CNA: rivedere la cessione del credito per non bloccare la filiera delle costruzioni

La recente indagine della Confederazione Nazionale Artigianato e PMI mostra la correlazione tra le misure introdotte dal Sostegni Ter e la frenata registrata nel settore edilizio

di Redazione tecnica - 17/02/2022

La Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA) ha pubblicato uno studio relativo all’impatto del Decreto Sostegni Ter e delle modifiche apportate ai bonus edilizi e al meccanismo della cessione del credito sulla filiera delle costruzioni.

Bonus edilizi e cessione del credito: l'indagine CNA

Lo studio sottolinea l’eccezionale ripresa messa a segno dall’Italia nel 2021, trainata dal settore delle costruzioni che ha registrato un aumento di oltre 22 punti percentuali: un’espansione che ha riportato il valore aggiunto delle costruzioni ai livelli del 2012, resa possibile dagli incentivi statali per la messa in sicurezza, la riqualificazione e l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare del Paese (Superbonus 110%, Bonus Facciate, Sisma Bonus, Bonus Ristrutturazioni).

Se, come previsto dal Decreto Rilancio, fino allo scorso anno l’accesso ai bonus edilizi è stato facilitato dalla possibilità di trasformare le detrazioni in crediti di imposta cedibili senza alcuna limitazione, con l’obiettivo di accelerare il processo di transizione ecologica in coerenza con il Green Deal europeo, a partire dall’entrata in vigore del D.L. n. 4/2022 (Decreto Sostegni Ter) questa opportunità è venuta meno, con l’introduzione dell’articolo 28 che limita a una sola la possibilità di cedere i crediti.

La disposizione sta di fatto rallentando tutti i lavori agevolati dai bonus edilizi e mettendo in difficoltà le imprese e gli intermediari finanziari. Per molte imprese delle costruzioni le limitazioni previste dalla nuova normativa rendono impossibile applicare lo sconto in fattura se non nei limiti della loro capienza finanziaria.

Proprio con l’obiettivo di analizzare nel dettaglio gli effetti della nuova normativa sulle imprese dell’edilizia, dell’installazione di impianti e dei serramenti, CNA ha ritenuto opportuno realizzare un’indagin nel settore, somministrata tra il 4 e l’8 febbraio 2022.

Il campione dell'indagine

Le imprese che hanno partecipato all’indagine CNA sono state circa 2.000 e costituiscono un campione rappresentativo delle imprese della filiera delle costruzioni.

Esse operano nei seguenti settori:

  • costruzioni (sezione Ateco F);
  • installazione di impianti (codice Ateco 43.2);
  • produttori serramenti, che comprendono i comparti di cui ai codici Ateco 16.23 (carpenteria in legno per l'edilizia), 22.23 (articoli in plastica per l'edilizia), 25.12 (porte e finestre in metallo).

I risultati dell’indagine CNA

Dall’Indagine CNA risulta che, dal momento della sua introduzione con il Decreto Rilancio, il 75,2% delle imprese ha offerto lo sconto in fattura. Il fatturato realizzato nel 2021 su lavori attuati con la formula dello sconto in fattura risulta rilevante, essendo risultato pari al 50,7% del totale tra le imprese delle costruzioni in senso stretto (edilizia), al 40,2% del totale tra le imprese dell’installazione degli impianti e al 42,3% del totale tra le imprese dei serramenti.

Il Decreto Rilancio prevedeva anche che le imprese che avessero maturato un credito, in seguito alla concessione dello sconto in fattura, lo potessero cedere a terzi (c.d. soggetti cessionari) senza alcuna limitazione. I canali utilizzati in prevalenza dalle imprese che hanno realizzato lavori agevolati dal Superbonus e dal Bonus Facciate (costruzioni) sono stati gli istituti di credito, 55,6%, e le Poste Italiane, 33,5%, ovvero soggetti dotati di grande operatività finanziaria. Per le imprese attive soprattutto sui bonus minori (es. bonus ristrutturazioni), risulta utilizzato in maniera significativa anche il canale dei fornitori di beni e servizi, di cui si è avvalso il 25,9% degli operatori del settore dell’installazione di impianti e il 17% di quelli del settore dei serramenti.

Lo stop alle cessioni multiple

Con l’articolo 28 del Decreto Sostegni ter che stabilisce che i crediti di imposta possano essere ceduti solo una volta, sono arrivate forti difficoltà per le imprese della filiera delle costruzioni. Al momento dell’entrata in vigore del provvedimento, il 27 gennaio 2022, il 50,9% delle imprese vantava crediti per lavori sui quali aveva concesso lo sconto in fattura alla clientela, che potrebbero risultare difficilmente recuperabili.

Come spiegato nell’analisi, dopo l’emanazione del Decreto, infatti, quasi il 50% delle imprese riferisce di avere registrato una indisponibilità totale ed immediata ad acquisire i crediti maturati dai cessionari.

Secondo il 42,5% degli intervistati, la nuova normativa avrà pertanto conseguenze importanti poiché renderà pressoché impossibile concedere lo sconto in fattura alla clientela, rischiando di comprimere in maniera drastica la domanda di lavori di efficientamento energetico e riqualificazione del patrimonio immobiliare. Infatti, secondo il 77,5% degli intervistati le restrizioni determineranno una frenata nella realizzazione dei lavori, e quindi una diminuzione del volume di affari.

Di grande rilievo la diminuzione dei fatturati: le imprese delle costruzioni stimano di potere accusare nel 2022 una riduzione del volume di affari del 38,8% rispetto al 2021. Danni considerevoli sono attesi anche negli altri due comparti in cui si articola la filiera: secondo le stime, sia nell’ambito dell’installazione degli impianti che nei serramenti il giro di affari potrebbe ridursi di circa trenta punti percentuali rispetto al 2021.

Cessione del credito: le proposte di CNA

Alla luce di questi dati, CNA chiede l’adozione tempestiva di un decreto correttivo volto a superare la restrizione di un’unica cessione del credito, in modo da permettere sia la cessione multipla tra gli intermediari finanziari, che la cedibilità tra imprese per le quali rilevi una forma di connessione funzionale in ragione dell’attività esercitata. Inoltre viene proposta un’assicurazione per riportare agli anni d’imposta successivi i crediti eventualmente non fruiti nell’anno in corso.

Il tutto sempre auspicando di dare certezze a imprese e cittadini in merito all’utilizzo e all’effettivo funzionamento della cessione del credito, con misure continuative e che investano soprattutto sui controlli, mediante l’incrocio delle banche dati e l’intensificazione dell’attività ispettiva.

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