferenti il Superbonus 110;
  2. provvedimenti finalizzati al riequilibrio del rapporto contrattuale causato dall’anomalo incremento dei prezzi, sia nella previsione ex Dl 73/2021 che nella previsione ex Dl Aiuti relativamente alla annualità 2022.

Si badi bene, non è qui analizzata alcuna valutazione e/o prospettazione attraverso quali norme e con quali caratteristiche dovranno in futuro essere disciplinati questi istituti; non è questa la sede.

È un esame sul tempo trascorso; a bocce ferme cioè si valuta quale prova concreta hanno dato di sé questi istituti per tutti coloro che li hanno attivati aderendo alle regole fissate dal Legislatore.

È una valutazione che prende in esame non i truffatori o i mariuoli che hanno fatto un uso distorto e criminale delle norme, ma gli Operatori ed i Cittadini ligi e rispettosi delle regole stabilite dallo Stato.

Superbonus: i crediti incagliati

Sembrerebbe che per il Superbonus 110 vi siano, alla data odierna, circa € 15 miliardi di moneta fiscale incagliata nei cassetti delle aziende che hanno avuto il solo torto, verrebbe da dire, di avere fatto affidamento sulla parola dello Stato operando nel rispetto delle regole scritte dal Legislatore (che ha il dovere, tra l’altro, di scrivere ed approvare norme che non lascino spazio alla elusione).

È accettabile la prolungata mancanza di risposte chiare e definitive da parte del Legislatore che, anzi, ad ogni intervento complica ulteriormente la situazione?

Caro materiali e recupero prezzi

Sembrerebbe che per il recupero dei maggiori prezzi rilevato dal MIT per il primo e secondo semestre 2021 e per l’adeguamento dei prezzari 2022 le imprese attendono di vedersi pagato un importo di circa € 2 miliardi.

E’ certo sia l’an che il quantum debeatur resta incerto (perché ?) solo il quando.

Trattasi di certificazioni attestate dalle Stazioni appaltanti di tutta Italia che dovrebbero dare, in parte ristoro, ai lavori eseguiti nel primo/secondo semestre 2021 (oltre 18 mesi or sono) o ai lavori eseguiti nel 2022 (mediamente 7 mesi or sono).

Gli anzi richiamati provvedimenti avevano tutti carattere di urgenza per fornire nell’immediato risposte alle stazioni appaltanti e sollievo agli operatori per non far fermare i lavori; è accettabile che a distanza di tutto questo tempo, a causa di procedure che definire bizantine è un eufemismo, i ristori non abbiano raggiunto i legittimi titolari?

Per diversi motivi, nessuno riconducibile agli operatori economici, i suddetti importi benché dovuti restano sospesi in aria contribuendo a determinare fallimenti multipli della intera catena interessata: impresa principale - subappaltatore di lavori - fornitori di servizi - professionisti - fornitori di materiali - condomini e singoli condomini, non tralasciando nessuno!

Ci vuole chiarezza

Ci sia chiarezza: le imprese sono ridotte allo stremo non dalla disciplina futura del mercato, di questa ne prenderanno atto e si organizzeranno di conseguenza, ma dalla (mancata) attuazione (rispetto) delle norme del passato.

Emanare una norma e disattenderla o attenderla con ritardo abnorme costituisce già di per sé un fatto aberrante, oltremodo inaccettabile quando è lo stesso Stato, di fatto, a trasgredirla.

In questo scenario si sta approssimando sempre più il redde rationem per le opere del PNRR, a breve ci sarà un imbuto dal quale dovranno transitare tutte le opere da rendicontare entro il 2026.

Obiettivamente ben poco è partito sino ad oggi, il sistema REGIS sviluppato dalla Ragioneria Generale dello Stato lo sta certificando in maniera impietosa: la gran parte delle risorse (compreso anche i Fondi di Coesione e Sviluppo sia 2014/2020 che 2021/2027) deve ancora atterrare.

Con quale operatori economici si pensa di far fronte, di metter a terra, questa rilevante massa di risorse (oltre € 350 miliardi)?

Con quegli imprenditori rimasti impigliati dal mancato rispetto da parte del Legislatore della parola data?

Con quegli imprenditori che, pur di non fermare i lavori, hanno anticipato cospicue risorse facendo affidamento in un rapido ristoro, sebbene parziale, dei maggiori costi affrontati e che oggi stanno ancora aspettando di vedersi riconosciuto quanto anticipato?

Con quegli imprenditori che hanno iniziato lavori, sottoponendosi in corso d’opera a tutte le asseverazioni possibili, facendo affidamento sulla possibilità di cedere la moneta fiscale e poi improvvisamente si sono visti ripetutamente cambiare le regole a lavori in corso?

Questi imprenditori hanno diritto a vedersi pagati i loro impegni perché hanno rispettato tutte le regole che disciplinavano, per i vari profili, il mercato di intervento.

Così non fosse o se lo fosse dopo troppo altro tempo il fondamento alla base della nostra società si caratterizzerebbe definitivamente in un odioso rapporto tra Sudditi e Sovrano fornendo, al contempo, la risposta al perché ad ogni tornata elettorale vi sono sempre meno cittadini (perché sudditi appunto) che ritengono utile esprimere la propria volontà.

Chi non ha rispettato le regole non trova menzione in questa analisi perché è fuori gioco in radice.

Non interessa qui, si ribadisce, il tema delle future regole che disciplineranno il mercato ma esclusivamente il tema su quale classe imprenditoriale si potrà affidamento per fare atterrare il PNRR.

Guai, perché costituirebbe un altro errore imperdonabile, il pensare di poterlo fare senza le piccole e medie imprese ma solo con 2/3 grandi player pubblici o privati: non si riuscirebbe a rispettare appieno gli impegni dei prossimi anni e le risorse del PNRR sarebbero definitivamente utilizzate come sostitutive di quelle italiche e non più come booster per far riprendere l’economia, non importa se post pandemia sanitaria o bellica.

Si rischia di presentarsi ai blocchi di partenza del PNRR con una classe imprenditoriale fiaccata dagli inadempienti del Legislatore avendo avuto il solo torto di aver prestato fede a regole la cui applicazione si inquadrava in un confronto dialettico tra Stato e Cittadino e non tra Suddito e Sovrano.

Edoardo Bianchi
Imprenditore edile

© Riproduzione riservata