Blocco cessione: 30 miliardi di crediti incagliati

Ance evidenzia l'importanza del meccanismo di cessione dei crediti edilizi per la transizione ecologica e parla di 30 miliardi di crediti incagliati

di Gianluca Oreto - 24/06/2023

"Mentre il dottore studia il malato muore". È vecchio un vecchio proverbio che calza a pennello quando si parla di superbonus e del blocco della cessione dei crediti edilizi cominciato a gennaio 2022 e sul quale Governo e Parlamento sembra abbiano perso qualsiasi interesse.

Le modifiche al meccanismo di cessione

Era il 27 gennaio 2022 (una delle date storiche degli ultimi anni) quando in Gazzetta Ufficiale approdava uno dei tanti provvedimenti d'urgenza che dall'oggi al domani hanno stravolto il quadro normativo relativo al superbonus e alla cessione del credito.

Con il Decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4 (Decreto Sostegni-ter), dopo essere già intervenuto per bloccare le frodi con il Decreto-Legge 11 novembre 2021, n. 157 (Decreto anti-frode) i cui contenuti sono stati rimessi all'interno della Legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Legge di Bilancio 2022), il Governo ha scelto di mettere fine al meccanismo di cessione del credito pensato dal legislatore che lo aveva messo a punto a maggio 2020.

Si è passati in un giorno dalla cessione infinita allo sconto e cessione senza alcuna facoltà successiva. Una decisione del Governo che ha messo in evidenza per la prima volta la dicotomia tra potere esecutivo e legislativo. Da una parte il Governo intenzionato a mettere un punto alla cessione del credito, dall'altra il Parlamento che, almeno a parole, andava contro la decisione dell'esecutivo.

Il resto è storia. Dal Decreto Sostegni sono arrivati altri 14 provvedimenti che a vario titolo sono intervenuti rivoluzionando completamente la misura e provando (per successive approssimazioni e senza alcuna progettualità) a risvegliare la cessione del credito che aveva già cominciato a mostrare le prime indecisioni.

L'attuale versione dell'art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) consente ai soggetti beneficiari del superbonus e degli altri principali bonus edilizi di optare alternativamente:

  • per un contributo, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, fino a un importo massimo pari al corrispettivo stesso, anticipato dai fornitori che hanno effettuato gli interventi e da questi ultimi recuperato sotto forma di credito d'imposta, di importo pari alla detrazione spettante, cedibile dai medesimi ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari, senza facoltà di successiva cessione, fatta salva la possibilità di tre ulteriori cessioni solo se effettuate a favore di banche e intermediari finanziari;
  • per la cessione di un credito d'imposta di pari ammontare ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari, senza facoltà di successiva cessione, fatta salva la possibilità di tre ulteriori cessioni solo se effettuate a favore di banche e intermediari finanziari.

In entrambe i casi alle banche, ovvero alle società appartenenti ad un gruppo bancario, è sempre consentita la cessione a favore di soggetti diversi dai consumatori o utenti che abbiano stipulato un contratto di conto corrente con la banca stessa, ovvero con la banca capogruppo, senza facoltà di ulteriore cessione.

Il nuovo disegno del meccanismo di cessione, bloccato poi dal Decreto-Legge 16 febbraio 2023, n. 11 (Decreto Cessioni), convertito con modificazioni dalla Legge 11 aprile 2023, n. 38, non ha fino ad ora prodotto risultati utili nei confronti di chi a fine 2021 o nel 2022 ha avviato un intervento pensando di poter accedere in tranquillità al meccanismo di cessione che nel frattempo si è inceppato per diversi motivi.

Ciò che ha certamente contribuito al blocco sono:

  • le continue modifiche alla normativa di rango primario che ha disincentivato gli investitori;
  • le campagne mediatiche contro le frodi (che non hanno riguardato il superbonus solo per lo 0,5% del totale);
  • l'esaurita capienza fiscale delle banche;
  • il blocco di Poste Italiane, Cassa Depositi e Prestiti oltre che la mancata attivazione della partecipate di Stato (che da sole potrebbero risolvere il problema);
  • la scure del sequestro preventivo del credito acquistato anche nei confronti del cessionario senza alcuna responsabilità solidale.

30 miliardi di crediti incagliati

Di cessione dei crediti ne ha parlato la Presidente ANCE, Federica Brancaccio, nel corso dell'Assemblea nazionale 2023 "Il buon lavoro" in cui ha parlato di futuro proponendo:

  • controlli rafforzati;
  • qualificazione delle imprese;
  • obbligo di applicazione del contratto dell’edilizia;
  • prezzari di riferimento;
  • contesto normativo stabile e finanziariamente virtuoso.

La Brancaccio ha sottolineato come in questo contesto non si possa fare a meno della cessione del credito e della copertura totale dei costi per le fasce meno abbienti. "Perché non si può parlare di vera transizione ecologica se non partiamo da un efficace piano di recupero e efficientamento delle periferie e delle zone degradate. E allo stesso tempo occorre definire il tipo di intervento che viene agevolato sostenendo solo i più efficaci dal punto di vista del risparmio energetico e della sicurezza sismica".

Non poteva mancare un riferimento al problema del blocco dei crediti. "Nell’immediato - sottolinea la Presidente ANCE - vanno trovate soluzioni efficaci per i crediti incagliati che secondo stime ufficiali ammontano ormai a 30 miliardi. Purtroppo quello che temevamo è accaduto: le soluzioni messe in campo, diverse da quelle che avevamo proposto con Abi, sono miseramente fallite. Anzi non sono mai partite. Nel frattempo gli speculatori stanno lucrando sulle spalle di imprese e cittadini ormai estenuati. Mi chiedo quanto ancora si vuole aspettare prima di intervenire per onorare gli impegni presi. Naturalmente, visti i ritardi accumulati su moltissimi lavori, è assolutamente necessario offrire una proroga al completamento dei cantieri in corso. Non stiamo chiedendo concessioni al settore, ma soluzioni per evitare una marea di fallimenti, contenziosi e disagi per i cittadini".

Ma per poter pianificare correttamente il futuro è indispensabile risolvere i problemi del presente per recuperare quella voglia e quella fiducia senza le quali qualsiasi nuovo progetto sarà destinato a fallire. Fallimenti, contenzioni e disagi di cui parla ANCE non sono il futuro ma rappresentano già il presente che probabilmente Governo e Parlamento non riescono ancora a vedere.

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