Decreto Cessioni, l’allarme di ANCE: economia a rischio recessione

I crediti già maturati e incagliati, il blocco della cessione del credito e dello sconto in fattura: l'Associazione in audizione alla Camera evidenza il rischio di tracollo di un intero sistema

di Redazione tecnica - 01/03/2023

Il percorso di conversione in legge del Decreto Cessioni è appena iniziato ma le premesse per due mesi di discussioni intense ci sono tutte. Lo dimostra l’audizione di ANCE presso la Commissione Finanze della Camera, proprio in riferimento al D.L. n. 11/2023 recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all’articolo 121 del Decreto Rilancio.

Decreto Cessioni: per ANCE economia in recessione

L’audizione si è aperta con le dichiarazioni del Vice Presidente ANCE Edilizia e Territorio, Ing. Stefano Betti, che ha espresso forte preoccupazione per la situazione esplosiva che si è venuta a creare con l’approvazione del Decreto, che non risolve in nessun modo il problema dei crediti incagliati legati ai bonus edilizi.

Ricorda Betti che si tratta, tenendo conto delle stime del Governo, di circa 19 miliardi di euro, già maturati e che se non pagati mettono a rischio 115.000 cantieri di ristrutturazione delle case delle famiglie italiane in corso in tutta Italia. Si tratta di oltre 32.000 imprese e 170.000 lavoratori, numeri che raddoppiano se si considera l’indotto.

Il 2022 è stato caratterizzato dalla crescita dell’economia italiana, grazie al traino del settore delle costruzioni, superiore persino a quella della Cina (+3,9% contro +3,0%). Adesso il Decreto Cessioni infligge un duro colpo e secondo le stime dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, l’effetto complessivo del provvedimento porterà il Paese in recessione, andando oltre l’annullamento della lieve crescita prevista nelle ultime stime della Commissione UE (+0,8%).

Quella che si sta creando è una vera e crisi sistemica nell’economia italiana: l’impossibilità di cedere sul mercato i bonus determina una carenza di liquidità nelle imprese di costruzioni che le porterà, a brevissimo, al fallimento. Per altro, sottolinea ANCE, si tratta delle stesse imprese chiamate a realizzare i lavori del PNRR. Non solo: gli effetti si estenderanno a tutti i settori collegati, ai fornitori, ai professionisti coinvolti, alle banche, oltre che alle famiglie, con il rischio di decine di migliaia di contenziosi.

Si ribadisce quindi la necessità di introdurre soluzioni certe e di immediata attuazione per lo sblocco totale dei crediti pregressi, che per ANCE passa dall’utilizzo degli F24 a compensazione dei crediti maturati, come Ance e Abi hanno proposto da tempo, una misura resa ora possibile anche dalle recenti indicazioni di Eurostat.

“Qualsiasi altra soluzione parziale, come l’intervento sulla responsabilità solidale contenuto nel decreto-legge, non risolve il problema in quanto non interviene sul problema principale, quello di individuare i soggetti che possono monetizzare crediti pregressi. In particolare, non si può pensare di sbloccare una situazione così incancrenita, dopo mesi di cambi di normativa – solo sul Superbonus, 22 in poco più di 1.000 giorni vale a dire una modifica ogni 45 giorni – e di stop and go, con un mero invito alle banche a comprare”, ha ribadito Betti.

Infine, per favorire il completamento dei lavori già avviati ed evitare di creare ingenti danni a famiglie ed imprese, è necessario anche migliorare la disciplina transitoria prevista dal decreto approvato dal Governo.

Modifiche al Decreto Cessioni: le proposte di ANCE

Il Vicepresidente ha quindi delineato le priorità ANCE nell’ambito dell’iter di conversione del provvedimento d’urgenza:

  • Sblocco dei crediti pregressi;
  • Miglioramento della disciplina transitoria.

Sblocco dei crediti pregressi: le proposte di ANCE

Due sono le strade da seguire:

  • Approvare la proposta di utilizzo degli F24 a compensazione dei crediti maturati
  • Attivare subito il circuito degli acquisti da parte delle istituzioni e aziende statali

ANCE propone di riconoscere, in via straordinaria e temporanea, la possibilità per le banche e Poste SpA di compensare le somme relative agli F24 della clientela con i crediti di imposta originatisi a seguito del sostenimento, nelle annualità 2021 e 2022, delle spese per gli interventi agevolati con i bonus edilizi, che imprese e contribuenti non sono riusciti ancora a cedere. A tutela dei contratti in corso, questo stesso meccanismo di compensazione dovrebbe essere previsto anche per i crediti d’imposta relativi ad interventi già avviati alla data del 17 febbraio 2023, secondo i criteri individuati dal Decreto Cessioni.

Inoltre, almeno fino all’inserimento della misura degli F24 nella legge di conversione del cessioni, secondo ANCE è assolutamente indispensabile coinvolgere immediatamente istituzioni e aziende statali (CDP, RFI, ENEL, ENI, SNAM, Fincantieri, ecc.) sul mercato dei crediti fiscali come soggetti acquirenti, in modo da contribuire all’allegerimenti dei plafond fiscali degli istituti bancari. L’associazione evidenza il rischio estremamente contenuto di questa attività di acquisto, perché tutti i bonus fiscali hanno superato gli accurati controlli previsti dalla due diligence delle piattaforme specializzate incaricate dalle banche.

Miglioramento della disciplina transitoria

Nell’audizione è stato evidenziato che le condizioni specificate nel Decerto Cessioni a salvaguardia del transitorio sono riduttive rispetto alle specificità e alle complessità delle situazioni che esistono nei cantieri italiani.

In particolare ANCE ritiene necessario migliorarne il contenuto tenendo conto di diversi aspetti:

  • “Sismabonus acquisti”
  • Ricostruzione post sisma
  • Realizzazione dei progetti IACP avviati
  • Condizioni per interventi con molteplici titoli abilitativi
  • Disciplina per interventi di edilizia libera

In riferimento al Sismabonus acquisti, andrebbe garantita la possibilità di utilizzare la cessione del credito o lo sconto in fattura per tutte le operazioni per le quali, al 16 febbraio 2023, risulti presentata l’istanza per l’acquisizione del titolo abilitativo relativo agli interventi di demolizione e ricostruzione o agli interventi di integrale ristrutturazione effettuati da imprese.

Stesso discorso per gli interventi per cui è garantito il Superbonus fino al 2025 la possibilità di utilizzare il meccanismo della cessione del credito d’imposta o dello sconto in fattura. Ancor di più nel caso di interventi relativi alla ricostruzione post sisma che rischia altrimenti di subire una durissima, e socialmente inaccettabile, battuta d’arresto.

Accesso da garantire anche per gli IACP, a cui è garantito l’accesso alle opzioni previste dall’art.121 del Decreto Rilancio solo se al 16 febbraio 2023, sia stata già presentata la CILAS e, nell’ipotesi di intervento su edificio condominiale, sia stata anche adottata la delibera assembleare. Secondo ANCE, ciò rende di fatto del tutto vana la possibilità di tali istituti di fruire di dette agevolazioni, che si era invece ritenuta necessaria per garantire l’attuazione di un programma di miglioramento dell’efficienza e della sicurezza del patrimonio edilizio residenziale pubblico

In riferimento alla possibilità di avvalersi delle opzioni di cessione e sconto fattura, per ANCE va garantita in tutte quelle ipotesi in cui successivamente alla presentazione della prima richiesta di titolo edilizio, e dopo l’entrata in vigore del DL 11/2023, sia necessario presentare nuove pratiche edilizie al fine di eseguire sul medesimo immobile gli ulteriori interventi, anche in variante al progetto, che risultino comunque correlati alla realizzazione dell’intervento complessivo e siano funzionali ai fini della  fruizione dei bonus.

Nel caso dei bonus minori, la norma attuale rischia di escludere dalla deroga del blocco numerosi interventi. Si pensi, infatti, a quegli interventi in “edilizia libera” per i quali non sia possibile individuare una precisa data di inizio lavori, poiché trattasi di lavori spesso eseguiti in una giornata e che s’intendono “avviati” già al momento della conclusione dell’ordine d’acquisto dei materiali necessari (a titolo di esempio, si pensi alla sostituzione della caldaia o degli infissi, un problema già sollevato da altre associazioni di categoria qualche giorno fa). La proposta è quindi estendere la deroga agli interventi per i quali, alla data del 16 febbraio 2023, sia stato concluso l’ordine d’acquisto dei beni impiegati nei medesimi interventi agevolati.

Interventi avviati dal 17 febbraio 2023: quale futuro per i bonus edilizi?

Non manca naturalmente il riferimento ai cantieri di ristrutturazione ancora non avviati alla data del 17 febbraio. Su questo aspetto, e sul futuro della politica di riqualificazione degli edifici, ANCE invita a un confronto urgente, per definire gli strumenti fiscali e finanziari idonei a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione degli edifici.

Il Decreto Cessioni, spiega l’Associazione, pone un evidente ostacolo all’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare italiano: “Il rischio concreto è quello di tornare a numeri insignificanti in termini di realizzazione di interventi su interi edifici – 2.900 all’anno, mediamente, nel triennio 2018-2020 – mentre la nuova proposta di direttiva europea sulla prestazione Energetica in Edilizia (EPBD) richiede un ritmo di intervento pari ad almeno 180.000 edifici all’anno”. Un numero in linea con quanto realizzato, in media, negli anni 2021 e 2022 con la possibilità di cedere i crediti maturati.

Conclude ANCE che tornando ai ritmi del triennio 2018-2020, la decarbonizzazione del patrimonio edilizio, fissata per il 2050, sarebbe completata in un orizzonte di 3.800 anni. Alla luce della Direttiva, anche solo il primo step, fissato sul 15% degli edifici, non sarebbe raggiungibile prima di 630 anni.

È quindi fondamentale, conclude ANCE, per il futuro della politica di riqualificazione degli edifici, poter prevedere, in modo selettivo e in funzione degli spazi di finanza pubblica disponibili, la possibilità di fare cessioni per alcune tipologie di soggetti (in particolare gli incapienti) e/o di interventi.

 

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